lunedì 1 agosto 2011

CR 1202/06 ISLAM: pakistane costrette a convertirsi

Conversioni coatte all’Islam, stupri, matrimoni forzati, che vedono come vittime soprattutto ragazze cristiane e indù, appartenenti cioè alle minoranze religiose in Pakistan: un fenomeno preoccupante, in espansione, che la Chiesa da tempo denuncia e che sta provando ad arginare, cercando la collaborazione delle istituzioni. Un rapporto inviato all’agenzia “Fides” dal Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement (CLAAS), organismo che si occupa dell’assistenza legale dei cristiani discriminati e perseguitati in Pakistan, conferma l’allarme, raccontando alcuni terribili casi, che si registrano soprattutto nella provincia del Punjab. Come quello di Sidra Bini, 14 anni, cristiana residente nel distretto di Sheikhupura, figlia di un operaio che lavora in un’industria per la lavorazione del cotone. Un musulmano ha iniziato a molestarla, fino al sequestro e alla violenza, consumata con la minaccia di morte. Incinta, è riuscita a fuggire dal suo aguzzino, tornando, in uno stato di prostrazione, dalla sua famiglia. La polizia ha rifiutato di accogliere la sua denuncia e ora gli avvocati del CLAAS si stanno occupando del caso.

Tina Barkat, ventottenne cristiana, è stata invece avvicinata da un’amica musulmana che, dopo averla frequentata per alcuni mesi, le ha chiesto di convertirsi all’Islam. I suoi familiari hanno iniziato a leggere i versetti del Corano, sequestrandola, minacciandola e dandola poi in sposa a un parente musulmano. Gli avvocati hanno presentato un ricorso per sciogliere il matrimonio. Stessa sorte è toccata a Samina Ayub, di 17 anni, residente con la sua famiglia nei pressi di Lahore, il capoluogo del Punjab. Rapita da un musulmano, è stata convertita con la forza all’Islam, le è stato cambiato il nome in Fatima Bini ed è stata costretta a contrarre matrimonio con rito islamico.

La tendenza è davvero preoccupante: si registrano centinaia di casi all’anno e quelli che vengono alla luce sono una minima parte. In una società che tollera discriminazioni sulle minoranze religiose, in special modo sulle donne, la religione maggioritaria e la posizione sociale dominante servono a imporre la sopraffazione.

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