lunedì 21 maggio 2012


Farmaci per l'infertilità, quattro arresti- Sono tutti ginecologi accusati di truffa - Prescrivevano terapie con false diagnosi di patologia - Uno di loro è in servizio al Policlinico di Bari - Redazione online18 maggio 2012, http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/

BARI - I carabinieri del Nas di Bari hanno arrestato quattro ginecologi specializzati nella cura dell' infertilità: secondo l'accusa, negli ambulatori medici San Luca di Bari, Pro Andros di Barletta e Amalthea di Lecce, approvavano certificati e piani terapeutici con false diagnosi di patologie per le quali le aspiranti mamme potevano usufruire dei farmaci occorrenti a carico del servizio sanitario. Tutti e quattro i medici sono agli arresti domiciliari. Per tutti l'accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e materiale. Per gli investigatori, avrebbero prodotto al servizio sanitario nazionale un danno accertato che supera i 200 mila euro. Le misure cautelari sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari Michele Parisi, su richiesta della procura.

I NOMI - Ai domiciliari, quindi, sono finiti Franco Causio, 58 anni, residente a Bari, ricercatore della I Clinica Universitaria di Ginecologia del Policlinico di Bari, amministratore unico e consulente scientifico del Centro di procreazione assistita «San Luca» con sedi a Bari e Lecce; Edoardo Di Naro, 49 anni, residente a Noicattaro, ricercatore della II Clinica Universitaria di Ginecologia del Policlinico; Teresa Leonetti, 46 anni, residente ad Andria, amministratore unico del Centro di procreazione assistita «Pro.Andros» di Barletta; Simona Geusa, 42 anni, residente a Noicattaro, moglie di Di Naro, dipendente del «San Luca».

IL RAGGIRO - L’inchiesta della Procura di Bari, delegata ai Carabinieri del Nas, nasce da una segnalazione di un dirigente della Asl Bat che evidenziava alcune anomalie relative alla prescrizione di un farmaco (Decapeptyl) a pazienti alle quali veniva diagnosticata una grave malattia (tumore alla mammella, endometriosi, fibromi uterini…). In virtù della presenza di queste gravi diagnosi il medicinale era a totale carico del Servizio Sanitario nazionale. Poi, però, alle stesse pazienti dopo tre settimane, veniva prescritto un altro farmaco, il Gonal F, che invece, serve nella seconda fase della fecondazione assistita. Di qui i sospetti denunciati dal dirigente sanitario della Asl della Bat: donne affette da gravi malattie mai avrebbero potuto assumere il secondo farmaco a meno che il primo non fosse stato utilizzato per un altro scopo terapeutico: quale, appunto, la prima fase della fecondazione assistita. Quindi le diagnosi che davano diritto alla prescrizione gratuita del costoso farmaco potevano essere false. In realtà servivano solo per la fecondazione assistita, ma in quel caso il costo sarebbe dovuto essere a carico del paziente o del Centro al quale si rivolgeva per iniziare un percorso di Procreazione Medica Assistita (Pma).

LE ALTRE ACCUSE - Lo stesso dirigente denunciava anche che le maggiori prescrizione anomale veniva effettuate da una precisa Clinica Ginecologica del Policlinico di Bari. Gli accertamenti dei militari del Nas, coordinati dalla Procura, sono così risaliti a un vero e proprio «modus operandi» che permetteva agli arrestati non solo di essere concorrenziali rispetto ad altre Centri di procreazione assistita perché il costo dei farmaci era sostenuto dalla Sanità pubblica, ma anche di truffare sul costo dei medicinali che in alcune occasioni veniva addebitato in fattura alla paziente che si sottoponeva.

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