Farmaci per l'infertilità, quattro arresti- Sono tutti ginecologi
accusati di truffa - Prescrivevano terapie con false diagnosi di patologia - Uno
di loro è in servizio al Policlinico di Bari - Redazione online18 maggio 2012, http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/
BARI - I carabinieri del Nas di
Bari hanno arrestato quattro ginecologi specializzati nella cura dell'
infertilità: secondo l'accusa, negli ambulatori medici San Luca di Bari, Pro
Andros di Barletta e Amalthea di Lecce, approvavano certificati e piani
terapeutici con false diagnosi di patologie per le quali le aspiranti mamme
potevano usufruire dei farmaci occorrenti a carico del servizio sanitario.
Tutti e quattro i medici sono agli arresti domiciliari. Per tutti l'accusa è di
truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e materiale. Per
gli investigatori, avrebbero prodotto al servizio sanitario nazionale un danno
accertato che supera i 200 mila euro. Le misure cautelari sono state disposte
dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari Michele Parisi,
su richiesta della procura.
I NOMI - Ai domiciliari, quindi,
sono finiti Franco Causio, 58 anni, residente a Bari, ricercatore della I
Clinica Universitaria di Ginecologia del Policlinico di Bari, amministratore
unico e consulente scientifico del Centro di procreazione assistita «San Luca»
con sedi a Bari e Lecce; Edoardo Di Naro, 49 anni, residente a Noicattaro,
ricercatore della II Clinica Universitaria di Ginecologia del Policlinico; Teresa
Leonetti, 46 anni, residente ad Andria, amministratore unico del Centro di
procreazione assistita «Pro.Andros» di Barletta; Simona Geusa, 42 anni,
residente a Noicattaro, moglie di Di Naro, dipendente del «San Luca».
IL RAGGIRO - L’inchiesta della
Procura di Bari, delegata ai Carabinieri del Nas, nasce da una segnalazione di
un dirigente della Asl Bat che evidenziava alcune anomalie relative alla
prescrizione di un farmaco (Decapeptyl) a pazienti alle quali veniva
diagnosticata una grave malattia (tumore alla mammella, endometriosi, fibromi
uterini…). In virtù della presenza di queste gravi diagnosi il medicinale era a
totale carico del Servizio Sanitario nazionale. Poi, però, alle stesse pazienti
dopo tre settimane, veniva prescritto un altro farmaco, il Gonal F, che invece,
serve nella seconda fase della fecondazione assistita. Di qui i sospetti
denunciati dal dirigente sanitario della Asl della Bat: donne affette da gravi
malattie mai avrebbero potuto assumere il secondo farmaco a meno che il primo non
fosse stato utilizzato per un altro scopo terapeutico: quale, appunto, la prima
fase della fecondazione assistita. Quindi le diagnosi che davano diritto alla
prescrizione gratuita del costoso farmaco potevano essere false. In realtà
servivano solo per la fecondazione assistita, ma in quel caso il costo sarebbe
dovuto essere a carico del paziente o del Centro al quale si rivolgeva per
iniziare un percorso di Procreazione Medica Assistita (Pma).
LE ALTRE ACCUSE - Lo stesso
dirigente denunciava anche che le maggiori prescrizione anomale veniva
effettuate da una precisa Clinica Ginecologica del Policlinico di Bari. Gli
accertamenti dei militari del Nas, coordinati dalla Procura, sono così risaliti
a un vero e proprio «modus operandi» che permetteva agli arrestati non solo di
essere concorrenziali rispetto ad altre Centri di procreazione assistita perché
il costo dei farmaci era sostenuto dalla Sanità pubblica, ma anche di truffare
sul costo dei medicinali che in alcune occasioni veniva addebitato in fattura alla
paziente che si sottoponeva.
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