lunedì 28 maggio 2012


NUOVE ISTRUZIONI EUROPEE - Lezioni ai medici e linee guida per vincere la sofferenza - Ancora molte resistenze nell’uso degli oppioidi negli ospedali Maria Giovanna Faiella, 25 maggio 2012, http://www.corriere.it


MILANO - Soffrire a causa di un cancro, perché fanno male le ossa, le articolazioni o l’addome. A provare dolore sono quasi quattro italiani su dieci ricoverati in ospedale, nella maggior parte dei casi per altre malattie. Lo rileva lo studio DOmiNO, "DOlore in medicina interna NO", svolto tra gennaio 2011 e marzo di quest’anno da Fadoi, la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti. I medici hanno esaminato 5.200 cartelle cliniche di pazienti in cura nei reparti di medicina interna di 26 ospedali dislocati su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo? Rilevare in quanti casi era stato "misurato" il dolore e se fosse stato affrontato con terapie adeguate.

I NUMERI - Dai risultati emerge che il 37,5% dei pazienti presenta una sofferenza che richiede l’intervento medico. Di questi, più della metà, soprattutto anziani, lamenta dolori osteoarticolari. Un paziente su quattro soffre a causa del cancro, due su dieci accusano dolori all’addome, ma si soffre anche per disfunzioni del sistema nervoso centrale e periferico o per problemi cardiaci. «Con questa indagine, che per la prima volta ha coinvolto malati in corsia e non la popolazione in generale, abbiamo cercato di capire in che misura fosse avvertito il dolore cronico e, di conseguenza, come agire per alleviarlo», sottolinea il presidente di Fadoi, Carlo Nozzoli, responsabile del reparto di medicina interna e urgenza dell’Azienda ospedaliera-universitaria Careggi di Firenze. Per questo, dopo la prima fase dello studio, in cui ciascuno dei 26 Centri ha esaminato le cartelle cliniche degli ultimi cento pazienti, medici e infermieri hanno seguito, in reparto, "lezioni" sulla gestione del dolore.

RISULTATI - Per valutare i cambiamenti, a distanza di sei mesi è stata ripetuta l'indagine, esaminando anche questa volta altre cento cartelle cliniche degli ultimi pazienti ricoverati in ciascuna struttura. «I risultati della formazione sono positivi — commenta Nozzoli —. È cresciuta l’attitudine a misurare l’intensità del dolore anche più volte durante la degenza». Se nella prima fase dell’indagine il monitoraggio avveniva in meno di un caso su due, a distanza di poco tempo viene fatto nel 77% dei casi. È poi diminuito il dolore accusato dai pazienti, grazie al maggior utilizzo di farmaci oppioidi, cresciuto del 16% dopo le "lezioni". Che la formazione sia necessaria per trattare in modo adeguato anche il dolore nei malati di cancro lo confermano gli oncologi. «Al momento della diagnosi è un sintomo presente in un paziente su tre, ma in fase avanzata il dolore colpisce almeno i due terzi dei malati e il 90% di quelli terminali — riferisce Carmelo Iacono, presidente della Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) —. Un oncologo su due segue personalmente oltre dieci malati terminali ogni mese; ma solo quattro medici su dieci si sentono adeguatamente informati su come gestire il "fine vita". A volte, poi, ci sono ancora remore professionali nell’utilizzo degli oppioidi».

LINEE GUIDA - Uno strumento utile per gli oncologi sono le nuove Linee guida della European Association of Palliative Care sull’uso dei farmaci oppioidi per il dolore da cancro, pubblicate di recente sulla rivista Lancet Oncology. «Finora non c’era una descrizione così dettagliata su come gestire gli oppioidi soprattutto in caso di dolori da cancro complicati da trattare — spiega Augusto Caraceni, direttore della Struttura di cure palliative, terapia del dolore e riabilitazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori, tra i coordinatori del progetto dell’Unione Europea —. Nelle nuove Linee guida si trovano, tra l’altro, approfondimenti su come controllare i principali effetti collaterali degli oppioidi, come nausea e costipazione, e sul loro utilizzo in presenza di altre malattie, come l’insufficienza renale».

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