martedì 22 maggio 2012


Sorpresa: la crescita zero allunga la vita (dei «vecchi»), 22 maggio 2012, http://www.ilsole24ore.com/

Buone notizie per "i vecchi", quelli per fortuna non esodati inconsapevolmente. Crollo delle nascite, invecchiamento della popolazione, crescita dei costi fissi sociali e l'esigenza di fare riforme per posticipare l'età pensionabile, mettono la soluzione della crisi anche in mano loro. La soluzione tornerà a far risaltare la loro utilità. Qualcuno sarà preoccupato, altri si sentiranno rivivere. Pensionare significa infatti creare costi fissi e privarsi di risorse lavorative. Allungare il pensionamento significa ridurre i costi fissi e lasciar esser utili ancora chi sa, può e vuole. Quasi allungare la vita.
Che potrà succedere infatti in un Paese dove chi ha più di 60 anni fra 15 anni sarà popolazione preponderante? Cosa significa che nel prossimo decennio un altro quinto della popolazione potrebbe essere pensionabile? Solo un dilettante può pensare che la demografia sia una ginnastica statistica e non invece l'origine della crescita o decrescita economica e finanziaria. Basta fare quattro calcoli per capire che un sistema economico con una crescita della popolazione negativa e una crescita del Pil altrettanto negativa, non è in grado di sopportare il costo del pensionamento. Il fatto è che spesso non è neppure opportuno privarsi della produttività generabile dai candidati al pensionamento.

Qualcuno, valutando questi squilibri demografici ed economici, aveva forse pensato che fosse necessario privarsi quanto prima di questi vecchi lavoratori troppo costosi, sostituendoli con lavoratori più giovani e meno costosi. Ora, rifacendo meglio i calcoli, ha cambiato idea. Il risultato è il dover riabilitare la dignità dei "vecchi", facendoli lavorare più a lungo possibile per automantenersi e mantenere magari anche figli e nipoti in difficoltà.
Si temeva che non avendo fatto figli non si potessero mantenere "i vecchi", ma ora si comincia a scoprire che, per compensare lo squilibrio demografico, devono invece esser tenuti in vita lavorativa il più a lungo possibile - e in salute - per sostenere il Pil e diminuire i costi sociali. Le riforme allungano la vita.
Non solo infatti facendoli lavorare più a lungo si impediscono i costi di pensionamento, ma si limita anche il declino di produttività dovuto alla perdita di competenza e di esperienza. I cosiddetti "vecchi", nati nel periodo postbellico e abituati a una certa austerità, servono alla competitività del Paese e si sentiranno utili. Anche da un punto di vista morale è molto meglio così che provare lo scrupolo di sentirsi inutili o persino gravosi per la collettività e arrivare a pensare, suggestivamente, di stare vivendo una vita "indegna di esser vissuta". E aver pertanto la tentazione di "autospendersi" dalla vita stessa.
Le riforme, senza dubbio, possono salvare loro la vita. Per salvare anche il lavoro dei più giovani invece ci vuole altro.

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