mercoledì 12 dicembre 2012


Samuel, il coma e la seconda vita con il papà coraggio - http://bergamo.corriere.it

Il genitore si è licenziato e ha fondato un'associazione: siamo abbandonati dallo Stato. Segue il figlio da 16 anni: vivo per lui 

Samue (a sinistra) e il padre Stefano PelliccioliSamuel (a sinistra) e il padre Stefano Pelliccioli
Stefano Pelliccioli porta i segni della fatica di una vita condotta in simbiosi con il figlio, Samuel, che è un adulto e, da 16 anni, un disabile. Si tengono per mano attraversando la strada a Pedrengo, il paese in provincia di Bergamo in cui vivono e dormono persino insieme, «perché così la mattina Samuel ha i muscoli più sciolti e pronti alla fisioterapia». Dalle scuole alle tivù, in questi anni sono andati, sempre in coppia, a raccontare quello che è successo a Samuel il 16 febbraio 1996.
«Doveva rientrare al lavoro dopo pranzo - racconta il padre -, e mentre guidava la moto ebbe un malore per una congestione. Cadde. Lo salvò il casco». Aveva 22 anni. Trauma cranico. Un mese e mezzo tra la vita e la morte. Poi sei mesi in stato vegetativo dal quale il padre lo strappa con la musica, le voci degli amici, la preghiera, il rumore dei motori delle Ducati. Il risveglio avviene in modo graduale, dal primo dito alzato a qualche parola articolata male. Seguono anni di riabilitazione che portano Samuel, semiparalizzato, dal letto alla sedia a rotelle. Infine si rimette in piedi.
Nel frattempo la vita di Stefano Pelliccioli è cambiata. «Ero un tecnico, dipendente dell'Enel, e sindacalista Uil - ricorda -, ho potuto per qualche tempo sfruttare dei permessi. Poi mi sono licenziato». Si dedica completamente al figlio. La moglie lavora, lui si butta nella riabilitazione, lunghi viaggi in macchina più volte la settimana: «Ferrara, Cremona, Venezia, infine Torino, dove abbiamo fatto i progressi più importanti». Samuel torna a camminare, a parlare, persino a scrivere. Il recupero però non è completo. «A quel punto, con un figlio ventenne apparentemente ristabilito, ma con ancora tanti problemi fisici e scatti di violenza improvvisa, anche verso sua madre, ti rendi conto di essere rimasto solo». La disabilità si riverbera su tutti i membri della famiglia.«Questa non è la mia storia, succede a tutte le famiglie di disabili, lasciati soli dallo Stato, ma anche dagli amici, dalle fidanzate, da padri o fratelli che non reggono la situazione e fuggono». La scelta di Pelliccioli è stata di aprirsi. Fonda l'associazione Amici di Samuel - oggi è vicepresidente della Federazione nazionale associazioni trauma cranico -, scrive libri e gira cortometraggi. Lavora con i ragazzi delle scuole bergamasche. La sfida è quella della normalità.
«Vogliamo far sentire questi ragazzi dei veri eroi, almeno per un giorno. Li portiamo in elicottero, in barca a vela, a cavallo». Samuel compare ovunque: il padre lo porta al Parlamento europeo, due volte alla Stramilano. A Pelliccioli arrivano riconoscimenti; a Seriate, suo paese natale, gli consegnano il «Cuore d'oro». Lui però è una persona arrabbiata. «Cosa ti danno, se hai un figlio disabile al 100%? Ti regalano 10 sedute di fisioterapia da 25 minuti l'anno, 261 euro al mese di pensione e un assegno di accompagnamento, che nel nostro caso è di 480 euro al mese. Lo Stato quasi ogni anno prova anche a toglierci questi: come associazioni prima abbiamo bloccato l'ipotesi di portare il limite dell'invalidità grave dal 74 all'85%, poi l'idea di tassare il risarcimento danni alle famiglie». Ora, con la caduta del governo Monti, il rischio: «Avevamo ottenuto 200 milioni in più per il Fondo per le non autosufficienze: potrebbe essere azzerato».
Simone Bianco, 12 dicembre 2012

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