«La Regione difenderà al Tar le sue scelte, fondate su motivazioni di ordine legislativo e non certo ideologico». Altrimenti chi pagherà? E con quali soldi?
Il Consiglio di Stato ha sospeso in via cautelare la delibera della Regione Lombardia che prevedeva un pagamento per l’eterologa. Accogliendo un ricorso presentato dall’associazione Sos infertilità, il Consiglio di Stato ha spiegato che la fecondazione eterologa in strutture pubbliche non può essere a totale carico delle coppie, a differenza di quella omologa, perché questo crea una disparità di trattamento tra le due tecniche. Quindi, par di capire, l’eterologa la devono pagare le Regioni (e con quali soldi?) o lo Stato (e con quali soldi?). Leggete questo articolo per farvi un’idea di quanto costi l’eterologa.
LA LOMBARDIA SI DIFENDE. Da parte sua, la Regione Lombardia ha reso noto un comunicato nel quale dice di prendere «atto dell’ordinanza del Consiglio di Stato che esamineremo nei prossimi giorni con attenzione» e dove spiega che «il provvedimento – che in termini pratici comporta la fissazione anticipata dell’udienza al Tar per la trattazione nel merito del ricorso – non smentisce quanto sostenuto da Regione Lombardia: la fecondazione eterologa non è compresa nei Lea e dunque non è erogabile a carico del Fondo Sanitario Nazionale». «La Regione – prosegue la nota – difenderà dunque al Tar le sue scelte, fondate su motivazioni di ordine legislativo e non certo ideologico, in attesa delle necessarie determinazioni dello Stato. Se invece nelle prossime settimane verrà approvato il decreto di integrazione nei Lea anche della fecondazione eterologa, Regione Lombardia farà la sua parte».
GRAVI SPESE. Massimo Introvigne, sociologo e presidente dei “Comitati Sì alla famiglia”, è intervenuto sulla vicenda mettendo in evidenza che il pronunciamento del Consiglio di Stato rischia di «tutelare i “nuovi diritti” a scapito della salute generale». «Nell’attuale sistema sanitario, per l’azione congiunta di sprechi, disservizi e spending review – ha detto Introvigne – le risorse sono sensibilmente ridotte: ciò fa sì che talune Regioni provino a introdurre ticket significativi perfino per cure essenziali come quelle riguardanti le patologie tumorali, e che vi siano ovunque problemi nel reperimento di posti letto, vista la soppressione di reparti e presidi ospedalieri. In tale contesto la giurisdizione amministrativa di fatto finisce per imporre ulteriori gravi spese, in nome dell’eguale trattamento rispetto alla fecondazione di tipo omologo – come se fosse le stessa cosa – e per conseguenza sottrae ulteriori disponibilità ai trattamenti sanitari indispensabili».
Per Introvigne, dopo la decisione della Consulta che ha aperto all’eterologa, è ora il momento di «varare una disciplina uniforme e ragionevole». «Attendere ancora significa lasciare a ciascuna Regione di scegliere per conto proprio e alla magistratura amministrativa di scegliere per tutti, senza porsi tanti problemi degli effetti dei propri provvedimenti».
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