domenica 24 giugno 2012


22/6/2012 - L'Europa porta in Italia il patto sul divorzio che verrà, di Carlo Rimini, http://www.lastampa.it

Il 21 giugno 2012 è una data importante per l’Europa delle persone. Mentre l’Europa dei denari arranca fra angosce e speranze, l’Europa dei cittadini avanza lentamente. A partire da oggi, è efficace in quattordici Stati dell’Unione il Regolamento europeo n. 1259/2010 sulla legge applicabile al divorzio. Le norme comunitarie contengono novità importanti: avranno un effetto immediato nei nostri tribunali, ma sono anche l’occasione per una riflessione più ampia. Di che cosa si tratta? A partire da oggi, i coniugi – già al momento del matrimonio – possono fare un patto con cui scelgono la legge che sarà applicabile al loro eventuale futuro divorzio. Gli effetti pratici saranno immediati. Si assisterà sicuramente ad una fuga dalla legge italiana, poiché, come è noto, l’Italia è uno degli Stati in cui i coniugi che non vanno d’accordo sono costretti ad aspettare più tempo prima di ottenere il divorzio (tre anni dal momento in cui il giudice ha autorizzato gli sposi a vivere separati). La possibilità di scegliere che il giudice italiano applichi una legge straniera per pronunciare il divorzio è però da oggi possibile solo quando uno dei coniugi ha una cittadinanza straniera oppure quando i coniugi, entrambi italiani, sono o sono stati, anche per un periodo molto breve, residenti all’estero.

Non è difficile immaginare che questa possibilità sarà sfruttata anche da coloro che, pur essendo entrambi italiani e da sempre residenti in Italia, vorranno divorziare subito: basterà accordarsi per prendere per un breve periodo una residenza in uno Stato che ammette il divorzio immediato. Ciò dovrebbe far riflettere il nostro legislatore che, proprio in questi giorni, sta discutendo sull’opportunità di abbreviare i tempi per ottenere il divorzio in base alla legge italiana. In Italia (ormai quasi solo in Italia!) una parte significativa del Parlamento è ancora convinta che sia una politica efficace a favore della famiglia obbligare le persone a rimanere separate per tre anni prima di divorziare. Che senso ha questo dibattito quando due coniugi italiani possono ottenere da un giudice italiano la pronuncia del divorzio immediato, semplicemente fissando per qualche mese la loro residenza all’estero?

Vi è poi un secondo aspetto per cui il Regolamento europeo n. 1259 è importante. Le nuove norme costituiscono una vera e propria rivoluzione culturale. Il nostro diritto di famiglia si è sempre basato su un principio che appariva indiscutibile: qualunque patto in vista di un futuro divorzio è nullo. L’accordo con cui due sposi si occupano di disciplinare in anticipo che cosa accadrebbe nell’eventualità di un futuro divorzio veniva considerato dalla legge italiana e dalla nostra giurisprudenza come una sorta di patto con il demonio o, più semplicemente, come un’americanata, una cosa da film hollywoodiano. Le nuove norme europee, invece, considerano naturale che i coniugi stipulino un patto in vista del loro futuro divorzio. Il Regolamento comunitario obbliga i nostri giudici a considerare valido solo il patto con cui viene scelta la legge destinata a regolare il divorzio e non si occupa dei patti con un contenuto economico, ma un primo passo è stato fatto: gli accordi in vista del divorzio non possono più essere considerati come intese immorali.

Insomma, il nostro diritto di famiglia appare arretrato al confronto con l’aria fresca che viene dall’Europa. Il nuovo Regolamento europeo ci permette di capire quanto siamo rimasti indietro, vittime di alcuni pregiudizi ideologici.
Ordinario di diritto privato nell’Università di Milano

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