giovedì 21 giugno 2012


Eutanasia: il Belgio scopre i primi ripensamenti - A dieci anni dall’entrata in vigore della legge, un testo firmato da medici, giuristi, professori  e autorità religiose  ne mette in discussione molti aspetti: dal monitoraggio degli abusi alle nuove minacce  di allargamento della disciplina ad altre tipologie di pazienti Per l’arcivescovo di Mechelen-Bruxelles, André-Joseph Léonard,  la norma «è una crepa  che rischia di allargarsi», di Lorenzo Schoepflin, Avvenire, 21 giugno 2012

Era il 28 maggio 2002 quando il Belgio si dotò della legge sull’eutanasia. A distanza di dieci anni, sono in molti – medici, giuristi, accademici, autorità religiose - a domandarsi se si tratti di una ricorrenza felice. L’occasione di fare un bilancio del decennio di applicazione dell’eutanasia in Belgio è stata data dal quotidiano La Libre Belgique, che ha ospitato una lettera firmata da coloro che si dichiarano scettici sull’opportunità di proseguire sulla strada della morte su richiesta. Nel testo, pubblicato il 13 giugno scorso, ci si chiede se l’eutanasia sia davvero la risposta adeguata alla sofferenza, in considerazione del fatto che spesso le opportune cure unite ad una amorevole assistenza fanno desistere dal proposito di morire.
Dieci anni fa, prosegue la lettera, si è aperto il "vaso di Pandora" e da allora le derive dell’applicazione della legge – vengono citati ad esempio i tentativi di allargamento della legge ai pazienti affetti da demenza e ai minori – sono all’ordine del giorno. Molti dubbi sussistono anche sulla reale capacità di monitoraggio del fenomeno – e degli abusi – da parte della Commissione federale di controllo: «È ragionevole immaginare che un medico si autodenunci se non ha soddisfatto i requisiti di legge?», si domandano i firmatari della lettera. E, ancora, «si può dire che la legge sia rispettata?».
Come era immaginabile, la legge sull’eutanasia ha condotto progressivamente ad una «banalizzazione del gesto eutanasico», rompendo i vincoli di solidarietà e compassione che sono alla base della convivenza civile, conclude il testo. Al C dibattito ha partecipato anche l’arcivescovo di Mechelen-Bruxelless, André- Joseph Léonard, con un intervento pubblicato il 30 maggio ancora su La Libre Belgique. Il Presidente della Conferenza episcopale belga, ribadendo il divieto di uccidere l’innocente, che dovrebbe vigere in ogni società umana, ha ricordato che dietro alla richiesta di morte si nasconde in realtà un grido di aiuto. Un grido che, se ascoltato, dovrebbe portare ad intensificare gli sforzi per le cure palliative e a sostenere l’obiezione di coscienza di coloro che si rifiutano di applicare l’eutanasia, dei quali l’arcivescovo Leonard ha lodato il coraggio. «Una crepa che si allarga inevitabilmente» è stata definita dal presule l’approvazione della legge sull’eutanasia, che a distanza di dieci anni regola un fenomeno in realtà difficilmente controllabile. Timori già espressi dai vescovi belgi durante i lavori che nel 2002 portarono ad approvare la legge e che oggi, alla luce dei fatti, risultano quanto mai giustificati.
Sono molti, infatti, i casi estremi inseriti nel solco tracciato a partire dal 2002. Nel 2005 fu elaborato un kit per l’eutanasia acquistabile in farmacia per 60 euro e contenente tutto l’occorrente - fiale, siringhe, istruzioni - per consentire ai medici di uccidere i pazienti che ne facessero richiesta. Dal settembre 2008 le dichiarazioni anticipate di trattamento, dove si indicano le proprie volontà in tema di morte procurata, sono depositabili presso gli uffici comunali, per evitare i lunghi iter che coinvolgevano medici e notai. Nel 2009, la 93enne Amelie Van Esbeen, ha ottenuto di essere aiutata a morire nonostante fosse sana, semplicemente mettendo in atto uno sciopero della fame per protestare contro il diniego che le era stato inizialmente opposto. Una anno fa, una pubblicazione scientifica portò alla luce il fatto che in Belgio vengono trapiantati organi di persone morte con eutanasia, considerati di miglior qualità. Nell’aprile scorso, Jacinta De Roeck, già parlamentare ed oggi presidente della Hvv, l’associazione umanista liberale belga, ha auspicato che il diritto di morire sia garantito anche ai dementi e ai bambini. Tra coloro che possono far richiesta di eutanasia, il sito della Hvv riporta il "minore emancipato che è giuridicamente competente e consapevole al momento della richiesta".  

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