mercoledì 20 giugno 2012


PERCHÈ NON SIAMO IL NOSTRO CERVELLO (III) - Dopo aver analizzato, la settimana scorsa, la Prefazione del libro di Alva Nöe Perchè non siamo il nostro cervello. Una teoria radicale della coscienza (Raffaello Cortina, Milano 2010) [1], oggi vi espongo la sintesi del primo capitolo: UN’IPOTESI SORPRENDENTE. - Alberto Carrara, http://acarrara.blogspot.it

La struttura del capitolo si articola in diversi titoletti che lo suddividono in paragrafi, scorrevoli alla lettura.

Nell’ordine sono:
·        La coscienza è come il denaro
·        Siamo il nostro cervello?
·        Un’ipotesi davvero sorprendente
·        Questioni terminologiche e una riformulazione della tesi
·        L’uomo con due cervelli
·        La coscienza in una capsula di Petri?
·        Prendere il problema sul serio
·        Guardare nella testa
·        La nuova frenologia?
·        Conclusione: non siamo il nostro cervello.

Andiamo subito al nocciolo del capitolo e sentiamo cosa vuol dirci l’autore:

«La ricerca empirica sulla coscienza e la natura umana dà per scontato che il problema, per la scienza, consista nel comprendere come la coscienza sorga nel cervello. Che la coscienza sorga nel cervello è cosa fuori discussione. Nel frattempo procediamo a tentoni nello sforzo di comprendere ciò che siamo» [2].

Ecco la problematica: si parte da un’assunzione, da un presupposto non provato empiricamente, tutta la ricerca lo assume come “dogma” e gli sforzi sono numerosi ed ingenti in ambito neuroscientifico per districare i misteri della mente e della coscienza individuale.

L’autore, Alva Nöe, lungo il capitolo si domanda se la capacità di spiegare la coscienza e la mente che oggi abbiamo non sia dovuta, in gran parte, «alle assunzioni che diamo per scontate» [3].

Interessanti affermazioni riguardano:

·        Il parallellismo coscienza-denaro: «Forse la coscienza è come il denaro. La mia coscienza... dipende non solo da ciò che succede nel mio cervello, ma anche dalla mia storia e dalla mia attuale posizione nel mondo nonché dalla mia interazione con esso» [4], questa evidenza mi ricorda tanto uno dei miei filosofi favoriti, Max Scheler che espone questo dato esistenziale nella sua opera La posizione dell’uomo nel cosmo
·        Bisogna sfatare la concezione “gastrica” della coscienza che certi neuroscienziati propongono, sostituendo un mistero con un altro: l’idea che la coscienza accada nel cervello come la digestione nello stomaco non regge, non è esplicativa della realtà dei fatti [5]
·        Viene riproposta l’IPOTESI dell’autore: «il soggetto dell’esperienza non è una parte del nostro corpo. Noi non siamo il nostro cervello. Il nostro cervello, piuttosto, è una parte di ciò che noi siamo» [6]
·        Nel capitolo primo si ritrovano anche una serie di definizioni che l’autore anticipa per chiarire la terminologia che adotta:
§  COSCIENZA = ESPERIENZA (p. 8)
§  STATI DI COSCIENZA  (p. 9)
§  COSCIENZA D’ACCESSO (p. 9)
§  COSCIENZA FENOMENICA (p. 9)
§  SINDROME A CHIAVISTELLO (p. 16-17)
§  STATI VEGETATIVI (p.19).

Interessante ciò che l’autore sottolinea al concludere ed anticipare lo sviluppo dei seguenti capitoli:

«Nel resto del libro cercherò di mostrare che il cervello non è il luogo in cui risiede la coscienza, perché la coscienza non è qualcosa che ha luogo dentro di noi. La coscienza non è qualcosa che accade al nostro interno; è qualcosa che facciamo, attivamente, in un’interazione dinamica con il mondo che ci circonda. Il cervello... è certo decisivo per comprendere come funzioniamo... se vogliamo capire come il cervello contribuisca alla coscienza dobbiamo guardare al lavoro che esso fa in relazione con le altre parti del corpo e con l’ambiente nel quale ci troviamo» [7].

Si rievoca l’apertura contemporanea al concetto di “mente estesa” da reintegrare nella complessità e multistratificazione della persona umana.

La tesi di questo libro è sostanzialmente quella di “aprire gli orizzonti” per una comprensione della coscienza umana che consideri il cervello un elemento importante, ma non esclusivo (p. 10).

[1] Cf. Alva Nöe, Perchè non siamo il nostro cervello. Una teoria radicale della coscienza, Cortina, Milano 2010.
[2] Ibid., 25.
[3] Ibid., 25.
[4] Ibid., 4.
[5] Ibid., 7.
[6] Ibid., 8.
[7] Ibid., 25.

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