lunedì 18 agosto 2014

Quando parlare da cristiani è "propagandare odio" di Lorenzo Schoepflin, 18-08-2014, http://www.lanuovabq.it

Essere accusati di «propagandare odio» per aver scritto sul proprio blog un articolo, ripreso da un settimanale poi costretto a scusarsi per la pubblicazione, nel quale si enunciano semplicemente i motivi per i quali un cristiano dovrebbe opporsi al matrimonio omosessuale. Accade in Canada, il settimanale è il Newfoundland Herald, l’autore del contributo incriminato risponde al nome di Matt Barber e gli accusatori sono i soliti attivisti per i diritti Lgbt.

L’articolo di Barber era apparso nell’edizione del 3 agosto del periodico come lettera all’editore, Pam Pardy-Ghent, che nel successivo numero si è dichiarata «veramente dispiaciuta» per il fatto che molte persone si sono sentite offese per quanto pubblicato. Pur affermando che «le opinioni, non importa quanto popolari o controverse, possono essere liberamente espresse in questo paese sia che siano di una minoranza che di una maggioranza», Pam Pardy-Ghent ha ritenuto opportuno presentare le proprie scuse. Scuse prontamente accettate dalla comunità Lgbt canadese, che per voce di Kyle Curlew ha prontamente ritirato la minaccia di adire le vie legali contro il Newfoundland Herald.

Insomma, non è difficile capire che siamo di fronte ad una lezione di censura impartita da chi si fa difensore della libertà. Un monito chiarissimo: guardatevi bene dal criticare tutto ciò che ruota attorno al pianeta Lgbt o incorrerete in guai giudiziari. Quali altri organi di stampa avranno adesso il coraggio di pubblicare opinioni difformi dal mantra dei “diritti” gay?

E’ lo stesso Curlew, molto candidamente, a fornire questa chiave di lettura: «Abbiamo deciso che vogliamo assumere un atteggiamento educativo e di non farne una questione di risarcimento. Pensiamo che sia meraviglioso che si siano scusati». Educare – con la forza – al gay-friendly, questo l’obiettivo di Curlew, che spera che da ora in poi il Newfoundland Herald possa instaurare un bel rapporto con trans, bisessuali e omosessuali.

Ma vediamo quali sarebbero i contenuti offensivi per i quali Matt Barber è stato iscritto nella lista dei nemici dei diritti Lgbt.

Quasi a presagire cosa gli sarebbe accaduto, Barber scriveva: «Con la scusa della “antidiscriminazione”, i cristiani si trovano ad affrontare una discriminazione a livelli senza precedenti». Per poi proseguire: «I cristiani, i veri cristiani […] non possono prendere parte a, approvare, facilitare o incoraggiare certi comportamenti che secondo le Sacre Scritture sono immorali o peccaminosi». Non è questione di odio o di esser bigotti, neppure di sentirsi superiori o di voler imporre il proprio credo, ma semplicemente di «obbedienza a Cristo» e «compassione» per coloro che vivono nell’errore.

Centrale per il Cristianesimo e ribadito sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento è il fatto che ogni atto sessuale vissuto al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna causa una «separazione da Dio». Ciò ovviamente vale anche per persone dello stesso sesso, che agiscano o meno sotto «la nuova nozione del cosiddetto “matrimonio omosessuale”». Barber, nell’articolo, estende l’orizzonte anche ad aborto, incesto, adulterio e ad ogni altro comportamento contrario alla morale cristiana: «Non è tanto che i cristiani, volenti o nolenti, vogliono chiamare l’aborto, il comportamento omosessuale, la fornicazione, l’adulterio, l’incesto o qualsiasi altra disordinata propensione sessuale “peccaminosa”. Piuttosto, dobbiamo. Per il vero cristiano, le verità oggettive di Dio comanderanno sempre sui desideri soggettivi dell’uomo». Ispirandosi ai sempre più frequenti casi di disobbedienza civile verificatisi negli Stati Uniti, dove molti si sono ribellati alle leggi di Obama che limitano la libertà religiosa e di coscienza soprattutto in merito alla riforma sanitaria e al ricorso alla contraccezione e all’aborto, Barber ha ricordato che «per 2000 anni, ogni volta che sono sorti conflitti, i cristiani hanno posto le leggi di Dio al di sopra delle leggi degli uomini».

E’ una responsabilità morale, conclude Barber ricordando una celebre frase di Martin Luther King, obbedire alle leggi giuste e disobbedire a quelle ingiuste. E’ un dovere resistere al male, «anche quando il male è adornato di sigillo e firma presidenziale».

Sfidiamo chiunque a trovare contenuti offensivi o incitamenti all’odio nei confronti delle persone omosessuali. A scanso di equivoci e per una completa informazione, l’articolo di Barber può essere consultato integralmente qui.

Se, leggendo le parole del contributo ospitato sul Newfoundland Herald, è difficile capire in cosa consisterebbe la motivazione di una potenziale azione legale contro Barber, molto semplice è associare quanto accaduto con il caso Barilla verificatosi in Italia. Con una piccola differenza: a scusarsi non è stato l’autore delle presunte offese, ma chi ha deciso di dar voce ad una libera, documentata e pacata espressione delle proprie idee. Barber ha invece rilanciato, con un post dove ha affermato che da adesso la libertà di espressione sembra vietata in Canada: «Infatti, i sedicenti campioni di “tolleranza” e “diversità” dimostrano, più e più volte, di essere i più intolleranti e monolitici in mezzo a noi. La loro versione di “intolleranza” (cioè qualsiasi posizione filosofica che è in conflitto con i rigidi dettami della “correttezza politica”) semplicemente non sarà tollerata».

Una piccola curiosità: Matt Barber, oggi giurista, nella breve biografia di presentazione sul proprio blog, precisa di esser stato un boxer professionista – peso massimo – ritiratosi con nessuna sconfitta al passivo. Come dire: la lobby omosessualista non ha paura di niente e di nessuno.

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