A dieci mesi dalla sentenza della Corte costituzionale che decise la fecondazione assistita gratis e senza limiti per tutti, che resta di quella che per la neo sinistra gender sembrava addirittura un’emergenza nazionale? Quante coppie hanno potuto sperimentare lo scambio di gameti e ovociti graziosamente offerti da donatori e donatrici di fertilità e felicità? Le cifre sono impietose e dovrebbero pesare come pietre sulla cattiva coscienza di politici e governatori regionali che l’estate scorsa, tranne Roberto Maroni in Lombardia, hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa. Mentivano sapendo di mentire quando promettevano alle coppie interventi immediati ed esenti da ticket. Regioni ribelli pronte al loro federalismo bioetico, centri medici privati a offrire assistenza alle coppie anche in clandestinità, ministri che prima annunciano una legge e poi lo ritirano. Alla fine, nessun ospedale pubblico italiano, salvo in un solo caso, ha cominciato il trattamento: i soldi per garantire gratis l’eterologa non ci sono mai stati e non tutte le donne che ne hanno fatto richiesta potranno mai accedervi, nemmeno a pagamento.
Nel settore della fecondazione eterologa il gioco della domanda e dell’offerta risulta sballato: la prima c’è, ed è grande, l’altra manca del tutto. Dunque, dicevano giudici e politici, bisogna intervenire per ristabilire le regole, eliminare le storture dello scambio ineguale e ristabilire le priorità dei diritti e dei desideri. Il problema è l’assenza di donatrici, ma non è l’unico. Per trovare donne disposte a donare i propri ovuli (sottoponendosi a pesanti trattamenti ormonali e a un intervento chirurgico per il prelievo), bisognerebbe riconoscere loro un premio in denaro. Senza lo stipendio alle donatrici, non restano che i centri di riproduzione esteri, una soluzione che va per la maggiore, anche tra i privati. Ma questa è sola l’altra faccia di una medaglia già del tutto svalutata. Chi, infatti, in tale deregulation del bio-mercato controllerà che non vengano commesse mostruosità etiche e giuridiche o che sia messa in pericolo la vita di donne e nascituri? E che non dilaghi una nuova forma di sfruttamento biologico delle donne più deboli e indigenti? Nessuno, tantomeno la magistratura che ha innescato la prima onda dello tsumani legislativo, sancendo il diritto del figlio a ogni costo.
Così l’Italia rischia davvero di diventare una “bio-colonia” per società estere e centri specializzati di fecondazione assistita che decidono di aprire filiali anche nel nostro Paese. Facendo concorrenza ai già numerosi centri privati che già la praticano per non meno di quattro-seimila euro. A Milano ha appena aperto un ambulatorio spagnolo: l’Institut Marquès, estensione dell’omologa clinica di Barcellona, alla quale si rivolgono duemila coppie italiane all’anno. L’istituto, informa il Corriere della Sera, «offre un programma chiamato Just for transfer che prevede lo svolgimento in città delle visite mediche, delle ecografie di controllo e soprattutto del congelamento del campione di seme che viene spedito al laboratorio di Barcellona, dove sarà poi fecondato con gli ovociti donati dalle spagnole». Così le pazienti dovranno recarsi a Barcellona, solo per poche ore, per il trasferimento degli embrioni. Il sito invita l’aspirante mamma a considerare la convenienza dell’offerta: «Considera che se esegui il trattamento nella nostra clinica di Milano puoi viaggiare e tornare da Barcellona il giorno del transfer e non c’è bisogno di passare la notte in un hotel», si legge. «Secondo i nostri ultimi studi, il riposo dopo il transfer non è necessario né aumenta le possibilità di gravidanza. Per questo, puoi volare al mattino da Milano o qualunque altra città e tornare comodamente a casa la sera, con voli diretti a meno di 100 euro». Facile immaginare che altre cliniche estere vorranno seguire l’iniziativa spagnola. La libera circolazione europea degli ovuli è appena iniziata.
Non solo. Tra gli effetti “nefasti” della sentenza della Corte è il diffondersi di tecniche riproduttive, strampalate, eticamente inaccettabili e comunque pericolose che hanno già avuto il loro esordio all’estero. Come l'egg freezing, la maternità ritardata attraverso il congelamento degli ovociti: una volta prelevati, congelati e custoditi in appositi contenitori refrigerati, mantengono intatte le rispettive proprietà e restano “giovani”, disponibili per essere scongelati, fecondati, e trasferiti nell’utero come embrioni. Oppure il social egg freezing a titolo solidale. É una tecnica di crioconservazione degli ovociti che permette il congelamento dei gameti femminili prelevati in età fertile, in attesa che le condizioni, sociali, economiche oppure di salute le consentano di progettare una gravidanza “sostenibile”. É quello che ha proposto la Apple alle sue dipendenti come benefit aziendale. Conservare gli ovuli in freezer costa dai 3 ai 5mila euro, ma il congelamento verrebbe regalato a quelle giovani donne disponibili a donarne la metà alle coppie infertili. A Milano il San Raffaele s’è detto già pronto allo scambio solidale, mentre la Regione Toscana sta studiando attentamente la pratica. Altre possibilità: il gametes crossing, l’incrocio di gameti donati gratuitamente e in modo anonimo, o anche l’egg sharing: la condivisione degli ovociti, come si fa con le macchine per risparmiare benzina e abbattere lo smog.
Ecco, se per gli ermellini della Corte, la fecondazione assistita, eterologa o no, doveva essere un diritto, quel che ne è sortito di conseguenza è solo uno sgangherato supermarket della vita in provetta, con scambi di spermatozoi e ovuli senza nessuna garanzia sulla sicurezza e tracciabilità della procedura e senza regole per donatori e riceventi. Le invocate discriminazioni sono solo maschere e pretesti: sotto c’è l’arroganza di una minoranza sociale di elevare a diritto universale ciò che non lo è, come non sono diritti il matrimonio omosessuale, l’abolizione delle differenze sessuali e le altre pretese della fantasia arcobaleno e dell’ideologia gender. Ma lo sapevano fin dall’inizio che sarebbe finita in malo modo, eppure hanno giocato in modo irresponsabile sul dramma di tante coppie, mentendo solo per coltivare gli interessi della loro botteguccia politica. Certo, l’educazione alla consapevolezza che la genitorialità è svincolata dal concepimento e che l’impossibilità ad avere figli non è una malattia, sono cose troppo grandi per pretenderle dalla politica o dalla magistratura. Ma che almeno la smettano di truccare cinicamente le carte.
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