mercoledì 18 aprile 2012


Se per il Tribunale dei Minori il Bambino Diventa un Pacco Postale di Isabella Bossi Fedrigotti, Corriere della Sera, 18 aprile 2012

C'è un bambino di tre anni, in grave stato di abbandono, che è stato tolto alla mamma tossicodipendente e al padre violento: piazzato assieme alla sorellina di due anni, per ordine del Tribunale dei minori, in una struttura di accoglienza, la sua condizione psicologica non sembra affatto migliorare, ma al contrario, forse perfino peggiora, anche perché gli viene a mancare l'unico appiglio familiare che gli era rimasto, la sorella minore morta per una malformazione congenita. Nuovo intervento del Tribunale che incarica i Servizi sociali di cercare una soluzione che, in effetti, si trova. Trasferimento, dunque, nella comunità di San Patrignano, dove ritrova la mamma, dove frequenta l'asilo e dove piano piano sembra riprendersi dallo choc della perdita della sorellina. Tutto bene quel che finisce bene? Nemmeno per sogno. Nuovo intervento del Tribunale dei minori il quale, nonostante la perizia del neuropsichiatra che ne testimonia il miglioramento, decide di ricollocare il bambino nella medesima struttura dove aveva vissuto il suo lutto.
Ora non si vogliono certo contestare le ragioni di un giudice del Tribunale, ma comprenderle, almeno, questo, sì, si vorrebbe. Capire in che modo si può fare l'interesse di un bambino di tre anni togliendolo per la seconda volta alla mamma anche se vivendo con lei aveva cominciato a guarire dai suoi mali di creatura abbandonata. Capire perché mai il povero piccolo debba tornare proprio nello stesso luogo nel quale gli era morta la sorellina, dove — i bambini hanno memoria, eccome se ce l'hanno — ogni cosa gliela farebbe tornare in mente. E capire anche, si vorrebbe, perché non conta niente il parere del medico che lo ha seguito e perché si è permesso che l'esperimento San Patrignano durasse soltanto pochi mesi, senza dar tempo di consolidarsi a quel sia pur piccolo miglioramento segnalato.
E chissà se la prassi del Tribunale prevede che venga chiesto anche un parere al bambino su dove gli piacerebbe vivere o se invece a tre anni si è ancora come un pacco che può venire spostato ora qui, ora lì.

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