Partirà il prossimo 26 luglio alla Camera l’esame del dibattuto provvedimento contro l’omofobia. Centinaia gli emendamenti presentati per impedire che la legge si trasformi da strumento di lotta alla discriminazione in un bavaglio alla libertà religiosa o di espressione. Prevista infatti la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa ad associazioni contrarie al matrimonio gay e da 1 a 6 anni per chi le presiede o le fonda. Circa 20 mila le firme già raccolte da "Giuristi per la Vita” che ha promosso una petizione online contro tale legge. Al microfono di Paolo Ondarza il presidente Gianfranco Amato:
R. - Con questa disposizione viene introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico la definizione di “identità di genere”: per cui non si è più uomo o donna a seconda del dato oggettivo che deriva dalla natura, ma secondo il proprio personale convincimento. Siamo al trionfo della “teoria del gender” e all’apoteosi della “ideologia relativista”. Questo peraltro con buona pace anche del principio della certezza del diritto ed anche dell’oggettività del reato.
D. – La legge punisce severamente chiunque si esprima contro i matrimoni gay o le adozioni da parte di omosessuali. Vietato anche definire - in linea con l’insegnamento della Chiesa cattolica – “intrinsecamente disordinati” gli atti omosessuali...
R. – Certo, perché se l’identità di genere e l’orientamento sessuale costituiscono una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica rispetto alla non discriminazione sarebbe come dire che: così come è vietato sostenere che un uomo bianco non può sposare una donna nera, non si potrà più dire che gli omosessuali non possono sposarsi. In gioco non c’è soltanto la libertà religiosa, ma la stessa libertà di opinione.
D. – Quindi, una legge che anziché favorire realmente la libertà mette il bavaglio a chi vorrebbe esprimere liberamente il proprio pensiero...
R. – Per comprendere la gravità delle conseguenze di questa proposta di legge è sufficiente guardare cosa sta capitando nei Paesi in cui è in vigore da anni: in Gran Bretagna c’è quasi una sorta di persecuzione nei confronti di chi osa criticare il matrimonio omosessuale o l’adozione di minori da parte degli omosessuali. Basta citare l’ultimo caso accaduto due settimane fa, il primo luglio a Wimbledon:un predicatore di strada è stato arrestato dalla polizia per aver citato e commentato un testo di San Paolo – la Lettera ai Tessalonicesi – dove appunto si parlava di immoralità omosessuale.
D. – Quindi questa non è una legge contro la discriminazione degli omosessuali...
R. – L’impianto è totalmente ideologico, perché gli omosessuali - così come tutti gli altri cittadini - godono già degli strumenti giuridici previsti dal codice penale, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La Costituzione italiana tra l’altro già sostiene con l’articolo 3 che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Del resto l’impianto ideologico che sta dietro questa proposta di legge si evince anche da una delle pene accessorie - ed in particolare l’attività non retribuita in favore della collettività – che un condannato deve svolgere al termine dell’espiazione della pena detentiva: un’attività costituita da lavoro in favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali. Qui siamo alla rieducazione culturale di stampo maoista.
D. – Voi avete promosso una petizione on-line per dire “no” ad una legge contro l’omofobia. Qual è il vostro obiettivo e a che punto siete?
R. – L’obiettivo è far capire soprattutto ai parlamentari il rischio che si corre attraverso questa proposta di legge. Io temo ci sia una sottovalutazione: un conto è la tutela e la dignità degli omosessuali in quanto tali; un conto è esagerare al punto di impedire poi l’esercizio di diritti come quello della libertà di pensiero. L’adesione è andata al di là di ogni più rosea previsione, credo siamo intorno alle 20 mila firme e ne continuano ad arrivare. Vorrei far leggere ai parlamentari anche i tanti commenti che ci giungono a corredo delle firme: sono lo specchio del popolo italiano. Abbiamo studenti, pensionati, dipendenti, impiegati, professionisti, religiosi...
D. – Non è gente omofoba...
R. – Assolutamente no. È gente preoccupata che nel nostro Paese si mantenga e venga garantita la libertà di pensiero e la libertà di espressione del proprio credo religioso: due pilastri della nostra Costituzione.
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