Nel 2013 nel paese sono state uccise 1.816 persone con la pratica della “buona morte”, nel 2003 erano 235. E i numeri sono certamente sottostimati.
Nel 2013 in Belgio sono state uccise 1.816 persone con l’eutanasia. I numeri pubblicati dal Le Soir evidenziano un aumento rispetto al 2012 del 26,8%, essendosi verificati in quell’anno 1.432 casi. In Belgio quindi si contano 150 casi di eutanasia al mese, cinque al giorno.
NUMERI PARZIALI. I numeri sono però parziali perché riguardano solo i casi regolarmente riferiti alla Commissione di controllo dell’eutanasia, creata in Belgio nel 2002 quando è stata approvata la legge con l’incarico di monitorare e punire gli abusi della norma (qui un elenco). In 10 anni la Commissione non ha mai riscontrato neanche un caso di irregolarità, anche perché il suo presidente è il pioniere dell’eutanasia Wim Distelmans, ma questo non significa che non ce ne siano.
Un famoso medico in Belgio, il dottor Cosyns, già nel 2007 dichiarava pubblicamente: «Io non consulto mai un secondo medico» nei casi di eutanasia, cosa richiesta dalla legge. Nel 2013, invece, ha detto davanti al Senato che l’ha chiamato per discutere l’estensione dell’eutanasia ai minori, poi approvata: «È dal 2011 che non riporto più alla Commissione i casi di eutanasia».
«BANALIZZAZIONE DELLA MORTE». In Olanda inoltre, dove la legge sull’eutanasia è molto simile a quella del Belgio, secondo uno studio di Lancet il 23 per cento di tutti i casi di eutanasia non viene riportato. Ma anche se aggiornati con questo difetto, i dati riferiti dalla Commissione belga impressionano se si pensa che dal 2003 le persone uccise con l’eutanasia nel paese sono aumentate di oltre il 700 per cento. Nel 2003, come mostra la tabella in alto, i casi erano 235 contro i 1.816 del 2013.
Le cifre, inoltre, sono cresciute in modo costante a conferma dell’allarme lanciato dai medici belgi: «La legge sull’eutanasia sta portando alla banalizzazione della morte».
@LeoneGrotti
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