giovedì 20 giugno 2013

La Germania riconosce i bambini non nati di Tommaso Scandroglio - 20-06-2013 - http://www.lanuovabq.it/

morula
    
Il Parlamento tedesco la scorsa settimana ha approvato una norma importante in fatto di vita nascente. Ora sarà possibile dare legalmente un nome anche a quei bambini non nati di peso inferiore ai 500 grammi. Quei piccoli che non sono riusciti a venire al mondo e che vengono chiamati “Sternenkinder”, cioè bambini delle stelle,  quindi si vedranno perlomeno riconosciuto il diritto ad un nome inscritto presso l’anagrafe civile e di una degna sepoltura. Inoltre la disposizione legislativa ha valore retroattivo: ciò significa che a tutti i genitori sarà concessa la facoltà di assegnare un nome al proprio figlio nato morto, esibendo il relativo certificato, anche se la morte è avvenuta molti anni prima. La decisione del Bundestag tedesco è significativa per più motivi. 

In primo luogo contraddice il luogo comune che sei tanto uomo quanto più assomigli morfologicamente ad un essere umano. Anche l’embrione, la morula e lo zigote sono persone. Quello che ci riveste di umanità non è avere due mani, due occhi e un cervello. Per essere uomini basta esistere. Insomma l’uomo non vale tanto quanto pesa e 500 grammi non è il peso minimo di umanità consentito per far parte del genere umano. In secondo luogo il nome anagrafico è prerogativa solo di chi è soggetto di diritto. Il Parlamento tedesco ribadisce – perché il dato di natura giuridica è già cosa nota in casa tedesca – che il concepito è già un qualcuno per lo Stato, al di là del suo grado di sviluppo. In terzo luogo la possibilità di inumazione attesta con maggior forza che il nascituro è a tutti gli effetti una persona.

L’antropologia ci conferma in un dato incontrovertibile: se un archeologo scavando scopre una tomba, state pur certi che lì vicino è sorta una città, un nucleo abitativo, un consesso di persone che si è dato delle regole sociali di vita. L’inumazione è prova provata di civiltà perché si riconosce al defunto quegli onori che sono propri solo delle spoglie mortali di una persona. La sepoltura quindi è atto doveroso perché degno solo degli esseri umani. Riconoscere al non nato seppur di pochissime settimane il rito dell’inumazione è riconoscergli lo status di persona. Sulla stessa linea si muove anche il Magistero che, ricordando come il seppellire i morti sia opera di misericordia corporale, in Donum Vitae (1,4) comanda che "i cadaveri di embrioni e di feti umani volontariamente abortiti o non devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani".

Infine questa norma riverbererà i suoi effetti positivi non solo sulla normativa tedesca che – a differenza di quella italiana – considera l’aborto comunque un reato non punibile solo in alcuni determinati casi, ma anche su tutti gli ordinamenti giuridici degli altri paesi europei in materia di aborto. Infatti per tentar di modificare le legislazioni che legittimano l’aborto è importante, tra le altre cose, instillare tra le persone la percezione e poi la convinzione che il bambino nel ventre della madre è un essere umano a tutti gli effetti. Le leggi sull’aborto sono in un certo qual modo leggi specchio, cioè rispecchiano sul piano del diritto – anche se non sempre – il sentito comune. Difficile chiedere ad un politico di esporsi in Parlamento su questa tematica così delicata se alle sue spalle questi non può contare su un consenso diffuso (ciò non toglie che ogni tanto una ben mirata sortita di qualche onorevole potrebbe ugualmente avere un suo significato e peso politico, nonché culturale). Il riconoscimento del nome ai bambini non nati e la possibilità di dare loro degna sepoltura, al di là del numero di coppie di genitori che decideranno di approfittare di questa opportunità, incide fortemente nel tessuto culturale, forse ben più di tante altre iniziative sociali e di carattere giuridico comunque meritorie.

L’Italia già da tempo è arrivata al traguardo tagliato dalla Germania solo settimana scorsa. Infatti il Decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 stabilisce che i resti mortali dei feti non debbano finire tra i rifiuti ospedalieri – tra arti amputati e resezioni di colon – bensì accolti dalla nuda terra. Però solo per quelli di età superiore alle 20 settimane tale iter è obbligatorio, per gli altri è facoltà dei genitori, i quali per lo più sono ignari di tale possibilità (così come le aziende ospedaliere). Su tale fronte da anni in Italia opera l’Associazione Difendere la Vita con Maria che ha costituito su tutto il territorio nazionale una fitta rete di commissioni locali le quali, tra le moltissime attività, promuovono anche il seppellimento dei bambini non nati. Un gesto di onore e pietà per i piccoli morti, un gesto di deterrenza e persuasione per le madri che hanno in animo di abortire e infine un gesto di speranza per quelle vite minacciate dall’odierna e diffusa cultura di morte.

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