22 aprile, 2013 - Il legame tra l’eugenetica e il laicismo progressista - http://www.uccronline.it/
Opinione comune e diffusa è che l’eugenetica e gli esaltati deliri del bisogno di “salvare” la purezza della razza siano nati col Nazismo, a sua volta lunga gestazione delle superstizioni medievali (per “medievali” leggasi “cattoliche”).
In realtà l’ossessione eugenetica è più vecchia del nazismo, nulla ha a che fare col “barbaro” medioevo e ha origini inglesi: nasce con Francis Galton, scienziato cugino di Charles Darwin, creatore del termine “eugenetica” e propugnatore del “darwinismo sociale”. Galton a sua volta è figlio del laicismo scientista e positivista che alla fine dell’800 ha condotto molti paesi occidentali (specie Usa, Inghilterra, Germania, Svezia) all’eugenetica così come la intendiamo oggi.
E’ un clima culturale, quello di cui si cibò Galton, nel quale l’uomo, liberandosi di ogni trascendenza divina, elevando il progresso e il proprio ingegno a somme divinità, confida di raggiungere la libertà e la felicità assolute. In questo tragitto eugenetica-nazismo ha un suo posto di rilievo Margaret Sanger (1879-1966), figura quasi sconosciuta in Italia, colei che coniò il termine “birth control”, che tutt’oggi così enorme peso ha nelle politiche familiari dell’Onu e in quelle natali di Cina e India.
Ma chi è Margaret Sanger? Laicista progressista di orientamento anarchico, nel 1914 concepì appunto il “birth control” come strumento di prevenzione della povertà (meno bocche da sfamare = più risorse per tutti) e della guerra (meno povertà = meno bisogno di far guerre), e di emancipazione delle donne dalla morale cristiana sulla sessualità (meno morale = più felicità). Fatto sta però che, se da un lato la Sanger ottenne le simpatie di coloro che si battevano per ideali rivoluzionari contro ogni costrizione, d’altro canto di fatto i sostenitori più forti, coloro che davvero appoggiarono le sue istituzioni (la più famosa è la Planned Parenthood, catena di cliniche per l’aborto più grande del mondo) non furono né anarchici né rivoluzionari né femministe, bensì propugnatori dell’eugenetica e scientisti laicisti.
Perché? Quale filo collega Galton alla Sanger? Prima di tutto, bisogna dire che la Sanger era perfettamente consapevole di questo legame tra i suoi ideali progressisti e le istanze scientiste. Lei stessa passò dagli ideali rivoluzionari agli ideali di Galton per un salto logico che all’inizio può apparire poco chiaro se non contraddittorio, ma in realtà coerente. La Genitorialità Pianificata della Sanger adottò come strumenti di diffusione della pianificazione delle nascite la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione, lo screening prenatale e la fecondazione artificiale, stessi identici strumenti di quelle istituzioni che volevano incidere sui costumi sociali per prevenire la sovrappopolazione e la nascita di persone malate e deforme. Lotte diverse ma stessi strumenti, quindi. Sì, ma non solo. Nell’ultima fase della sua vita la Sanger passò agli ideali scientisti dicevamo, e ciò ha fatto pensare gli studiosi a una sorta di chiusura conservatrice, un ripiegare su sé stessa in posizioni più rigide e diverse, se non opposte a tutti quegli ideali di libertà e liberazione della giovinezza. In realtà no, la Sanger non ripiegò su nulla in particolare, né “deviò” o “cambiò”: anzi, fu estremamente coerente con sé stessa. Il passaggio alla dottrina eugenista era molto comune tra gli intellettuali radicali cui lei apparteneva, si rapportava e s’ispirava.
Perché? Perché l’eugenetica ha lo stesso fondamento degli ideali progressisti che la Sanger avrebbe “tradito”, cioè la totale autonomia dell’uomo, inteso come essere che appartiene solamente a sé stesso, del tutto indipendente da ogni legame sociale e familiare, istituzionale o affettivo, libero di non interessarsi al benessere di nessun altro se non il proprio esclusivo e, quindi, di ignorare ogni possibile prescrizione etica o religiosa. La nuova morale fa coincidere in modo totale e assoluto la coscienza con la volontà individuale, e questa nuova morale è il filo che collega Galton alla Sanger, la quale, in modo intelligente e coerente, si rese conto che era nel laicismo scientista che poteva trovare i migliori sviluppi dei suoi ideali: l’eugenetica era il frutto più ricco e abbondante che le sue idee progressiste potessero portare, e lei se ne rese conto.
La Sanger disse che il suo obiettivo finale era convincere le donne a dare sé stesse alla scienza così come, in passato, si erano date alla religione. Perché mai? Perché la “scienza” com’era intesa dagli scientisti avrebbe portato, attraverso piani come il “birth control”, a una “società pulita e intelligente” e quindi a un mondo migliore, come le vecchie religioni si auspicavano. Però, effettivamente, poi cadde in una contraddizione: pur lottando per il riconoscimento al diritto individuale di regolare la propria vita riproduttiva senza legacci, sostenne con passione decisi e forti interventi dello Stato nella programmazione di una seria politica eugenetica. Quindi, un estremo individualismo plagiato però da pesanti interventi statali.
Di nuovo: perché? Perché la nuova morale progressista e scientista rende ogni singola donna e ogni coppia responsabili non solo di sé stessi e del proprio piacere ma anche della tutela e salvezza di tutta la razza umana. In realtà, a pensarci, non è una grossa contraddizione: l’assoluta libertà propugnata dalla Sanger è soltanto libertà da convinzioni (e convenzioni) etiche, morali e religiose, e null’altro, perché uno Stato eugenista non può permettere che le coppie siano davvero libere, nella loro coscienza e nelle loro scelte. E’ non altro che una fuga da ogni possibile Credo, tenuta a freno dalla lunga catena del “birth control” di Stato. La libertà sessuale della donna è tutelata mentre lo Stato ne tiene a freno l’aspetto più dannoso, ciò che la rende un Vaso di Pandora: la capacità di portare la Vita.
Una prospettiva antropologica senza alcuna trascendenza ma tesa all’ideale: l’ideale di un essere umano capace di curare il proprio piacere senza limiti, senza alcuna responsabilità, ma chiuso alla Vita. Un ideale lontano dall’uomo reale, portatore non solo di desideri sessuali ma anche e soprattutto di istanze ben più profonde, istanze di Vita, mortificate e schiacciate da un ideale di razza sana e di libertà assoluta che uccide colui che dovrebbe salvare.
Claudio Gnoffo
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