Eugenetica in vitro - Il Foglio - 11 aprile 2013
Da Robert Edwards a Robert Sparrow, è servito il Mondo Nuovo.
Presto sarà colpa dei genitori avere un bambino portatore di disordini genetici": parola del biologo inglese Robert Edwards, padre scientifico della prima bambina concepita in provetta, morto ieri a ottantasette anni.
Vincitore del Nobel per la Medicina nel 2010 - per essere riuscito ad applicare con successo alla generazione umana, nel 1978, un procedimento usato da decenni nei bovini - Edwards non ha mai fatto mistero della propria ispirazione eugenetica. A partire dall' idea (accantonata) di creare e conservare, per ogni concepimento in vitro, un embrione gemello del nascituro, allo scopo di usarlo come eventuale riserva di "pezzi di ricambio", fino alle esortazioni a non mettere limiti alla ricerca sugli embrioni.
A prenderlo alla lettera c' è anche il bioeticista australiano Robert Sparrow, che nel Journal of Medical Ethics prefigura la creazione di gameti artificiali da cellule staminali (per i topi è già avvenuto, per gli umani non dovrebbe mancare molto) come sistema per costruire, in vitro, embrioni geneticamente "perfetti", qualsiasi cosa questo significhi: "Gli scienziati - scrive - saranno in grado di far crescere gli esseri umani con lo stesso (o maggiore) grado di sofisticazione con cui attualmente si fanno crescere piante e animali". Fantastico, no? Certo, un problemuccio ci sarebbe. Quelli prefigurati da Sparrow sarebbero davvero figli della provetta e solo di quella, perché nascerebbero del tutto orfani.
Ma, scrive il bioeticista, "l' amore e le cure dei genitori sociali possono essere sufficienti". Da Robert Edwards a Robert Sparrow, è il Mondo Nuovo dell' eugenetica in vitro. Non solo fantascienza.
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