Il fascino discreto del boia filosofo di Tommaso Scandroglio - 06-08-2013 - http://www.lanuovabq.it/
Peter Singer, bioeticista che insegna a Princeton, è noto per la sua tesi attinente alla cosiddetta umanizzazione progressiva. Si capisce di cosa stiamo parlando se diamo la parola direttamente a lui: «Alcuni esseri appartenenti a specie diverse dalla nostra sono persone; alcuni essere umani non lo sono. […] E così, sembra che sia più grave uccidere, per esempio, uno scimpanzé piuttosto che un essere umano il quale, a motivo di un deficit mentale congenito, non è e mai potrà essere una persona». Insomma non tutti gli esseri umani sono persone. Non lo sono handicappati, malati di Alzheimer, nascituri e pure neonati (dalle colonne del Los Angeles Times di qualche anno fa propose “un periodo di ventotto giorni dopo la nascita prima che un infante possa essere accettato con gli stessi diritti degli altri”). Questo scriveva nel lontano 1993 nel suo Practical Ethics ed oggi a questa perla ne ha aggiunte altre.
In una recente intervista pubblicata sul sito Worldmag, Singer ha definito il “matrimonio” omosessuale una “quisquilia intellettuale” nel senso che è roba vecchia e sorpassata, praticamente già acquisita nei fatti. All’orizzonte per Singer si profilano nuovi approdi affettivi. Ad esempio il poliamore, cioè la possibilità, moralmente accettabile, di amare più persone e di avere con esse altrettanti rapporti sessuali. Basta che tutti siano d’accordo e non c’è problema alcuno.
Il giornalista Marvin Olasky poi gli ha chiesto un parere sulla necrofilia: la possibilità di avere un rapporto sessuale con un cadavere. Singer non si è scomposto: “Non c’è alcun problema morale al riguardo”, a patto che il defunto, prima della sua dipartita, abbia dato il consenso. L’intervistatore allora ha rincarato la dose: e sulla bestialità cose pensa? Il filosofo australiano – noto animalista - ha tranquillamente ribattuto: “Ti chiederei che cosa ti trattiene dall’avere una relazione più appagante, ma di sicuro non è qualcosa di moralmente sbagliato”. Insomma a Singer fa specie che qualcuno per motivi estetici preferisca il proprio cane ad un bella ragazza, ma per il resto perché opporsi?
Singer è anche a favore dell’uso di embrioni per sperimentare la tossicità dei farmaci e della fecondazione artificiale che permette di “produrre” un figlio al fine di prelevare da esso pezzi di ricambio una volta che sia già nato per curare un fratellino ammalato: “è difficile mettere in guardia dei genitori che intendono adottare una visione così controversa, ma in ogni caso essi non starebbero facendo qualcosa di sbagliato in sé”. Naturalmente in questo caso il consenso del “bambino di scorta” non è importante per Singer.
Inutile dire che il bioeticista australiano plaude all’eutanasia perché “è un diritto ragionevole lasciar morire i malati neurovegetativi perché essi sono simili agli infanti disabili, non sono esseri coscienti, razionali, autonomi, la loro vita non ha valore intrinseco, il loro viaggio è arrivato alla fine”. Infatti era favorevole a sopprimere la madre affetta da Alzheimer, ma i fratelli si opposero. E meno male che il dipartimento universitario dove insegna si chiama “Valori umani”.
Da ultimo Singer è ateo dichiarato perché l’ateismo secondo lui è l’unica posizione ragionevole: “trovo singolare che qualcuno abbia una conversione al Cattolicesimo Romano su basi intellettuali”.
Obietterà qualche lettore: Singer sarà un folle isolato, uno che non ha credito né seguito alcuno. Non proprio. Il New York Times afferma che “nessun altro filosofo vivente ha mai avuto questo tipo di influenza” sulla gente; il New England Journal of Medicine, nota e prestigiosa rivista scientifica, ha scritto che Singer “ha avuto più successo nel rendere accettabili certi comportamenti di ogni altro filosofo dai tempi di Bertrand Russell”; il New Yorker lo ha definito “il più influente filosofo attualmente in vita”. Certo, qualcuno si è opposto a queste idee, come Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal il quale non volle mai incontrarlo perché disse “è inaccettabile un professore di morale che giustifica l’uccisione di nuovi nati handicappati”.
Singer poi non è uno qualunque nel mondo scientifico. Insegna Etica applicata – un corso affollatissimo di studenti - in una delle più rinomate e quotate università statunitensi, la Princeton University. Ha conseguito un dottorato all’Università di Oxford, è fondatore dell’International Association of Bioethics e direttore del Centre of Human Bioethics presso la Monash University di Melbourne, e ha scritto libri e articoli che sono stati pubblicati in diciannove lingue. Viene invitato regolarmente in tutte le università del mondo.
Venne anche qui in Italia nel giugno del 2011 invitato dall’Unicef e dall’università Luiss come testimonial della filantropia nel mondo e per il suo impegno per i poveri. Il fatto che l’Unicef invitò Singer nonostante le sue posizioni a favore dell’eutanasia infantile creò qualche imbarazzo (si legga “L’UNICEF sponsorizza il ‘boia dei neonati’” del 24 giugno 2011 e “Povera Famiglia Cristiana” del 29 giugno 2011). Il presidente di Unicef Italia Vincenzo Spadafora in modo contraddittorio così tentò di far quadrare il cerchio: “L’Unicef Italia, insieme a Luiss e Unindustria, ha invitato Peter Singer per il suo noto impegno filantropico, riconosciuto a livello internazionale e praticato in prima persona. L’iniziativa non va in alcun modo ritenuta una condivisione, da parte nostra, di affermazioni fatte da Singer in contesti differenti da quello della filantropia, in particolare sul concetto di persona umana e sull’universalità dei diritti del bambino.” Tra l’altro Singer appoggia la decrescita demografica perché mettere al mondo bambini toglie risorse a quelli poveri che già ci sono.
Non un pazzo isolato dunque, ma uno stimato e riconosciuto pensatore che trova nei quotidiani, nelle riviste scientifiche, nei convegni e nelle aule universitarie di tutto il mondo accreditate casse di risonanza per diffondere il suo disumano verbo.
Nessun commento:
Posta un commento