Il 16 luglio 2014 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha negato ancora e con la maggior risolutezza mai espressa in precedenza che l'Articolo 12 della Convenzione Europea dei Diritto dell'Uomo ("Diritto al matrimonio") possa essere interpretato nel senso di indirizzare gli Stati contraenti a garantire l'accesso al matrimonio alle coppie dello stesso sesso.
Nella sentenza "Hämäläinen v Finland"(*) si afferma infatti che:
"La Corte conferma che l'Articolo 12 della Convenzione è una lex specialis rispetto al diritto di sposarsi. Esso assicura il diritto fondamentale di un uomo e una donna di sposarsi e fondare una famiglia. L'Articolo 12 fa espressamente salva la regolamentazione del matrimonio da parte della legge nazionale".
Ma la Corte aggiunge una nota tutt'altro che scontata: l'Articolo 12 "conserva il concetto tradizionale di matrimonio quale quello tra un uomo e una donna".
Questa considerazione ha un'importanza sistematica eccezionale nel rapporto tra diritto dell'Unione Europea e diritto interno italiano. Basti considerare che nell'ultima occasione in cui la Corte si è espressa sullo stesso punto di diritto (2010) essa aveva affermato (o minacciato?): "non per molto la Corte potrebbe considerare che il diritto di sposarsi racchiuso nell'Articolo 12 debba essere in ogni caso limitato al matrimonio tra due persone di sesso opposto".
Nella sentenza di ieri, invece, la Corte ha ammesso che l'Articolo 12, benché faccia salva la legislazione nazionale in tema di requisiti d'accesso, di per sé è tutt'altro che "neutro" sulla questione: il diritto al matrimonio che esso afferma "conserva il concetto tradizionale di matrimonio quale quello tra un uomo e una donna". Dunque in nessun caso la Convenzione può essere interpretata, in merito, in senso diversamente obbligatorio.
La Corte conclude: "Mentre è vero che alcuni Stati Contraenti hanno esteso il matrimonio a partners dello stesso sesso, l'Articolo 12 non può essere interpretato per imporre l'obbligo agli Stati Contraenti di garantire l'accesso al matrimonio alle coppie dello stesso sesso".
Da notare che la Corte Costituzionale italiana ha affermato nel 2010 che anche il nostro articolo 29 Cost. sul matrimonio è informato al concetto di matrimonio tra un uomo e una donna (ma in questo caso tale previsione vincola la legislazione nazionale: il matrimonio tra persone dello stesso sesso sarebbe incostituzionale).
Tutto ciò per screditare per l'ennesima volta tutti coloro che, in tema di matrimonio e diritti delle persone omosessuali, sono soliti scomodare i principi fondamentali del diritto, come quello, più che mai abusato, dell'uguaglianza. L'uguaglianza non può reggere che situazioni tra loro uguali, altrimenti è arbitrio. Il matrimonio è sì il diritto di ogni uomo ed ogni donna: ma è il diritto di un uomo di sposarsi con una donna e il diritto di una donna di sposarsi con un uomo. Da oggi potremo dire (più sicuri di prima) che questo vale anche per la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo - fatte salve le scelte di coloro ai quali la stessa consente di far come gli pare. Noi preferiamo conservare le cose sensate.
Dedichiamo questa decisione a chi da sempre ci accusa di "discriminare", confondendo la discriminazione col più elementare discernimento. La dedichiamo a quelli che invocano i "Diritti" come se fossero custoditi nelle sotterranee di chissà quale fortezza "omofoba" per ridurre allo stato minorile una parte di popolazione. Il diritto che pretendono essere innato, umano, elementare, fondamentale, uguale.. beh, sembra brutto dirlo, ma quel diritto non esiste, di per sé. Esiste la possibilità politica di inventarlo, dietro il pagamento di una ingente somma di consenso elettorale (con tutti gli annessi). Ma non esiste un diritto individuale fondamentale a fare del matrimonio quel che si vuole con chi si vuole. C'è un limite, c'è un criterio. C'è un senso.
Accogliamo questa decisione come un altro mattoncino con cui ricostruire la nostra società sfibrata, perché quelli a cui dedichiamo in particolare questa decisione sono quelli che .. "tanto ormai la direzione è quella, sarete spazzati via dalla storia, è solo questione di tempo". Sarà pure così, ma ieri di tempo ne abbiamo guadagnato in abbondanza per dire la nostra ancora a lungo.
La Manif Pour Tous Italia
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(*) I fatti: un uomo finlandese sposato con una donna chiede l'aggiornamento dei dati anagrafici in seguito al cambio di sesso, ma le autorità civili negano la possibilità finché dura il matrimonio: non essendo infatti in Finlandia consentito il matrimonio tra persone (legalmente) dello stesso sesso, la situazione che si creerebbe sarebbe inaccettabile. La coppia deve dunque scegliere se divorziare o trasformare il matrimonio in una unione civile (che in Finlandia ha un trattamento giuridico sostanzialmente parificato al matrimonio). La coppia però fa ricorso perché non vuole divorziare ma nemmeno veder degradato lo status giuridico della loro situazione familiare. Chiedono dunque alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo se la legislazione finlandese non violi il rispetto per la loro vita privata e familiare, nonché il loro diritto al matrimonio. La Corte risponde come sopra.
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