mercoledì 2 luglio 2014

Arrestate il Commissario, non i medici obiettori, di Renzo Puccetti e Stefano Alice, 02-07-2014, http://www.lanuovabq.it/

Medici
 "Il medico ispira la propria attività professionale ai principi e alle regole della deontologia professionale senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura" (articolo 2).

"L'esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità" (articolo 4).

"La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità [...] il medico non acconsente alla richiesta di una prescrizione da parte dell'assistito al solo scopo di compiacerlo" (articolo 13).

"Il medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza o con i propri convincimenti tecnico-scientifici, a meno che il rifiuto non sia di grave ed immediato nocumento per la salute della persona, fornendo comunque ogni utile informazione e chiarimento per consentire la fruizione della prestazione" (articolo 22).

"Il medico in caso di contrasto tra le regole deontologiche e quelle della struttura pubblica o privata nella quale opera, sollecita l'intervento dell'Ordine al fine di tutelare i diritti dei pazienti e l'autonomia professionale. In attesa della composizione del contrasto, il medico assicura il servizio, salvo i casi di grave violazione dei diritti delle persone a lui affidate e del decoro e dell'indipendenza della propria attività professionale" (articolo 68).

Abbiamo riportato 5 articoli del nuovo Codice deontologico. Hanno una cosa in comune: il medico agisce in scienza e coscienza, non sottostà a diktat da qualsiasi parte essi provengano. Se lo facesse violerebbe la dignità della professione, perché un medico che si fa dirigere da qualcun altro tradisce la propria missione e facendolo diventa una minaccia per la salute di tutti. Quando infatti si è disposti ad incrinare la propria integrità una volta, perché non lo si potrebbe fare altre due, dieci, cento, mille volte? Se si tradisce ciò in cui si crede per paura, perché non lo si potrebbe fare per interesse? Questo ci pare sia la posta in gioco nella sfida lanciata dal presidente della regione Lazio Zingaretti in qualità di cCommissario ad acta con il decreto sulle linee d'indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari con il quale, oltre ad imporre ai medici obiettori la redazione del documento per abortire, si obbligano tutti i medici dei consultori ad inserire spirali e prescrivere pillole post-coitali. 
Vorremmo che fosse ben chiara la questione: un politico vuole imporre ai medici che cosa debbono fare negli ambulatori. I medici hanno il diritto di pretendere dai propri ordini professionali quello che è doveroso: resistere ad una intromissione moralmente indecente. E poiché un tale intervento viola gravemente l'indipendenza dell'attività professionale, ai sensi dell'articolo 68 i medici non hanno alcun obbligo di assicurare provvisoriamente il servizio ingiustamente comandato. Peraltro, è proprio la legge 405 istitutiva dei consultori a stabilire tra gli scopi dei servizi di assistenza alla famiglia e alla maternità "la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento". Per quanto poi riguarda la redazione del documento per abortire, la legge 194, all'articolo 9 recita: "L'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza, e non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento". 

Per più di trent'anni anche i sassi hanno capito che il documento rilasciato dal medico dopo il colloquio con la donna rientra nelle attività specifiche all'aborto (e a cos'altro servirebbe un foglio dove è scritto che la donna è in stato di gravidanza, si è presentata al consultorio ed ha svolto il colloquio previsto dalla 194?) e necessarie all'aborto (il presidente Zingaretti è a conoscenza di qualche donna che abbia abortito legalmente senza quel documento? Se sì, porti le carte). Ma ora arriva lui, il commissario che non è né Maigret, né Montalbano, ma un commissario politico, a castigare i medici che non vogliono avere a che fare col sangue degli innocenti. Il colmo della beffa si raggiungerebbe se, scaduto Zingaretti, il successivo responsabile politico anch'egli democraticamente eletto, abrogasse la direttiva; in tal caso infatti i medici obiettori che avessero chinato il capo, ai sensi della legge 194 sarebbero decaduti dall'obiezione.

L'aggressività del potere abortista si fa sempre più audace e giunge a sfidare con un semplice decretino un diritto costituzionalmente fondato come il diritto alla libertà di coscienza dovuto dallo Stato ad ogni cittadino. I settori intellettuali che sempre occhieggiano quanto viene deciso all'esterno per importare in Italia il peggio, dovrebbero almeno una volta avere l'onestà  intellettuale di prendere atto che dalla nazione la cui trasparenza dei processi decisionali e indipendenza dei poteri è di esempio per tutti, giunge una decisione che è una vera e propria sberla per quanti, a partire dall'inquilino della Casa Bianca, avevano pensato di potere fare divorare la libertà della persona dalle fauci del leviatano. Non licet, non è permesso.

La catena di prodotti di bricolage Hobby Lobby insieme alla società di infissi in legno Conestoga, entrambe di proprietà di famiglie cristiane dalle forti convinzioni etico-religiose, sono state il Davide che non ha avuto paura di affrontare Golia, il Sistema Sanitario del potentissimo Obama. Hanno perso il primo round, ma sono andate fino in fondo ed alla fine, dove più contava, davanti alla Corte Suprema Federale, hanno trovato cinque giudici che hanno dato loro ragione. Pagare per assicurare pillole potenzialmente abortive ai propri dipendenti viola la libertà religiosa di un datore di lavoro, una libertà che deve essere toccata il meno possibile dallo Stato, il quale ha l'obbligo di cercare le alternative meno invasive nei confronti di tale libertà, obbligo che l'Obamacare ha violato. "Dubitiamo", ha scritto il giudice Samuele Alito insieme ai colleghi della maggioranza, "che il Congresso che ha varato la legge sul Ripristino della Libertà Religiosa avrebbe ritenuto un risultato tollerabile porre un'azienda a gestione familiare di fronte alla scelta di violare le proprie sincere convinzioni religiose o privare tutti i dipendenti delle attuali polizze assicurative sanitarie".

Noi abbiamo un dubbio simile, dubitiamo che l'Assemblea Costituente stabilendo che "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" avrebbe ritenuto un risultato tollerabile mettere un medico che cerca semplicemente di tutelare ogni vita umana davanti alla scelta di violare le proprie convinzioni morali e religiose, o privare la famiglia del sostegno del proprio lavoro. 

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