Il 9 luglio scorso è stata pubblicata l’annuale relazione che il ministro della Salute presenta al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40, norma che disciplina la fecondazione artificiale nel nostro Paese. I dati sono riferiti all’anno 2012. Qualche cifra tra le più significative (ringrazio il dottor Renzo Puccetti per l’assistenza in fase di verifica dei dati). «In generale, aumenta l’accesso alle tecniche di Pma» scrive il ministro Beatrice Lorenzin (si riferisce alle tecniche di II e III livello). Quindi sempre più coppie cercano il figlio in provetta, ben 72.543. Ma quante riescono nel loro intento? Siamo intorno al 17%. Il dato di insuccesso non è molto dissimile da quello del 2004-2005, primo anno in cui legalmente si praticava la fecondazione artificiale. E questo nonostante si possano produrre quanti embrioni si vogliono per ciclo e la crioconservazione del figlio non abbia più limiti grazie alla sentenza della Corte Costituzionale del 2009. Ciò a dimostrare che le aperture alla provetta a colpi di sentenza non ha prodotto i risultati sperati.
Madre natura ha le sue regole che nemmeno i giudici riescono a piegare ai propri voleri. Un altro dato: «Il numero delle donne di 40 anni o più che si sottopongono a Fivet ed Icsi è aumentato passando dal 20,7% del 2005 al 30,7% del 2012, mentre è diminuito quello delle donne con età inferiore ai 34 anni, passando dal 39,3% del 2005 al 28,3% del 2012, fattore questo che incide negativamente sui risultati delle tecniche stesse». Dunque si alza l’età in cui si cerca un figlio. Anche questo è un aspetto interessante. La legge 40 era nata con l’intenzione di venire incontro al desiderio di quelle coppie che non riuscivano ad avere un figlio non tanto per motivi di età, ma per cause patologiche. Ce lo rivela l’art. 5 della legge che pone come condizione per accedere alla fecondazione artificiale il fatto che i richiedenti siano “in età potenzialmente fertile”. Ecco che la provetta da strumento per colmare un problema di sterilità ed infertilità patologiche diviene espediente per diventare genitore quando i capelli ormai sono grigi.
Ma veniamo al personaggio principale della Fivet: il nascituro. Sono stati prodotti 114.276 embrioni. Di questi, 18.957 sono stati congelati: più del 16% del totale. La crioconservazione è pratica che viene applicata sempre più frequentemente. Un’accelerazione si è registrata all’indomani della già citata sentenza della Consulta che ha ampliato le ipotesi di crioconservazione: prima della sentenza gli embrioni congelati erano 7.337 (anno 2009) per poi schizzare solo l’anno dopo a 16.280. Più del doppio. Ecco però la domanda cruciale: di quei 114.000 e più embrioni prodotti quanti hanno visto la luce? Siamo intorno ai 12.100. Quindi ben 83.200 embrioni sono morti nei processi di fecondazione artificiale e quasi 19.000, come abbiamo visto, conducono un’esistenza sospesa in azoto liquido con un altissimo rischio, una volta scongelati, di perire anch’essi.
Espresso in percentuali, solo il 10% degli embrioni prodotti è nato, contro il 74% dei loro fratelli che è morto e il 16% che è attualmente crioconservato. Lo vogliamo sottolineare ancora una volta: solo un embrione su 10 vedrà la luce. Voi prendereste un aereo di una compagnia i cui velivoli nove volte su dieci si schiantano al suolo? Anche in questo caso il figlio in provetta era e rimane una tecnica assai fallimentare, nonostante tutte gli interventi di carattere giurisprudenziale che si sono succeduti negli anni. Un qualsiasi farmaco da banco che registrasse simili risultati negativi non potrebbe essere mai commercializzato. Tornando all’esempio dell’aereo: se precipitassero il 90% dei voli di una compagnia aerea secondo voi gli enti preposti non interverrebbero immediatamente con un’inchiesta bloccando tutto? Addirittura basterebbe un solo velivolo precipitato per allertare subito le autorità.
Ma per la provetta magica l’ideologia e il denaro fanno chiudere gli occhi su questo fallimento di proporzioni macroscopiche ed anzi lo legittimano con tanto di norme varate dal Parlamento e liberalizzate ancor di più dai giudici. D’altronde il prezzo più salato lo facciamo pagare al bambino mai nato che non ha modo di protestare e dunque perché preoccuparsi? È interessante leggere questa relazione in combinato disposto con la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il divieto di eterologa. Sarà curioso verificare nella relazione del 2016 come risponderà il popolo italico a questa nuova opzione: la ultra quarantenne sfiderà la sorte usando il proprio ovocita un po’ vecchiotto nella speranza però di abbracciare un figlio geneticamente suo oppure sarà tentata dall’ovocita della donatrice ventenne, che promette maggiori chance di successo ma che altresì assicura di crescere un “figlio” che non è suo figlio? La relazione del Ministro della Salute assomiglierà sempre più ad una statistica di vincite al Lotto, una terribile roulette russa fatta a spese di centinaia di migliaia di bambini.
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