venerdì 24 febbraio 2012


24/02/2012 - l'attività cerebrale determina su cosa si posa l'attenzione o meno - Chi vede davvero è il cervello, non gli occhi,  http://www3.lastampa.it

Secondo gli scienziati a “vedere” realmente è il cervello, ed è sempre lui che decide su cosa puntare l’attenzione o ignorare

Qualcuno, come per esempio il dottor Bates – quello dell’omonimo metodo – aveva già ipotizzato a suo tempo che a “vedere” realmente non fossero gli occhi ma il cervello. I primi sarebbero infatti soltanto l’obiettivo della telecamera che invece sta dentro noi ed elabora le immagini.

Oggi, in un nuovo studio, si è scoperto come le diverse regioni neurali comunicano tra di loro per determinare cosa è degno di attenzione visiva e cosa no. In sostanza, su cosa posare la propria attenzione o meno.
I neuroscienziati della Carnegie Mellon University (CMU), in collaborazione con l'Università di Pittsburgh, per arrivare alle loro conclusioni hanno eseguito una serie di scansioni brain imaging in cui si mostra chiaramente come la corteccia visiva e la corteccia parietale s’inviano le informazioni l’una con l’altra per mezzo di connessioni attive nella materia bianca del cervello. Queste informazioni sono quelle che determinano, al fine, cosa sia importante vedere e cosa no.

«Abbiamo dimostrato che l’attenzione è un processo in cui vi è uno scambio a due delle informazioni visive che in primo luogo arrivano dagli occhi al cervello e oltre ad altre parti del cervello», spiega il dottor Adam S. Greenberg del Dietrich College of Humanities and Social Sciences Department of Psychology e autore principale dello studio pubblicato sul Journal of Neuroscience.
Durante lo studio, i ricercatori hanno eseguito una serie di scansioni cerebrali per immagini a un gruppo di cinque volontari adulti che dovevano sostenere due serie di test. L’intento era quello di identificare le regioni del cervello responsabili dell’elaborazione visiva e l’attenzione.

Il primo test prevedeva che la persona osservasse un punto luminoso su uno schermo, attorniato da altri 6 stimoli visivi che danzavano attorno al punto centrale. Il secondo test prevedeva l’osservazione e la misurazione della risposta agli stimoli mostrati tuttavia uno per volta.
Durante lo svolgimento del test sono state fotografate le attività delle regioni visive e parietali.
Fatto ciò, si è proceduto a cercare le connessioni tra le diverse regioni.
In una seconda fase dello studio, gli scienziati hanno raccolto i dati anatomici relativi alla connettività della materia bianca del cervello, digitalizzando questa, mentre i partecipanti non eseguivano alcuna attività.

Alla fine si è proceduto a combinare i risultati degli esperimenti con le immagini ricavate dalla corteccia visiva, quella parietale e la materia bianca.
I risultati hanno dimostrato che le connessioni della materia bianca sono mappate in modo sistematico, il che significa che esistono collegamenti diretti tra corrispondenti posizioni del campo visivo nella corteccia visiva e la corteccia parietale.
«Poiché sappiamo che il processo può alterare la sostanza bianca, potrebbe essere possibile, attraverso questo, migliorare la capacità di filtrare le informazioni irrilevanti o indesiderate», conclude Greenberg, facendo infine notare che questa scoperta potrebbe essere utile per comprendere come avvengono certi meccanismi di selezione visiva, anche in chi ha problemi di vista.

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