mercoledì 28 marzo 2012


Gran Bretagna: vietato credere ai miracoli di Gianfranco Amato, Corrispondenza romana, 27 marzo 2012, 1235, Politica estera

(di Gianfranco Amato) In Gran Bretagna sulla tutela dei consumatori in tema di pubblicità ingannevole vigila severa la Advertising Standards Authority (ASA). Paiono davvero inflessibili gli occhiuti censori di quell’autorità, che non intendono far sconti a nessuno, neppure al Padreterno. Sì perché l’ultimo provvedimento dell’ASA riguarda un’ingiunzione notificata ad un’organizzazione cristiana, con la quale si proibisce di comunicare pubblicamente il fatto che attraverso la preghiera sia possibile ottenere una guarigione fisica.

Ecco cosa è accaduto. A Bath, nella celebre città termale della contea del Somerset, l’associazione cristiana Healing On The Streets (HOTS), composta da volontari che si offrono di pregare per le persone ammalate, ha avuto la malaugurata idea di scrivere sul proprio sito web, e su alcuni volantini distribuiti pubblicamente, che attraverso la preghiera si può guarire. Pubblicità truffaldina ed ingannevole secondo i funzionari della draconiana ASA. A denunciare l’asserito raggiro ha provveduto un’attivista atea, Hayley Stevens, la quale si è sentita profondamente offesa dal cinismo con cui i cristiani «promettono false speranze alle persone ammalate».

Hayley Stevens, nel suo esposto inoltrato alla  Advertising Standards Authority, ha anche evidenziato i rischi di quella «pericolosa impostura», sottolineando gli effetti negativi che si potrebbero avere «nei confronti di soggetti affetti da gravi patologie, qualora questi rinunciassero alle cure mediche per rifugiarsi nell’illusione religiosa». La Advertising Standards Authority, ritenendo inaccettabile un simile broglio, e nella convinzione di dover tutelare i cittadini britannici da ogni possibile frode comunicativa, ha deciso di accogliere le doglianze della Stevens, ed ha conseguentemente emesso un provvedimento inibitorio a carico dell’associazione cristiana Healing On The Streets, il cui comportamento è stato definito, oltre che illegittimo, anche «irresponsabile».

Paul Skelton, il fondatore di HOTS, si è dichiarato allibito per quanto successo, ritenendo «assurda la pretesa dell’ASA di impedire la comunicazione, attraverso il sito web, di un principio religioso cristiano, come quello della possibilità di guarigione attraverso la preghiera». «La Advertising Standards Authority ‒ ha precisato Skelton ‒ ci ha persino imposto di sottoscrivere un documento in cui ci saremmo impegnati a non dare più, in futuro, quella comunicazione». Sembra di essere tornati ai tempi antichi delle persecuzioni, quando ai cristiani veniva intimata la denuntiatio, ovvero la diffida a non divulgare il loro credo (“ne loquerentur in nomine Iesu”), cui seguiva, successivamente, l’imposizione della abiuratio.

Nonostante le intimidazioni subite, Paul Skelton ha deciso, a nome dell’associazione che rappresenta, di ricorrere contro la decisione della Advertising Standards Authority, per cui sarà interessante vedere cosa deciderà in merito l’autorità giudiziaria. Se davvero si riterrà di dover applicare all’annuncio cristiano gli advertising standard dell’ASA, e quindi di sottoporre quella fede alle ferree leggi del codice pubblicitario britannico, qualche interrogativo si imporrà.

Sarà ancora lecito affermare, ad esempio, che i peccati possono essere perdonati? Che è possibile guadagnarsi il Paradiso dopo la morte? Che i miracoli esistono? Non oso neppure immaginare cosa potrebbe accadere, in caso di conferma della decisione dell’ASA, ai volontari della Catholic Association, l’organizzazione cattolica britannica che da più di cento anni organizza pellegrinaggi di malati a Lourdes. Ora l’assurda e prepotente logica del politically correct oltre alla fede intende uccidere anche la speranza. 

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