giovedì 29 marzo 2012


l’iniziativa di Carlo Bellieni - Petizione online per dare sepoltura ai feti - Basta una firma per chiedere ai Comuni uno spazio nei cimiteri - Una tomba su cui piangere un figlio, Avvenire 29 marzo 2012

Basta con le polemiche per qualcosa che è così umanamente comprensibile come la sepoltura su richiesta della famiglia dei poveri resti di un morto. Ci riferiamo alla possibilità di seppellire i feti, in atto a Firenze e in Campania. È un tratto umano avere pietà dei defunti: trovate una cultura che lo neghi. Forse non avete idea di come sia fatto un feto e pensate che non abbia aspetto umano, fattezze umane; errore forse in buona fede, ma che poche domande avrebbero chiarito subito. E la legge italiana prevede la sepoltura di un morto. Chi vuole, vada a consultare il Dpr 285, art. 7. E non è un vezzo italico: la legge francese del dicembre 2008 consente addirittura alla donna di iscrivere all’anagrafe il feto morto in qualunque periodo della gravidanza, e di dare al feto un nome ed ottenere il congedo di maternità (legge n° 2008-798 du 20 aout 2008 relatif au livret de famille).  
Ma se restasse ancora un dubbio basta entrare nella pagina Web che raccoglie le testimonianze delle donne cui è morto il figlio prima che nascesse e non hanno potuto piangerlo su una tomba e hanno aderito a una petizione perché questo diritto sia riconosciuto a chi lo vuole: www.firmiamo.it/sepolture Vi leggiamo, ad esempio: «Eravamo talmente confusi e tristi quando è accaduto che non ci abbiamo proprio pensato e non sapevamo nemmeno si potesse ma oggi sarebbe bello poter mostrare ai suoi fratellini dove il loro fratellino maggiore riposa». Nella pagina Web ci sono oltre 2500 adesioni, per lo più di donne; invitiamo chi lo ritiene opportuno, ad aggiungere la propria.  Questo gesto permetterebbe alla coppia di elaborare il lutto che troverebbe un ostacolo nell’assenza di un corpo e di un luogo dove sia possibile piangerlo.
Il Royal College of Obstetrics and Gynecologists ha formalizzato le linee guida sul supporto psicologico alle donne e le coppie colpite da aborto precoce, noto fattore di rischio per depressione, ansia e infertilità, tra cui le linee guida per la sepoltura; la perdita di un figlio durante la gravidanza e dopo il parto è un grave evento di vita, e provoca una tipica reazione da lutto. La perdita di un bimbo in utero è dunque sovrapponibile agli altri tipi di lutto, e come tale dovrebbe essere affrontata. Ma bisogna ascoltarle queste donne che hanno perso il loro bambino prima che nascesse: hanno ragione loro a piangerlo o chi nega che il bambino sia mai stato vivo, e che seppellirlo sia una forzatura?  Certo, c’è chi non vuole vedere. Perché una donna che piange la morte del figlio o è pazza o il figlio c’era ed è davvero morto. Le donne che provano questo dolore non sono pazze. Ma c’è chi non vuole vedere la sofferenza, la censura, la nega, dicendo che seppellire i feti fa venire sensi di colpa perché ne mostra i tratti umani e la dignità di persona: dunque, a quando il divieto per gli ecografisti di mostrare le immagini del feto col cuore che batte ai genitori? Non osano anche loro mostrare un’umanità che si vuole tenere nascosta? Se basta un po’ di pietà umana per mettere in crisi quelle che si sbandierano come «decisioni adulte e consapevoli», significa che queste decisioni hanno i piedi d’argilla.

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