LA NUOVA
NORMATIVA SULLE MEDICINE - Così la ricetta vincola il farmacista - Il medico
può scrivere una clausola che obbliga a vendere un particolare preparato.
Indietro mercato italiano dei generici - Margherita De Bac - mdebac@corriere.it, 31 luglio 2012, http://www.corriere.it
ROMA - È stata ancora lei, la norma sui farmaci non
«griffati» a rallentare la corsa di leggi su tagli alla spesa pubblica. In
realtà nella versione esaminata dal Senato non si parla di generici né di
equivalenti come vengono chiamati i medicinali non più coperti da brevetto e
dunque riproducibili da parte di aziende diverse da quella titolare che aveva
sostenuto i costi della ricerca. Nell'ultimo testo del maxiemendamento si fa
riferimento ai principi attivi, cioè alle sostanze che costituiscono l'essenza di
un prodotto terapeutico e che dunque non possiedono un nome commerciale. Il
faticoso lavorio delle lobby, medici e industrie contrarie, farmacisti
favorevoli, ha portato a una riformulazione che, secondo il Ministero
dell'Economia, non costituisce «alcuna marcia indietro».
MOLECOLA - Il medico sarà obbligato a indicare il nome
chimico della molecola attivo sulla ricetta rossa del sistema sanitario
nazionale. Manterrà però la facoltà di indicare «uno specifico medicinale a
base dello stesso principio attivo». La prescrizione sarà vincolante per il
farmacista solo in presenza di una «sintetica motivazione obbligatoria». In
questo caso scatta la clausola di non sostituibilità. Questo vale quando il
paziente, con patologie croniche o di altro tipo, sia alla prima ricetta.
Restano fuori dai vincoli i malati cronici già in terapia. Per loro è
assicurato il mantenimento della prescrizione già effettuata prima di questa
mini rivoluzione. Fino in ultimo la norma è stata oggetto di pressioni, si
cercava un compromesso che garantisse la priorità del principio attivo ma con
qualche deroga. I farmacisti spingevano per avere maggiore spazio nel variare
la scelta del medico.
«DANNO IRREPARABILE» - «L'equivalente è decollato
grazie a noi», fa notare l'associazione Federfarma. Dura la posizione di
Farmindustria: «Dal punto di vista produttivo la combinazione delle misure
ipotizzate inserite nel decreto della spending review determina un danno
irreparabile in termini di investimenti e occupazione con gravi effetti
sull'economia del Paese». Assogenerici, invece, tifava ovviamente per i
principi attivi: «Bisogna avvicinarsi al resto d'Europa e a agli Stati Uniti. È
falso asserire che gli equivalenti sono diversi dagli originali», dice Michele
Uda. Il mercato italiano è indietro rispetto all'Europa. Solo il 15% delle
medicine consumate sono generiche. Lunedì l'Aifa, agenzia nazionale del
farmaco, ha riaffermato il loro valore: «Sicuri, efficaci e di qualità come i
griffati».