«I casi di abuso dei minori da
parte di preti hanno poco a che vedere con la pedofilia, molto di più con
l’omosessualità». E’ quanto afferma lo psicoterapeuta olandese Gerard van den
Aardweg, rileggendo criticamente i dati delle ricerche compiute per conto della
Conferenza Episcopale statunitense dal John Jay College of Criminal Justice.
Van den Aardweg è autore di numerosi studi sull’omosessualità, in italiano è
stato pubblicato dalla editrice Ares un suo volume, “Omosessualità e speranza”.
Professor van den Aardweg, lo
studio del John Jay College offre spunti interessanti per comprendere il
problema degli abusi sui minori da parte dei preti. In particolare mostra come
la maggior parte degli abusi non hanno niente a che vedere con la pedofilia.
Ci sono due rapporti distinti del
John Jay College (JJR), Il primo rapporto (JJR 1), del 2004, presenta
statistiche sulle accuse di molestie a minori attribuite a sacerdoti e diaconi
tra il 1950 e il 2002. Il secondo rapporto (JJR 2), del 2011 era mirato ad
analizzare la personalità dei presunti molestatori e le circostanze esterne che
potrebbero averne favorito la condotta, prendendo in esame il periodo dagli
anni ’60 fino al 1985, quando le accuse di abusi sono già in diminuzione.
Spesso però si dimentica che
tutti i dati contenuti nei JJR sono relativi perché non è mai stato verificato
quante di queste accuse si sono poi rivelate vere o false. Se anche un 10%
delle accuse fossero state smentite, i risultati della ricerca sarebbero tutti
da rivedere.
Le statistiche sulla pedofilia
erano già presenti nel primo rapporto, ma gli estensori non spesero troppe
parole per dire che il principale problema non era la pedofilia. Nel secondo
rapporto questa conclusione viene detta in modo molto più chiaro. Allo stesso
tempo però sarebbe esagerato anche dire, al contrario, che la pedofilia non
c’entra nulla con le accuse di molestie. Pedofilia significa contatti sessuali
di adulti con bambini prima della pubertà, che in generale si assume arrivi
attorno agli 11 anni.
Quali sono i dati principali
contenuti nel JJR 1 riguardo al comportamento pedofilo dei preti?
Il 12% di tutti i casi tra il
1950 e il 2002 coinvolgeva bambini minori di 11 anni, cosa che viene quindi
classificata come pedofilia omosessuale; il 6,6% dei casi riguardava invece le
bambine sotto gli 11 anni, quindi pedofilia eterosessuale. Vale a dire che in
meno del 20% dei casi totali si trattava di pedofilia. Certo, se consideriamo
che ci sono una percentuale di ragazzi fra gli 11 e i 14 anni che non hanno
ancora raggiunto la pubertà, possiamo ipotizzare che anche una parte di questi
casi sia da classificare come pedofilia, in ogni caso non si supererebbe il 30%
dei casi totali. Ma questo è un calcolo teorico, e comunque anche in questo
caso il principale problema non è la pedofilia.
Inoltre parliamo di “casi” di
pedofilia, non di percentuali di preti pedofili. Infatti nel JJR 1 troviamo che
il 3% dei preti accusati erano responsabili del 26% di tutti i casi denunciati
tra il 1950 e il 2002. Curiosamente il rapporto non dice l’età e il sesso dei
minori molestati da questo 3%. Ma anche se una parte di questi preti fosse
pedofila, la percentuale dei preti pedofili tra quelli accusati di molestie è
certamente molto al di sotto del 26%.
Per questo il JJR 2 ha dovuto
ribadire che è sbagliato definire pedofili tutti i preti accusati di abuso dei
minori. Se poi siano il 5 o il 10% o cos’altro, nessuno può dirlo, i due
rapporti non lo hanno chiarito.
Ma se il problema principale non
è la pedofilia, qual è allora il problema nella sessualità della maggioranza
dei preti coinvolti?
L’82% di tutte le presunte
molestie consumate tra il 1950 e il 2002 aveva come vittime dei maschi: il 12%
sotto gli 11 anni, come abbiamo visto, il restante 70% tra gli 11 e i 17 anni.
Il che vuol dire che la grande maggioranza dei casi ha a che fare con
l’«ordinaria» omosessualità. In generale i pedofili non si rivolgono a bambini
dello stesso sesso, e certamente neanche gli eterosessuali. Inoltre, è
innegabile che una rilevante parte di uomini con orientamento omosessuale sia
attratta dagli adolescenti e preadolescenti. Secondo una ricerca, circa il 20%
dei maschi omosessuali attivi preferisce adolescenti e preadolescenti, un altro
20% preferisce ragazzi nella tarda adolescenza e giovani adulti. Quindi circa
il 40% di maschi omosessuali ha un’attrazione per gli adolescenti, che viene
chiamata efebofilia.
Una buona notizia è che dagli
anni ’80 il numero di casi denunciati di molestie ha iniziato a diminuire, il
che sembra coincidere con le misure preventive prese nel 1981 dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal cardinale
Ratzinger.
Sì, questo documento vaticano può
avere aiutato, soprattutto se lo vediamo come parte di sforzi congiunti durante
il pontificato di Giovanni Paolo II per mettere mano alla confusione morale e
dottrinale causata dal dissenso nella Chiesa del post-Concilio, che senza
dubbio è stato uno dei fattori più importanti nell’abbassare la resistenza di
molti preti ai propri impulsi sessuali, omo o eterosessuali che fossero. Ma
sicuramente ci sono stati altri fattori a giocare un ruolo in questa
diminuzione di casi. Ad esempio, in alcuni paesi a causa dell’abbandono di
tanti preti e religiosi, molte scuole e istituzioni educative hanno dovuto
chiudere. La frequenza in chiesa dei ragazzi è diminuita drasticamente: in
altre parole sono venuti meno quei luoghi dove alcuni preti con problemi
potevano avvicinare i ragazzi.
Non dobbiamo però credere che sia
calato allo stesso modo il comportamento omosessuale dei preti. Una visione più
liberal riguardo al comportamento omosessuale era già penetrata in profondità
nella Chiesa. E contemporaneamente molti giovani con orientamento omosessuale
erano entrati nei seminari e diventati sacerdoti. Inoltre l'età dei partner
sessuali di seminaristi e preti omosessuali si sposta in avanti man mano che il
comportamento omosessuale viene sempre più apertamente tollerato e
normalizzato.
Eppure il JJR 2 non tira le
conclusioni. Anzi, sposta l’attenzione su una rigida educazione moralistica ricevuta
in famiglia come causa di comportamenti scorretti, e comunque non rileva alcuna
differenza sostanziale tra i preti accusati di abusi e gli altri sacerdoti.
Come mai queste conclusioni, peraltro non suffragate da nessun dato oggettivo?
Sicuramente questa è una parte
molto debole del rapporto, io credo per due motivi essenzialmente: il primo è
che i ricercatori del John Jay College sono incompetenti quanto a
investigazioni “psicologiche”. Secondo motivo, sicuramente più importante, è il
tentativo di coprire l’evidente “impronta” omosessuale in tutta la faccenda:
questo è un tabù che deve essere protetto. Per questo si è evitato di cercare e
presentare i dati come una seria ricerca, non viziata da pregiudizi, dovrebbe
fare: dividendo tutti i casi in categorie molto ben individuate: quelli che
hanno abusato di maschi minori di 11 anni, quelli che hanno abusato di femmine
sotto gli 11 anni, quelli che hanno abusato di maschi tra gli 11 e i 13 anni,
le femmine della stessa età, e così via. In questo modo la verità emergerebbe
con chiarezza.
Quindi le conclusioni del JJR 2
sono fuorvianti…
Lo sono perché cercano di
nascondere la realtà, accreditando una delle parole d’ordine del movimento gay:
gli omosessuali non hanno una maggiore inclinazione alle molestie rispetto agli
eterosessuali. Così si arriva a fare contorsioni linguistiche per non dire ciò
che appare evidente. Ad esempio il JJR 2 rifiuta con sdegno “la diffusa
speculazione… che l’identità omosessuale è legata agli abusi… soprattutto a
causa dell’alto numero di vittime di sesso maschile”. Speculazione? Quasi l’85%
delle vittime sono adolescenti maschi e loro pensano di poter liquidare
tranquillamente il fattore omosessuale? Questa è cecità voluta. Nessuno che
abbia familiarità con il problema delle molestie subite da parte di
insegnanti, in istituti, nelle famiglie
adottive e così via, può dubitare delle motivazioni omosessuali che sono
all’origine della maggioranza dei casi. Piuttosto è la conclusione del JJR 2 secondo
cui i preti che abusano di minori non sono distinguibili dagli altri preti a
essere pura fantasia. Questo vorrebbe dire che ci sarebbe stato qualche
migliaio di normali preti eterosessuali che hanno cercato gratificazione
sessuale con ragazzi invece che con ragazze. E’ una cosa priva di senso, chi
può darvi credito?