martedì 23 ottobre 2012


17/10/2012 - 14:28 - Aborto, la Toscana rimane ai primi posti in Italia di Andrea Bernardini - http://www.toscanaoggi.it
La scorsa settimana il ministero della salute ha divulgato i dati relativi agli aborti in Italia. Abbiamo provato a rileggerli insieme al dottor Renzo Puccetti, medico, docente di bioetica alla Pontificia Università Regina Apostolorum.
Dottor  Puccetti, il numero di aborti in Italia è in calo. E in Toscana?
«Il trend della Toscana segue quello nazionale. Nella nostra regione, nel 1982 – anno del picco storico – gli aborti ufficiali furono 17.602, nel 2010 sono stati 7.665. Se nel 1982 veniva soppresso volontariamente il 38% dei bambini concepiti, oggi la percentuale è del 19,4%. Nella classifica dell’abortività la Toscana si è storicamente collocata ai primi posti: anche oggi è purtroppo così».
Perché secondo lei gli aborti sono così diminuiti?
«Quello che possiamo dire è che sono diminuiti gli aborti ufficiali dai primi anni di legalizzazione, avvenuta nel 1978. Il ministero della salute afferma nel rapporto di quest’anno che prima della legge il numero di aborti era compreso tra 220 e 500 mila all’anno: ma questa stima si basa su proiezioni ricavate da modelli matematici i cui coefficienti, variati in maniera arbitraria di poche unità, possono fare oscillare di centinaia di migliaia e persino di milioni il numero degli aborti stimati. Chi abbia letto la disamina della demografa francese Clementine Rossier dei metodi adottati per stimare gli aborti clandestini sa che le cose stanno così. In quegli anni infatti il professor Roberto Colombo pubblicò una stima degli aborti clandestini che ne indicava il numero attorno alle 100.000 unità ed in Inghilterra prima della legalizzazione gli aborti erano valutati tra i 15.000 e i 100.000. Mi chiedo: è credibile affermare che in Italia prima della 194 si abortiva ad un tasso tre volte quello inglese ed oggi della metà?»
Perché è importante questo aspetto?
«Perché se si dice che prima gli aborti erano mezzo milione ed ora, dopo oltre 30 anni di legge abortista sono poco sopra i centomila, diventa facile fare credere anche a chi è contrario all’aborto che approvare la legge sia stato un bene. Insomma, si crea un consenso soporifero della ragione attorno alla legge».
Perché soporifero della ragione?
«Perché non si capisce per quale motivo le donne non rischiando nulla, avendo l’aborto disponibile in ogni città e per di più in forma gratuita, dovrebbero abortire di meno, di quando invece rischiavano penalmente, dovevano cercare e pagare chi avrebbe fatto l’aborto. Rimango a dati ben più solidi rispetto alle stime degli aborti clandestini: mi riferisco alle nascite e ai calcoli demografici del professor Cazzola di Bologna che ha quantificato in 20 mila la diminuzione dei bambini nati subito dopo l’approvazione della legge».
Ma non potrebbe essere che il calo degli aborti sia dovuto alla diffusione della contraccezione?
«Guardi, sono appena tornato da Roma dove ho presentato al congresso mondiale di ginecologia un nostro studio in cui si mostra che negli Stati americani dove la contraccezione è più usata, gli aborti non sono inferiori ed addirittura risultano più numerosi laddove si ricorre di più al preservativo. Escludendo gli aborti spontanei ed adottando un livello di contraccezione ormonale nettamente più basso, l’Italia mostra un tasso di gravidanze inferiore del 31% e del 40% rispetto a quello di Francia e Gran Bretagna, paesi dove l’abortività è peraltro il doppio di quella ufficiale per l’Italia. Aggiungo che rispetto al 1997 in Italia l’abortività è aumentata nella fascia di età sotto i 25 anni, quella che ad esempio fa l’uso maggiore della pillola del giorno dopo. Il professor Dalla Zanna, docente di scienze statistiche all’Università di Padova, in una pubblicazione scientifica del 2005 sul “Journal of Population Research” ha riconosciuto che in Italia le fertilità e le gravidanze indesiderate sono mantenute basse senza dovere ricorrere alla contraccezione ormonale».
E quanto ai medici obiettori la Toscana com’è messa?
«Il 62% dei ginecologi che lavorano nelle strutture toscane dove si effettuano gli aborti è obiettore, un livello inferiore rispetto al 69% del dato nazionale, ma comunque una percentuale che rispetto al 1997 è cresciuta del 10%. In termini assoluti però questo non significa una carenza di personale non obiettore; nel 1997 vi erano 167 ginecologi non obiettori e nel 2010 si sono ridotti a 133, ma poiché gli aborti effettuati ufficialmente sono diminuiti, il carico annuale di aborti per singolo ginecologo non obiettore è cresciuto di solo 3 unità, cioè è rimasto praticamente costante».
I dati
Nel 2011 sono state effettuate 109.538 IVG (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234.801 casi). È quanto emerge dalla relazione inviata dal ministro della Salute, Renato Balduzzi ai Presidenti del Senato e della Camera in cui vengono illustrati i dati preliminari per l’anno 2011 e i dati definitivi relativi all’anno 2010 sull’attuazione della legge n. 194 del 1978, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’IVG, nel 2011 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decremento del 5,3% rispetto al 2010 (8,3 per 1.000) e un decremento del 54,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000).
Nel 2010 si evince una stabilizzazione generale dell’obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti. A livello nazionale, per i ginecologi si è passati dal 58.7% del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007, al 71.5% del 2008, al 70.7% nel 2009 e al 69.3 nel 2010; per gli anestesisti, negli stessi anni, dal 45.7% al 50.8%. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38.6% nel 2005 al 44.7% nel 2010. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi si osservano principalmente al sud: 85.7% in Molise, 85.2% in Basilicata, 83.9% in Campania, 81.3% a Bolzano e 80.6% in Sicilia. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo di più di 75% in Molise e Campania e 78.1% in Sicilia) e i più bassi in Toscana (27.7%) e in Valle d’Aosta (26.3%).
Dai dati trasmessi dalle Regioni risulta poi che la RU486 è stata usata nel 2010 in 3.836 casi (3,3% del totale delle IVG per il 2010) e 3.404 casi nel primo semestre del 2011. L’uso è avvenuto nel 2010 in tutte le Regioni tranne Abruzzo e Calabria e nel 2011 non è stato utilizzato solo nelle Marche.

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