mercoledì 24 ottobre 2012


Quando i giudici si fanno politici l’incompetenza diventa reato - Piero Ostellino 24 ottobre 2012 - http://www.corriere.it

La condanna per omicidio colposo dei sette esperti della commissione Grandi rischi - che non avrebbero saputo prevedere, e denunciare, gli imminenti, e gravi, pericoli del terremoto dell'Aquila - è, che piaccia o no, una sentenza politica. In un Paese normale - dove la competenza la si giudica con criteri scientifici e meritocratici - la Politica si sarebbe assunta la responsabilità delle proprie manchevolezze.
Soprattutto nella concessione di disinvolti permessi di costruzione e di abitabilità in zone sismiche e altrimenti pericolose. E avrebbe fatto una onesta riflessione circa il proprio ruolo nella circostanza e rimosso i sette «per incompetenza».
Illustr.di Beppe GiacobbeIllustr.di Beppe Giacobbe
Poiché la politica, che ha evidentemente la coda di paglia, non lo ha fatto, i sette sono stati condannati da un Tribunale che ne ha esercitato, a modo suo, le veci.
È l'effetto della «giuridicizzazione» della politica, cioè della funzione di supplenza della Politica che la Giustizia esercita dai tempi di Mani Pulite; quando il Paese cambiò partiti e uomini per via giudiziaria, invece che per via parlamentare.
Allora, chi, come Craxi, aveva cercato di ricondurre Tangentopoli nell'ambito della (cattiva) politica, chiamando, in un celebre discorso in Parlamento, i partiti alle loro responsabilità, fu massacrato e il moralismo subentrò alla Politica. Ai governi protettori dei «mariuoli» subentrarono i cosiddetti governi degli onesti, fino a quel momento all'opposizione, ma gli scandali, invece di diminuire, sono addirittura aumentati perché il sistema è rimasto lo stesso. Ora, è accaduta una cosa analoga; la sentenza, in assenza della Politica, ha ubbidito a una logica moralistica; che è diventata politica per supplenza.
Da noi - dove la cultura politica dei partiti, dei media, dell'opinione pubblica è la stessa di un matematico che metta in colonna i numeri senza mai arrivare alla loro somma - la sentenza non solo è politica, ma rientra anche in una sorta di «anormale normalità». La responsabilità maggiore di tale distorsione culturale, prima che politica e/o giudiziaria, l'hanno i media, che non fanno il loro mestiere, ma assecondano il pessimo andazzo della politica, di certa magistratura e dell'opinione pubblica, accumulando dati senza mai pervenire a una loro sintesi. Se un errore di previsione professionalmente riprovevole non è sanzionato politicamente e amministrativamente, è normale che diventi, agli occhi della popolazione vittima del sisma, moralmente e penalmente «colposo» e, nel giudizio di un Tribunale, un reato. Ma è lecito il dubbio, a questo punto, se l'uno e l'altro siano degni di un Paese civile.
La notizia della sentenza, del resto, fa il paio con quella dello stesso giorno sullo scandalo suscitato dalle parole del ministro Fornero che ha invitato i giovani a «non essere schizzinosi» nella ricerca del lavoro. Anche qui nessuno ha tirato le somme.
È il valore legale del titolo di studio, già denunciato da Luigi Einaudi, che produce laureati «schizzinosi» nella ricerca del Lavoro, cioè dei disoccupati che si aspettano dallo Stato - oltre al riconoscimento del diritto di fare certi lavori conferito loro dalla «legalità» del titolo - anche «un posto» confacente al proprio status giuridico. Se avessimo un sistema politico liberale, invece che statalista e dirigista, si sarebbe già posto rimedio all'inconveniente.
Se il nostro giornalismo avesse una cultura realista e liberale, invece che moralista e scandalistica, denuncerebbe e, soprattutto, spiegherebbe tali distorsioni, e la politica sarebbe, almeno, posta davanti alle proprie responsabilità. Cambieremo, allora, ancora una volta, la classe politica per via giudiziaria, ovvero sarà, prima o poi, un nuovo «uomo della Provvidenza» a farlo? E, ancora una volta, dovremmo concluderne che, date certe demagogiche premesse, il neo-autoritarismo altro non sarebbe che «l'autobiografia della nazione»?
postellino@corriere.it

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