mercoledì 21 novembre 2012


Cosa succederà fra dieci anni con l’introduzione del matrimonio gay? L’esempio del Canada

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novembre 21, 2012 Benedetta Frigerio
«Cosa vuoi che cambi?»; «vogliono vivere così? Sia pure, non mi tocca». Sono alcune delle risposte, più o meno istintive, di fronte alla possibile introduzione del matrimonio omosessuale nelle democrazie occidentali. A spiegare perché, prima di giungere a conclusioni affrettate, sarebbe meglio approfondire l’argomento è Bradley Miller, professore alla Princeton University e alla Western University dell’Ontario.
DISCRIMINAZIONE AL CONTRARIO. Con un articolo pubblicato sul sito dell’istituto di ricerca Witherspoon di Princeton, il professore prende ad esempio il Canada, dove il matrimonio omosessuale è stato accettato dieci anni fa, per descrivere l’impatto che ha sui diritti umani, sulla libertà di educazione, sulla libertà religiosa, sull’opinione pubblica e sul matrimonio tra uomo e donna. Fatte salve le differenze fra i paesi, «l’esperienza canadese rende evidente l’impatto di breve periodo del matrimonio omosessuale in una società simile a quella americana», afferma Miller. Il professore, spiegando che in Canada il matrimonio omosessuale è considerato dalla legge alla pari di quello naturale, racconta che ora «chiunque si discosta dalla nuova ortodossia è considerato persona animata da fanatismo e ostilità nei confronti di chi ha tendenze omosessuali». Insomma, in nome dell’uguaglianza si è giunti all’opposto: «Chi pensa che una cosa vale l’altra è accettato, chi solo crede diversamente è discriminato».
MULTE E PROCESSI. Miller esemplifica parlando dei ministri civili e di quando alcune istituzioni provinciali hanno negato il diritto all’obiezione di coscienza a molti di loro, chiedendone le dimissioni perché non volevano celebrare matrimoni omosessuali. Violando la loro libertà di coscienza il governo ha multato anche i Cavalieri di Colombo, la più grande organizzazione cattolica di volontariato, quando non ha affittato la propria struttura per il ricevimento di nozze di due omosessuali. Violando sia la libertà religiosa sia quella di espressione, la commissione dei diritti umani ha poi indagato e processato diverse persone, inclusi i sacerdoti, solo per aver spiegato come mai il matrimonio eterosessuale fosse da loro ritenuto alla base dello sviluppo della società. «Alcuni – continua Miller – hanno dovuto pagare multe profumate, hanno dovuto scusarsi e promettere di non parlare più di questo tema». Oltre ai cittadini normali, «perseguiti anche solo per aver espresso perplessità inviando lettere ai giornali, sono stati presi di mira anche i ministri di piccole congregazioni cristiane». Mentre «un vescovo cattolico è stato denunciato due volte per alcune opinioni espresse in una lettera pastorale sulla famiglia».
Il professore fa notare i costi finanziari di chi ha potuto rispondere alle querele. Si tratta di «centinaia di migliaia di dollari di spese legali non rimborsabili, in casi che richiedono anni per essere risolti. Mentre una persona con poche risorse economiche, che ha destato l’attenzione della commissione dei diritti umani, non ha speranze di difendersi: questa non può fare altro che accettare il richiamo della commissione, pagare la multa e poi osservare la direttiva per rimanere per sempre in silenzio».

CONTRO INSEGNANTI E GENITORI. Ad essere particolarmente a rischio di provvedimenti disciplinari sono gli insegnanti, «i quali se solo pronunciano una frase sul matrimonio omosessuale, anche fuori dalle ore di lezione, sono accusati di contribuire a formare un ambiente ostile agli alunni con tendenze omosessuali». Peggiore la situazione dei genitori: «La riforma dei curriculum nega ai genitori di esercitare il loro storico diritto di veto su processi educativi discutibili. I nuovi curriculum sono permeati da riferimenti positivi al matrimonio omosessuale, non solo in una disciplina ma in tutte. Di fronte a questa strategia di diffusione, l’unica difesa dei genitori è quella di rimuovere i propri bambini dal sistema della scuola pubblica», perché «i tribunali sono ostili alle obiezioni delle famiglie».
Il professore sottolinea come tutto sia partito da misure anti-bullismo e anti-discriminatorie, per sfociare «in una lesione delle famiglie che non ha nulla di diverso dall’indottrinamento dei bambini, dando un significato al matrimonio che è fondamentalmente diverso da quello che i genitori pensano sia il migliore per il bene dei loro figli (…) sin da piccoli si insegna loro che la logica fondamentale del matrimonio non è altro che la soddisfazione del desiderio mutevole di compagnia di un adulto».

LO STATO ENTRA IN CASA. Peggio, perché lo Stato è arrivato a dettare legge anche in casa altrui, negando di fatto uno spazio di libertà anche fuori dalla scuola pubblica. Miller prende ad esempio quel tipo di leggi che usano due pesi e due misure, obbligando le scuole cattoliche ad accettare al loro interno club per i diritti omosessuali, «mentre proibisce alle scuole pubbliche di affittare spazi a organizzazioni che non concordano sul codice di comportamento richiesto dalla nuova ortodossia».
Ora, poi, i sostenitori della poligamia in Canada esultano, perché con l’introduzione del matrimonio omosessuale «non ci sono più le basi giuridiche per negare la poligamia», che «non è ancora legale, ma è tollerata senza che siano stati avanzati impedimenti legali ad essa». Infine, i dati sui matrimoni in calo dicono che quello omosessuale, al contrario di quanto si argomentava per introdurlo, non ha rinforzato la cultura matrimoniale.
Miller conclude quindi che, anche se non ci sono dati sui divorzi, si «è allargata l’accettazione di un modello di unione instabile, basata sul desiderio mutevole di compagnia». Se questi sono gli effetti di breve periodo della legalizzazione del matrimonio omosessuale, si può solo immaginare quali siano i costi antropologici di più lungo raggio purtroppo solo in parte visibili.

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