Settembre, tempo di POF. Il Piano dell’Offerta Formativa tiene impegnati gli insegnanti in questi giorni di ripresa dell’anno scolastico. Un impegno importante che vede i consigli di classe programmare il lavoro dell’intero anno scolastico, nei contenuti, nelle discipline privilegiate, in quelle aggiuntive, nelle azioni di continuità, orientamento, nell’articolazione modulare etc. etc. Il Piano dell’offerta formativa è infatti “la carta d’identità della scuola: in esso vengono illustrate le linee distintive dell’istituto, l’ispirazione culturale-pedagogica che lo muove, la progettazione curricolare, extracurricolare, didattica ed organizzativa delle sue attività”, come si legge nell’area Istruzione del MIUR, il ministero appunto dell’istruzione, università e ricerca.
Da quest’anno i docenti avranno per la stesura del POF un aiuto insperato. Lasciatoci in eredità dall’abbraccio Fornero Profumo, rispettivamente ministri del Lavoro e dell’Istruzione del governo Monti di triste memoria. Si tratta del Protocollo d’Intesa stilato tra i due nel gennaio 2013 “Contro la Violenza e le Discriminazioni” dove, in nome dei diritti della persona, il rispetto verso gli altri, l’educazione alla legalità e via discorrendo, tra le tante forme possibili di violenza e discriminazione, che da sempre la scuola combatte, trova un posto preminente quella che prende di mira l’orientamento sessuale, l’omosessualità, la transessualità, l’identità di genere.
Insomma, la scuola deve insegnare, d’ora in avanti, che omo è bello e che a nessuno è consentito affermare il contrario, pena l’essere tacciato di discriminazione o violenza. I signori docenti ne prendano atto e adeguino il POF a questo nuovo vangelo.
In aiuto di quanti di essi si sono trovati un po’ disorientati e sprovveduti a tale bisogna è corsa la RE.A.DY Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni anti discriminazioni per l’orientamento sessuale ed identità di genere in cui collaborano ovviamente con tutto il loro peso gli Enti Regione e gli Uffici Scolastici Regionali, che ha elaborato veri e propri percorsi formativi ed educativi (si fa per dire) cui possono attingere gli insegnanti. Si chiama Move Up-Destinazioni alternative quello che in Piemonte è stato inviato a tutti i dirigenti scolastici e agli insegnanti dotati di posta elettronica (ricevuto anche dalla sottoscritta ancorché in pensione da qualche anno), ma sicuramente anche le altre Regioni non saranno state da meno e si saranno attivate per supportare i docenti in difficoltà sul tema. Elaborato per scuole secondarie di secondo grado, Move Up mette in soffitta i due sessi biologici e dà ovviamente per acquisito con certezza apodittica il concetto di orientamento sessuale. Indica come strumenti per l’approfondimento manuali e pubblicazioni di associazioni LGTB, che possono essere anche interpellate direttamente e chiamate in classe. A insegnare l’how to? Mah. Ugualmente, tra i partner da interpellare è indicata l’AGEDO, Associazione di genitori di omosessuali (soddisfatti di esser tali…), mentre, nel più perfetto sprezzo del pluralismo scolastico che informa tutto il progetto e che raccomanderebbe di sentire tutte le campane, non si fa parola dell’AGAPO, associazione di genitori di omosessuali che cercano aiuto per guarire.
Incuriosiscono molti punti di questa guida POF. Quale attività per allievi/e da compiersi nell’anno scolastico, tanto per fare un esempio, si dovrà inserire per l’aumento della sensibilità e della conoscenza in tema di orientamento sessuale?
Si potrebbe continuare, ma non è il caso. L’unica nota positiva è che per quest’anno l’applicazione di tale programma aberrante è facoltativa. Se il parlamento italiano arriverà ad approvare la legge sull’omofobia, rifiutarsi alla eventuale richiesta di un dirigente scolastico di introdurre nel POF le schifezze di cui sopra, comporterà per un insegnante la condanna per omofobia. Con buona pace della libertà di educazione.
di Marisa Orecchia
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