martedì 5 novembre 2013

È possibile una definizione scientifica di coscienza? di Riccardo Carrara, domenica 3 novembre 2013, http://acarrara.blogspot.it/


Ieri abbiamo presentato un recente studio sui casi di pazienti con disturbi della coscienza, sottolineando il fatto che le ultime ricerche sembrano far sperare che in un futuro, speriamo non troppo lontano, possano essere costruiti dei dispositivi che aiutino questi pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza a reagire con il mondo esterno.

Tutte le volte che si affrontano questi casi rimane una domanda fondamentale da risolvere e il corrispondente concetto da chiarire: cosa intendiamo quando parliamo di coscienza? Spesso, si utilizzano termini diversi per intendere la stessa cosa, altre volte, invece, con differenti termini si vogliono indicare diversi aspetti: coscienza, consapevolezza, attenzione, concentrazione, risposta agli stimoli esterni...

Alcuni psicologi della UCLA, l'Università della California a Los Angeles, stanno cercando di dare un definizione scientifica di coscienza e hanno fatto un primo passo con lo studio pubblicato su PLoS Computational Biology del 9 ottobre 2013 dal titolo "Dynamic Change of Global and Local Information Processing in Propofo-Induced Loss and Recovery of Consciousness".

È veramente possibile dare una definizione scientifica di coscienza? Che cosa ha evidenziato questo studio? Gli psicologi della UCLA che definizione vogliono dare alla coscienza?

Gli stessi studiosi affermano nel loro articolo che "Nonostante la centralità della coscienza nella nostra esperienza, nessun accordo è ancora emerso su quali aspetti della funzione cerebrale sottolineano la sua presenza, e quali cambiamenti sono connessi alla sua scomparsa nel cervello sano (ad esempio durante il sonno) e in condizioni patologiche (es. , coma). Di conseguenza, ci troviamo in difficoltà a rispondere anche alle domande fondamentali riguardanti la presenza, assenza, il grado e la natura del fenomeno della coscienza negli esseri umani e nelle altre specie". 


Da queste poche righe già si potrebbe discutere sul significato di coscienza che stanno presupponendo gli autori: davvero perdiamo coscienza durante il sonno? Che definizione di coscienza soggiace a questo ragionamento?
Certamente, la difficoltà di trovare una risposta unanime riguardante la presenza, assenza, grado e natura del fenomeno coscienza è palese.

"Che sia unica per gli esseri umani o no, la coscienza è un aspetto centrale della nostra esperienza del mondo. L'impronta digitale neurale di questa esperienza, tuttavia, rimane uno degli aspetti meno compresi del cervello umano", continuano gli autori, che nel loro studio hanno sottoposto 12 volontari sani allo studio funzionale tramite fMRI per valutare, con misure matematiche derivate dalla emergente teoria dei grafi, la riconfigurazione dinamica delle connessioni tra le aree cerebrali durante la veglia, la sedazione indotta da propofol, la perdita di coscienza e il recupero della veglia.

In questo studio, quindi,  si segue una recente idea teorica secondo cui il fattore cruciale sottostante la coscienza possa essere la modalità con cui vengono scambiate le informazioni tra le diverse parti del cervello. Nello specifico, noi rappresentiamo il cervello come una rete di regioni che scambiano informazioni. Dato questo presupposto si può valutare come diversi livelli di coscienza indotti da anestetico influenzano la qualità di scambio di informazioni attraverso le diverse regioni della rete cerebrale. 

La conclusione dello studio è che "Complessivamente, i nostri risultati mostrano che ciò che rende lo stato di perdita della coscienza indotto da propofol  diverso da tutte le altre condizioni (cioè, insonnia, sedazione leggera e recupero coscienza) è il fatto che tutte le regioni del cervello sembrano essere funzionalmente più distanti, riducendo l'efficienza con cui le informazioni possono essere scambiate tra le varie parti della rete".

La questione, in definitiva, risulta ancora complessa e il rotolo della matassa da svolgere appare ancora molto grande. Sebbene un crescente insieme di evidenze sperimentali stia cominciando  ad affrontare la questione, ad oggi ancora si fa fatica a rispondere anche alle domandi fondamentali riguardanti la natura della coscienza. Eppure sembra essere proprio in queste ultime parole la chiave di queste difficoltà: può la scienza sperimentale definire la "natura della coscienza"?

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