lunedì 18 novembre 2013
di Alberto Carrara, LC
Il termine neurobioetica, che invece vuol sottolineare la centralità della persona umana in ambito di ricerca neuroscientifica, è stato coniato ed utilizzato per la prima volta nel 2005 dal neuroscienziato James Giordano.
Il 10 marzo del 2009, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, sorse il Gruppo di Neurobioetica, una realtà costituita da professionisti e studiosi provenienti da diversi ambiti che attraverso una metodologia di approccio pluri e interdisciplinare affrontano sia le questioni etiche delle Neuroscienze, come pure le Neuroscienze dell’etica51.
Altre date salienti nella storia della Neuroetica riguardano le numerose conferenze e riunioni in merito che hanno proliferato dal maggio 2002 ad oggi.
Come non ricordare le primissime degli anni 2002 organizzate dall’American Association for the Advancement of Science, attraverso la rivista Neuron, e che ha intitolato l’evento Understanding the Neural Basis of Complex Behaviors: The Implications for Science and Society. Altre importanti tappe di consolidamento della Neuroetica furono le conferenze organizzate dalla Royal Institution di Londra sul tema: Neuroscience Future. Grazie a questi eventi si scatenò un vero e proprio interesse a livello mediatico sulle implicazioni etiche delle applicazioni all’essere umano delle neurotecnologie.
La rivista Neuron uscì con un articolo storico firmato della neuroscienziata e filosofa Adina Roskies52. Oltre a ciò, nella rivista britannica The Economist uscirono una serie di articoli monografici sul cervello dove venivano messe in evidenza le conseguenze etiche di detti studi neuroscientifici (2 maggio 2002). Il 16 maggio 2002 il The New York Times pubblicò un editoriale dello stesso William Safire in merito.
Nel 2003 avvenne un fatto importante per la storia della Neuroetica: la Society for Neuroscience organizzò, per la prima volta, una conferenza sulla neuroetica e nel 2005 la stessa società iniziò una serie di incontri pubblici sull’impatto della ricerca neuroscientifica a livello sociale.
Nello stesso anno, 2005, il neuroscienziato James Giordano conia il neologismo neurobioethics volendo sottolineare la centralità dell’individuo umano nel contesto della discussione neuroscientifica53. Giordano vuole integrare la riflessione sul cervello nella cornice più ampia dell’intero sistema vitale e biologico dell’essere umano, senza dimenticare o tralasciare la sua intrinseca relazionalità all’ambiente esterno: sociale e culturale.
Non si può non menzionare in questo contesto storico la “creazione”, presso la città californiana di Asilomar, nel 2006, della Neuroethics Society. Questa società conta con un nutrito gruppo di studiosi, scienziati, clinici che, insieme ad altri professionisti, condividono uno stesso interesse comune che mira a mettere in luce le ripercussioni sociali, legali, etiche e politiche degli sviluppi delle neuroscienze.
Infine, bisogna far menzione che dal marzo 2008, l’editoriale Springer iniziò a pubblicare una rivista specialistica intitolata Neuroethics, sotto la direzione del professor Neil Levy.
50 Cf. W. Safire, «Visions for a new field of “neuroethics”», in: S. Marcus (ed.), Neuroethics: Mapping the Field. Conference Proceedings, Dana Press, New York 2002, 3-9.
51 Sito ufficiale del Gruppo di Neurobioetica (GdN): http://www.neurobioetica.it/; http://www.uprait.org/index.php?option=com_content&view=article&id=358&phpMyAdmin=6f4b7ccc14574744aeb2b4ccda244025&Itemid=234&lang=it; si può leggere l’interessante Editoriale della rivista Studia Bioethica a mò di inquadramento sulla Neurobioetica: http://www.uprait.org/sb/index.php/bioethica/article/viewFile/517/380; il GdN è parte dell’UNESCO Chair in Bioethics and Human Rights: http://www.unescobiochair.org/index.php?option=com_content&view=article&id=53&Itemid=28; a coronamento dei primi 3 anni di attività (2009-2012) è stato organizzato un Corso Estivo di Approfondimento di due settimane nel 2012: http://www.uprait.org/index.php?option=com_eventlist&view=details&id=223; si può consultare l’intervista che mi è stata fatta: http://www.zenit.org/it/articles/la-persona-al-centro-della-neurobioetica; a questo riguardo si possono scaricare i poster riassuntivi dell’attività del Gruppo di Neurobioetica (GdN) ai seguenti indirizzi: http://f1000.com/posters/browse/summary/1089636; http://cdn.f1000.com/posters/docs/251651915; http://cdn.f1000.com/posters/docs/108805818; le attività del GdN dal 2009 al 2011 sono riassunte in questo breve articolo in lingua inglese: http://www.regnumchristi.org/english/articulos/articulo.phtml?se=364&ca=118&te=782&id=33232.
52 Cf. A. L. Roskies, «Neuroethics for the new millennium», Neuron 35, 2002, 21-23; si può anche consultare per approfondimenti ulteriori: A. L. Roskies, «What’s New in Neuroethics», in: J. Binckle (ed.), The Oxford Handbook of Philosophy and Neuroscience, Oxford University Press, Oxford 2009, 454-470; A. L. Roskies, «Che cos’è la neuroetica?», in: V. A. Sironi – M. Di Francesco (a cura di), Neuroetica. La nuova sfida delle neuroscienze, Laterza, Bari 2011, 21-42.
53 http://www.neurobioethics.com/; http://neurobioethics.wordpress.com/.
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