In quasi tutti i contesti socio-culturali, il suffisso “neuro” sta trovando così largo impiego e successo per le finalità più svariate: dal vendere al convincere. Si parla già di neuro-mania, neuro-fobia e di neuro-filia. Le immagini di risonanza magnetica fanno già parte della cultura d’ogni giorno: termini come PET (tomografia ad emissione di positroni) o risonanza magnetica funzionale (fRMN) sono parte integrante della nostra memoria, li abbiamo uditi ed ascoltati ripetutamente per radio, in televisione, li abbiamo letti su Internet e in migliaia di reti sociali nelle circostanze più disparate.
In questo contesto di applicazione all’uomo delle tecnologie neuroscientifiche, come già dal 1970 con l’oncologo Potter si era costituita la “bioetica”, così è sorta in questi ultimi anni la pseudo-disciplina denominata Neuroetica o Neurobioetica che ha “festeggiato” lo scorso anno 2012, il suo 10° anniversario dalla “nascita”.
La narrativa storica delle Neuroetica affonda le sue origini sin dagli anni ’40 del secolo scorso.
Bisogna ricordare, infatti che le società scientifiche che si occupano del cervello umano si costituirono proprio a partire dalla Federation of EEG and Clinical Neurophysiology, evento celebrato a Londra nel 1947, dall’omologo celebrato a Mosca nel 1958, dalla fondazione del International Brain Research Organization (IBRO) nel 1961, auspicata e voluta dall’UNESCO, e dalla nascita della Society for Neuroscience nel 196940. Queste società si focalizzarono inizialmente alla promozione scientifica della ricerca sul cervello, riservando un’attenzione marginale alle implicazioni etiche e/o sociali di tali ricerche e applicazioni.
Solo a partire dal 1972 la Society for Neuroscience istituì un Comitato di Responsabilità Sociale, il Commitee on Social Responsability, che poi divenne il Social Issues Commitee, che aveva lo scopo di informare tutti i membri della società scientifica e l’opinione pubblica, sulle implicazioni sociali degli studi relativi al sistema nervoso. Questo comitato risultò di capitale importanza nello stabilire le diverse regolamentazioni etiche sull’impiego di animali da esperimento, nello specifico, primati e non primati.
Nel 1983 questo stesso comitato iniziò una serie di tavole rotonde annuali su tematiche sociali, successivamente si iniziarono a trattare temi come: il miglioramento cognitivo, la morte cerebrale, la neurotossicità, etc.
Lo scienziato spagnolo José Delgado, grazie ai suoi studi di neuro-elettrostimolazione, ottenne le prime pagine del New York Times il 17 maggio 1965.
Delgado aveva infatti impiantato un elettrodo nel cervello di un toro da corrida, sulla scia remota delle torpedini di Scribonio Largo del primo secolo della nostra era. Lo stimolo elettrico prodotto e controllato dal ricercatore spagnolo dimostrò, per la prima volta in modo rigoroso e scientifico, che modificazioni a livello elettrico cerebrale potevano modificare la condotta animale. Il toro infatti veniva manipolato nella sua corsa giungendo fino a retrocedere davanti alla famosa bandiera rossa41. Questi risultati, insieme alle sperimentazioni con LSD (dietilammina dell’acido lisergoco) su elefanti (sempre degli anni ’60) ad opera del ricercatore statunitense Louis West42, segnano i primi tentativi seri e scientifici di valutare, dalla prospettiva etica, i progressi e le scoperte neuroscientifiche.
In questo modo “nacque”, ancora in forma implicita, la Neuroetica.
40 Cf. J. M. Giménez Amaya – S. Sánchez-Migallón, De la Neurociencia a la Neuroética..., 64-65.
41 Per ulterior approfondimenti sulle ricerche del professor José Delgado si possono consultare i seguenti articoli scientifici posti in ordine cronologico: Cf. J. M. R. Delgado – R. B. Livingston, «Some respiratory, vascular and thermal responses to stimulation of orbital surface of frontal lobe», J. Neurophysiol. 11 (1), 1948, 39-55; Yale J Biol Med. 28 (3-4), Dec-Feb 1955-6, 245–252; J. M. R. Delgado, «Hidden motor cortex of the cat», Amer. J. Physiol. 170 (3), 1952, 673-681; J. M. R. Delgado, «Permanent implantations of multilead electrodes in the brain», Yale J. Biol. Med. 24 (5), 1952, 351-358; P. D. MacLean – J. M. R. Delgado, «Electrical and chemical stimulation of frontotemporal portion of limbic system in the waking animal», Electroencephalogr Clin Neurophysiol. 5(1), Feb 1953, 91-100; V. H. Mark – F. R. Ervin – W. H. Sweet – J. M. R. Delgado «Remote telemeter stimulation and recording from implanted temporal lobe electrodes», Confin Neurol. 31(1), 1969, 86-93.
42 Cf. L. J. West – C. M. Pierce – W. D. Thomas, «Lysergic acid diethylamide: its effects on a male Asiatic elephant», Science 138 (7), 1962, 1100-1104.
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