«Il matrimonio è tra uomo e donna»,
l’azienda gli dimezza lo stipendio di Marzio Morganti, 14 febbraio, 2012, http://www.uccronline.it/
Se la libertà di parola è ancora
un valore fondante della democrazia, è necessario ormai ammettere che alcuni
siano più liberi di altri e che in molti farebbero meglio a tener nascoste le
loro idee: il rischio minore è il suicidio sociale. Non parliamo di pericolosi
assassini, ma di persone comuni, stimate per il loro lavoro e con moglie e
figli. La loro colpa? Non essere d’accordo con la lobby degli attivisti
omosessualisti e con il Moloch politicamente corretto che queste frange sono
riuscite a crearsi intorno. Il caso più recente è quello di Adrian Smith e
viene documentato dal quotidiano inglese “Daily Mail” : all’uomo, padre di due
bambini, è stato decurtato il 40% dello stipendio per aver scritto sul suo
profilo Facebook privato che il matrimonio è “fra uomo e donna”. Stranamente la
vicenda è stata ripresa anche da altri organi di informazione, come The
Telegraph e BBC .
Abbiamo già dato rilevanza a
molti altri episodi del genere durante l’anno appena trascorso: le minacce di
morte all’intellettuale laica Melanie Phillips, la quale ha osato criticare
sempre, sul “Daily Mail”, i programmi educativi del governo che obbligano i
bambini ad essere «bombardati dai riferimenti sugli omosessuali in ogni materia
scolastica», le minacce di stupro verso la figlia del Senatore democratico
Ruben Diaz Sr. che difendeva il matrimonio tradizionale, il violento agguato
notturno al Sindaco di Madrid Alberto Gallardon, a sua moglie e ai suoi figli,
perché aveva chiesto di diminuire il volume della musica durante il “Gay Pride”,
le bottigliate contro la manifestazione pacifica di “American Society for the
Defense of Tradition, Family and Property” a New York, l’aggressione ai fedeli
durante la funzione domenicale a Milano ecc..
Tutti questi accadimenti sono
opera di attivisti per i diritti degli omosessuali, cosa che nel senso comune
di politically correct li proteggere dall’essere catalogati per quello che
sono: criminali che gettano discredito sulle moltissime persone omosessuali
discrete, rispettose delle opinioni degli altri e della legge, con il vile
scopo del guadagno e della sopraffazione del diverso per un proprio Faustiano
senso di soddisfazione personale. Il pestaggio, la minaccia fisica a persone o
ai loro familiari e la decurtazione punitiva dello stipendio a causa di una
semplice opinione espressa sono atteggiamenti che ricordano più il
comportamento delle milizie fasciste o sovietiche che la semplice difesa dei
propri diritti o l’espressione lecita delle proprie opinioni. Uno stato laico e
democratico dovrebbe rispettare tutte le culture presenti, eppure chi osa
criticare attira il marchio dell’omofobia, capace di togliere qualsiasi credito
alle opinioni e alla dignità umana di chi le pronuncia, tanto che ogni violenza
contro di lui appare giustificata.
Chi scrive è un cattolico etero
amico sincero, anche in opposizione di vedute sul mondo, di ragazzi e ragazze
omosessuali e bisessuali e può dire con sicurezza che le vere malattie sono
l’intolleranza, la sopraffazione e la violenza. Nemmeno sostenere i diritti di
una minoranza, che ha pur molto sofferto in passato, giustifica chi se ne
lascia contagiare.
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