venerdì 17 settembre 2010

Gli esperti: offuscato il valore sociale del matrimonio - Figli senza nozze? «Società più fragili» - In Europa un bambino su tre nasce da coppie non sposate Tendenza in crescita, ma raddoppiata negli ultimi vent’anni di Antonella Mariani – Di Nicola: i legami «liberi» rischiano di essere evanescenti. Così il futuro di tutti, dentro e fuori le mura di casa, è più incerto. La politica non l’ha ancora capito - Prandini: attenzione, sta andando in fumo la rilevanza pubblica della scelta nuziale Eppure le ricerche ci dicono che le persone sposate vivono meglio e più a lungo - Avvenire 17 settembre 2010
Oltre un bambino su 3, in tutta Eu ropa, nasce fuori dal matrimonio. È un fenomeno sociale in crescita, che coinvolge tutti i Paesi, dall’estremo Nord alle nazio ni che si affacciano sul Mediter raneo. Un fenomeno che ha visto le sue dimensioni raddoppiare in appena due decenni. Se nel 1990 le nascite da geni tori non sposati erano il 17,4 per cento del totale, nel 2008 sono pas sate al 35 per cento. È la foto grafia del Vec chio Continen te scattata dal l’Eurostat – en te di statistica dell’Unione Eu ropea– nel suo bollettino an nuale, pubbli cato nei giorni scorsi. Tutti i Paesi vedo no aumentare la quota di bimbi nati fuo ri dal matrimonio, eccetto la Danimarca, ma solo perché la percentuale è già altis sima (46 per cento). È al Nord che il fe nomeno è particolarmente massiccio: ol tre un bambino su due nasce da coppie non sposate in Estonia, Svezia, Slovenia, Francia e Bulgaria.

E in Italia? Il nostro Paese, indica l’Euro stat, segue la tendenza: se nel 1990 i bam bini nati fuori dal matrimonio erano il 6,5 per cento, nel 2008 sono stati il 17,7 per cento (un dato, per la verità, che non coincide del tutto con quello – 19,6 per cento, oltre 102 mila nati – fornito dall’I stat con riferimento allo stesso anno). «I dati confermano una tendenza in atto da decenni – riflette Riccardo Prandini, do cente di Sociologia all’Università di Bo logna –. Anche Italia, Spagna e Grecia ve dono aumentare le percentuali di figli na ti fuori dal matrimonio, anche se con tas si di crescita inferiori grazie a una diversa cultura del legame di coppia». Già, perché sul banco degli imputato sale proprio il matrimonio, che sembra perdere appeal anno dopo anno: l’Eurostat informa che se nel 1990 nei 27 Paesi Ue si registrava no 6,3 nozze ogni mille persone, oggi so no 4 ,9 . L’aumento delle nascite da genitori non sposati però apre interrogativi non solo sul valore che una società attribuisce al ma­trimonio, ma anche sulle scelte di vita del le persone. «Proprio così: la nostra è una società in cui le tappe che portano dalla giovinezza all’età adulta vengono posti cipate quasi in ogni campo: gli studi du rano di più, si vive più a lungo nella fa miglia d’origine, si convive per anni pri ma di sposarsi, si fanno figli più tardi... », riflette Prandini. Dentro questo slitta mento, secondo il sociologo, si inquadra il boom delle nascite fuori dal matrimo nio, perché in grandissima parte è pro prio l’arrivo del bambino a sospingere i genitori a sposarsi, più per dare garanzie al figlio che per coronare l’unione con u na promessa davanti alla società. «È quan to avviene regolarmente in Italia – assicura il docente –. E questo ci dice che il figlio rimane un bene ricercato dalla coppia e che oggi è il figlio a 'fare' la famiglia, non il matrimonio». Quello che è andato in crisi, dunque, è il valore simbolico delle nozze, l’idea di un 'patto sociale', con u na forte rilevanza pubblica, stretto da un uomo e una donna. Con tutte le conse­guenze in termini di 'fragilità sociale' che questo comporta. «Ancora oggi le ricer che mostrano – continua Prandini – che essere sposati è associato statisticamente a vivere più a lungo, con più qualità, si curezze di vario tipo...». L’esperimento di una società che crede nei figli ma fa a me no del matrimonio dunque è rischiosa proprio perché potrebbe indebolire il sen so di responsabilità pubblica della fami glia, sostituendola con una più evane scente 'associazione di interessi' o di e mozioni. Sulla stessa lunghezza d’onda Giulia Paola Di Nicola, docente di Socio logia all’Università di Chieti: «È statisti­camente provato che i legami senza ma trimonio sono più fragili. E questa fragi lità garantisce meno il futuro e la matu rità dei figli. Non è un caso che psicologi e sociologi se gnalino che la maggior parte dei casi di disa gio nascono da storie familiari labili». Correg gere questa ten denza è diffici le. «La politica non ha abba stanza chiaro – continua Di Ni cola – che il matrimonio costituisce un vantaggio per la società. Se si investisse sulla prevenzione, lavorando cioè perché ci siano persone in grado di formare fa miglie forti e soddisfatte, si risparmiereb be una gran parte dei soldi che attual mente si spendono per riparare ai guasti sociali dei matrimoni falliti...». Diagnosi severa, che Prandini esprime in altri ter mini: bisognerebbe mettere mano a una campagna culturale che spieghi alle cop pie il valore sociale e pubblico delle loro relazioni intime, in modo tale da ridare significato alla promessa contenuta nel matrimonio civile.

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