giovedì 30 settembre 2010

«L’Umbria non ricorra al day hospital per la Ru486» di Fabrizio Assandri – Avvenire, 30 settembre 2010 - Il presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Eros Brega (del Pd), critica con decisione la scelta della giunta di somministrare la pillola abortiva dimettendo immediatamente le pazienti, in violazione delle linee guida nazionali che prevedono il ricovero per l’intera procedura «Così non si tutela la donna, e io voglio obbedire anzitutto alla mia coscienza Il partito? Con me già altri due consiglieri»
«Per l’aborto farmacologico ci vuole il ricove ro ospedaliero ordinario». Non si attenua in Umbria l’onda del sasso gettato dal presidente del Consiglio Regionale Eros Brega, in compagnia dei consiglieri del Pd e compagni di partito Luca Barberini e Andrea Smacchi, che invitano a un ri pensamento del protocollo per l’uti lizzo della Ru486. Brega, classe ’68, sposato e padre di una bambina, ex Dc, Popolari e Margherita, non pare turbato dal fuoco amico all’interno della maggioranza. E va per la sua stra da. 

Se la posizione dell’assessore alla Sanità Riommi in materia di pillola abortiva (day hospital) è nota da mesi, perché rompere il ghiaccio solo ora? 

«In realtà l’Umbria, unica Regione che non ha ancora un protocollo defini tivo, non aveva finora reso ufficiale la sua posizione. È passata molto sotto silenzio, il 26 luglio, la delibera che adotta il day hospital deciso dal co mitato scientifico, e noi non ne sa pevamo nulla. Questo perché, ci è sta to detto, si vuole discuterne con le as sociazioni e i cittadini. La delibera di ce di volere un percorso partecipati vo, ma nei fatti le decisioni sono già prese. Mi sarei almeno aspettato un coinvolgimento della maggioranza, al cui interno ci sono sensibilità di verse, che vanno rispettate». 

Cosa pensa dell’operato della sua giunta? 

«Credo che le linee guida ministeria li, che parlano di ricovero ordinario, siano molto chiare. Penso, per il be ne della donna, che far passare l’idea che la pillola sia come un chewing gum sia profondamente sbagliato. È una mia idea, che potrebbe non es sere condivisibile, ma ritengo che pro prio a tutela della donna si debba ri correre al ricovero. Non certo come punizione, come obietta qualcuno, ma piuttosto come garanzia». 

C’è chi sostiene che manchino strutture ospedaliere adeguate. 

«Questo non riguarda solo l’Umbria, e fa parte di un altro ordine di pro blemi, che va risolto senza affermare in modo ipocrita che la mancanza di strutture adeguate sia umiliante per la donna e per questo si debba fare tut to in giornata, con le dimissioni im mediate ». 

Teme una domiciliazione dell’aborto? 

«Preferirei rispondere a chi sostiene che siccome l’aborto chirurgico si fa in giornata si dovrebbe fare lo stesso con la pillola. Certo, se l’aborto fos se già avvenuto e la donna non aves se problemi, sarebbe assurdo impri gionarla in ospedale. Peccato però che per la pillola il procedimento duri tut ti i tre giorni del ricovero. È impor tante far capire che per una donna che abortisce è fondamentale l’assi stenza sanitaria e psicologica. Anche perché della pillola non conosciamo tutte le reazioni, visto che gli studio si dicono molte cose diverse. Non cre do sia giusto obbligare al day-hospi tal: credo che si voglia aprire uno scontro ideologico su questo terreno, ma così non si fa il bene delle don ne ». 

In Umbria si registra un empasse sulla pillola abortiva... 

«Su questo la Regione è stata attenta, non ci sono stati salti in avanti. Il mio invito sta a dire che come c’è stata pru denza in questo periodo, dovrebbe esserci anche nel fare scelte che po trebbero avere effetti negativi sulla donna e sulla società in tera ». 

Non si sente a disagio nel partito di cui è membro autorevole? 

«Non credo che il mio par tito, a cui ho aderito spe rando di poter portare i miei valori e le mie idee, mi metta in difficoltà. An zi, ciò che dico potrebbe arricchire il Pd. Peraltro non mi sento solo, perché ci sono anche due consi glieri sulla mia stessa po sizione. Mi sento onorato nel portare avanti questa battaglia, cosa che farò fi no in fondo, per cercare una soluzione a un pro blema che, se affrontato male, porterà effetti nega tivi sulla società, anche al di là della pillola. So che queste battaglie si posso no vincere o perdere, ma il mio obiettivo è far capi re il valore che sta dietro la mia posizione. Quello di cui sono certo è che non rinuncerò alla mia co scienza, anche se ciò do vesse portare a forti con flitti ». 

In che clima vive questi giorni? 

«C’è stato nel Pd un con fronto sereno. Una parte della coalizione ha però alzato barricate ideologi che...». 

Si riferisce alle critiche del l’assessore Vinti? 

«Cosa vuole, è di Rifon dazione... Sappiamo bene che su questo tema ci tro­viamo su posizioni com pletamente diverse. Ritengo invece che questa sia una questione di co scienza che supera gli schieramenti. Non a caso ho avuto la solidarietà di diversi consiglieri anche dell’opposi zione, sia dell’Udc che del Pdl». 

Crede che nelle altre Regioni in cui si è scelto il day-hospital possano emergere posizioni come la sua da parte di esponenti Pd? 

«Posso solo dire che ho chiesto ad a mici e colleghi di capire che è im portante mettere paletti fermi per e vitare derive pericolose, specie ora che il farmaco è stato appena introdotto. Da vicepresidente della conferenza dei presidenti delle assemblee legi slative delle Regioni, ho sentito alcu ni colleghi in giro per l’Italia. E siamo giunti alle stesse conclusioni». 

Come fa una Regione a far diminuire gli aborti? 

«La parola d’ordine è prevenzione, e devo dare atto che l’Umbria ha inve stito molto nei consultori e nel rap porto con le associazioni vicine alle donne. Siamo una realtà con pochi a borti in percentuale rispetto agli abi tanti. Al contrario, su questo fronte, il governo è ancora latitante. Manca no adeguati e concreti interventi. Credo, pertanto, che anche il governo do vrebbe impegnarsi per applicare me glio la 194». 

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