lunedì 20 settembre 2010

Uteri in affito, embrioni via corriere espresso - di Lorenzo Schoepflin (del 17/09/2010, in Fecondazione artificiale, dal sito http://www.libertaepersona.org)
Ormai la vita umana è una merce. Siamo arrivati a spedire embrioni come fossero plichi di libri, a produrli dove la materia prima, la manodopera e i mezzi di produzione costano meno. La vita umana, il bene più prezioso che c'è, sottomesso alle leggi di mercato. Se non ci credete, leggete questa storia incredibile che viene dall'India.

Da Avvenire del 16 settembre 2010:

Mentre dal report triennale stilato dalla Iffs, la Federazione internazione delle società scientifiche sulla fertilità, si apprende che il boom del settore medico legato ai servizi legati alla fecondazione artificiale ha fatto superare la soglia delle 500 cliniche disseminate in India, dal Paese asiatico giunge una notizia che ha dell’incredibile. A diffonderla è stato il quotidiano The times of India, che ha ridestato l’attenzione sul fenomeno delle madri surrogate, estremamente diffuso nei Paesi in via di sviluppo. La novità sorprendente è che un sempre maggiore numero di cliniche offre un nuovo servizio: i genitori che intendono usufruire dell’utero di una donna “in affitto” non devono più recarsi in India, ma possono spedire solo l’embrione che viene poi impiantato nella madre surrogata. Tutto ciò contribuisce ad abbassare i costi per chi desidera un bimbo, come nel caso del quarantenne citato sul quotidiano indiano. L’uomo, cittadino degli Stati Uniti, ha deciso di diventare un padre single, ma non potendosi permettere un lungo soggiorno in India per lui e per la donatrice dell’ovulo, ha optato per scegliere il gamete femminile tra i tanti cataloghi disponibili presso cliniche statunitensi.

Così, una volta effettuata la fecondazione in vitro, l’embrione ha compiuto il suo viaggio verso l’India in condizioni di temperatura adatte alla sua conservazione. Come dichiarato dal dottor Manish Banker, esperto in materia, l’uomo a questo punto dovrà esclusivamente “firmare i documenti legali e tornare in India solo quando la gravidanza surrogata sarà giunta a termine, per prelevare il bambino”. Un caso analogo riguarda una coppia australiana, ma sono molti ormai coloro che si avvalgono di questo “servizio”, allettati dal risparmio di tempo e denaro. La dottoressa Nayna Patel, della Akanksha Infertility Clinic, che si occupa proprio della maternità surrogata, ha specificato che gli addetti ai lavori preferiscono seguire le coppie sin dalla fecondazione ma che non si possono ignorare “i veri problemi” di coloro che non possono permettersi lunghi viaggi.

La maternità surrogata in India è legale, secondo quanto previsto dalla regolamentazione emanata quest’anno dal Ministero della salute, della famiglia e del welfare indiano. Del testo fanno parte anche i fac-simile dei moduli che i donatori di gameti e la madre surrogata devono firmare per il consenso. Un anno fa una commissione governativa aveva espresso la necessità di regolare la fecondazione assistita, auspicando che la maternità surrogata non venisse vietata per “vaghe ragioni morali”. Lorenzo Schoepflin

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