martedì 26 luglio 2011

APPLICAZIONE DELLE DAT E ATTIVITA’ CEREBRALE: UNA PUNTUALIZZAZIONE NECESSARIA di Massimo Gandolfini, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Primario Neurochirurgo – Fondazione Poliambulanza di Brescia, Pubblicato il 25 luglio 2011 da http://www.blogscienzaevita.org/

L’articolo 3 comma 6 del testo sulle DAT licenziato dalla Camera sancisce che le dichiarazioni assumono rilievo nel momento in cui “il soggetto si trovi nell’incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze, per accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale e, pertanto, non può assumere decisioni che lo riguardino”.

E’ un concetto tecnico, che richiede qualche esplicitazione. Possiamo iniziare dicendo che, fra le numerose definizioni che si possono adottare per definire il concetto di “coscienza”, quella oggi più utilizzata in campo scientifico è che la coscienza è “informazione integrata” e l’organo integrante è il cervello. Perché questa complessa funzione si compia correttamente, è necessario che esista uno scambio di informazioni fra ambiente esterno (esterocettori), ambiente interno (enterocettori) e cervello. Quest’ultimo, a sua volta, deve funzionare in modo tale da garantire un continuo scambio funzionale fra aree cerebrali cosiddette primarie (che risiedono nella corteccia cerebrale: da cui la dizione “attività corticale”) ed aree secondarie (che risiedono, prevalentemente, in strutture che si trovano entro la massa cerebrale, sotto la corteccia: da cui la dizione “attività sottocorticale”). Fra queste strutture sottocorticali, quella funzionalmente più importante si chiama “talamo”.

Il concetto non è semplice per i non addetti ai lavori, e spero che un esempio pratico possa agevolarne la comprensione.

Quando ascoltiamo un brano musicale, accadono tre eventi fra loro connessi: le vibrazioni sonore, attraverso l’orecchio e precise vie nervose, attivano le aree primarie della nostra corteccia uditiva (SENSAZIONE); questa informazione viene trasmessa ad altre aree cerebrali secondarie sottocorticali (PERCEZIONE); ne consegue una manifestazione esteriore di piacere o di disgusto (COMUNICAZIONE). Ebbene, questa “attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale” è bloccata (abolita ?) nello Stato Vegetativo Persistente, che nulla ha a che fare con la “morte cerebrale”. Aver puntualizzato questo concetto nella legge ha avuto il preciso scopo di restringere, in modo scientificamente univoco, il campo degli stati di “perdita di coscienza” nei quali sono rilevanti le DAT, garantendo da possibili “allargamenti” abusivi (si pensi ai “comi” e/o alle demenze).   

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