martedì 24 dicembre 2013

22-12-2013 Follia collettiva a cui non ci si può arrendere di Riccardo Cascioli, www.lanuovabq.it

L’isteria per presunti casi di omofobia non è soltanto italiana, come la storia di Phil Robertson (che riportiamo in Primo Piano) dimostra. Ma è vero che in Italia abbiamo una vocazione tutta particolare per estremizzare certi fenomeni fino a trasformare una tragedia in farsa. Così è, appunto, a proposito della presunta “emergenza omofobia”. E ora i dati lo dimostrano inequivocabilmente. Dopo molte insistenze, e a iter quasi concluso, il governo si è finalmente deciso a fornire le cifre che riguardano i casi di discriminazione per orientamento sessuale. Come i nostri lettori ricorderanno, nella seduta della Commissione Giustizia del Senato dello scorso 3 dicembre, il senatore Carlo Giovanardi (Nuovo Centro Destra) aveva avuto un duro confronto con il sottosegretario Ferri (clicca qui per leggere), chiedendo con forza che – data l’urgenza con cui si sta procedendo per approvare la legge anti-omofobia – almeno fossero mostrati i dati che dimostrerebbero l’esistenza dell’asserita emergenza.
Ebbene, dopo molto tergiversare, il governo nel giorno in cui scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge anti-omofobia (120 ne sono stati presentati dal Nuovo Centro Destra) ha finalmente inviato i dati in suo possesso per quel che riguarda la discriminazione in Italia. E il risultato era ampiamente prevedibile: «In Italia – come ha subito commentato il senatore Giovanardi - non esiste affatto un'emergenza di violenza e discriminazione nei confronti di omosessuali e transessuali, mentre questo disegno di legge ideologico e liberticida mira a togliere la possibilità di espressione e di azione a chi non condivide le tesi delle associazioni gay militanti, per esempio sul matrimonio o sull'adozione».
I dati in questione sono quelli offerti dal rapporto dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (Oscad, incardinato nell'ambito del dipartimento della sicurezza - direzione centrale della Polizia criminale, organismo interforze composto dai rappresentanti della Polizia di Stato e dei Carabinieri).
Dal settembre 2010 l'Oscad monitora tutte le segnalazioni a presunti reati a sfondo discriminatorio motivati da origine etnica o razziale, genere, convinzioni religiose, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, lingua. Ebbene, il documento certifica che in più di 3 anni di attività dell'osservatorio sono pervenute all'Oscad 83 segnalazioni - complessivamente per offese, aggressioni, lesioni, istigazione alla violenza, danneggiamenti, casi di suicidio e minacce - relative all'orientamento sessuale. Di queste segnalazioni poi, la maggior parte riguarda offese e insulti (il 42,17%), seguito da aggressioni e violenze. In realtà, per quanto deprecabili, queste violenze sono in effetti molto rare. Prendiamo ad esempio il dato più tragico, quello dei suicidi: in tre anni ci sono stati 4 casi di suicidio direttamente collegabili a discriminazioni per l’orientamento sessuale. Quattro in 3 anni, quando in Italia si registrano tra i 3500 e i 4mila suicidi l’anno. Non dovrebbe accadere neanche a una persona, siamo d’accordo, ma da un punto di vista della descrizione delle priorità è evidente che quattro suicidi in tre anni non raccontano certo di una emergenza.
Quanto ad aggressioni e lesioni parliamo di 32 segnalazioni in tre anni quando in un solo anno, tanto per fare un esempio, sono vittime di violenza più di un milione di donne (dati Istat). La sproporzione è evidente, così come è evidente che parlare di emergenza omofobia rischia di far cadere nel ridicolo.
Potremmo andare avanti, ma sarebbe inutile perché chi è guidato dall’ideologia troverà sempre un pretesto per sostenere che a sbagliare è la realtà.
Eppure non possiamo arrenderci a questa follia collettiva che vuole fare diventare l’Italia come un gigantesco gulag. Nel mentre respingiamo ogni forma di violenza, per il bene di tutti dobbiamo impedire che la legge anti-omofobia venga approvata e dobbiamo chiedere che il governo ritiri la famigerata “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”.

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