L’obiezione di coscienza in Francia non è un problema che riguarda solo i sindaci che non vogliono celebrare nozze gay. La legge, infatti, vieta anche ai farmacisti di rifiutarsi di vendere pillole abortive in nome del rispetto della propria coscienza. Chi lo fa, rischia il licenziamento, come avvenuto a Jacqueline F.
LA RICHIESTA AL CAPO. La donna è stata licenziata dalla farmacia dove lavorava da due anni per aver chiesto a un cliente di rivolgersi al suo collega per comprare la pillola del giorno dopo. Jacqueline ha scritto all’associazione francese “Objection!” per raccontare la sua storia.
La donna, laureatasi due anni fa, spiega di essersi sentita sempre più a disagio all’idea di vendere farmaci abortivi andando contro la propria coscienza. Per questo ha deciso, «dopo un lungo travaglio interiore», di rivolgersi «al mio capo» per chiedergli di potersi astenere dal vendere «farmaci abortivi». Il capo si è dimostrato disponibile: «Che sorpresa, ho scoperto che anche lui viveva il mio stesso problema. (…) Quindi mi ha proposto di indirizzare verso altri miei colleghi le prescrizioni riguardanti farmaci abortivi».
PRIMA LETTERA DI RICHIAMO. Tutto è andato bene fino al luglio 2013, quando «il gruppo in cui lavoravo mi ha cambiato posto mandandomi a lavorare in un’altra farmacia». Qui le cose «si sono complicate», perché dopo le vacanze estive Jacqueline ha chiesto al suo nuovo responsabile di esentarla dalla vendita di pillole abortive. All’inizio «lui ha accettato con mia grande sorpresa» ma «è durato poco», perché dopo qualche settimana il capo è tornato «con una lettera di richiamo dicendo che un cliente si era lamentato perché non avevo voluto vendergli la pillola del giorno dopo». Jacqueline si insospettisce perché «fino a quel momento nessuno mi aveva mai chiesto la pillola del giorno dopo».
IL LICENZIAMENTO. Due settimane dopo, è arrivata una nuova lamentela contro Jacqueline all’Ordine dei farmacisti «perché avevo domandato a un mio collega di soddisfare al mio posto la richiesta di vendere la pillola del giorno dopo». Il cliente ha potuto acquistare il farmaco richiesto facendosi servire dal collega ma qualcuno ha comunque denunciato la donna, che di conseguenza è stata licenziata dal gruppo in cui lavorava. «Ora non mi resta che cercare un’altra farmacia con un altro responsabile, sperando che mi lasci lavorare secondo la mia coscienza».
Come il caso di Jacqueline dimostra, gli attentati alla libertà religiosa non riguardano solo i cristiani di Asia, Medio Oriente e Africa. Le limitazioni alla libertà religiosa, di coscienza e di espressione dei cristiani crescono anche in Europa come un recente rapporto dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha documentato.
@LeoneGrotti
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