domenica 27 novembre 2011


Avvenire.it, 26 novembre 2011, Embrioni umani e ricerca - Europa fermati, di Assuntina Morresi

A quanto pare nelle bozze dell’Otta­vo Programma Quadro che sarà di­scusso in Commissione Europea la pros­sima settimana, fra i progetti di ricerca fi­nanziabili ci saranno anche quelli sulle cellule staminali embrionali.

Se così fosse, sarebbe confermata la li­nea politica seguita per l’attuale pro­gramma quadro, il settimo, per il quale fu purtroppo decisiva la posizione dell’I­talia allora governata dall’Unione di cen­trosinistra: il ministro Mussi ritirò l’ade­sione del nostro Paese alla cosiddetta 'minoranza di blocco' che fino ad allo­ra aveva impedito il finanziamento alla ricerca che distrugge embrioni.

Ci furono polemiche furibonde in sede parlamentare europea ma soprattutto in Italia, ad appena un anno dal fallimento del referendum sulla legge 40, con il qua­le si era tentato invano di abolire i divie­ti sulla distruzione degli embrioni. Ma il governo Prodi non tornò sulle decisioni del suo ministro diessino, con il risulta­to che in questi anni, anche con il con­tributo italiano ai fondi europei, sono stati finanziati progetti di ricerca su sta­minali embrionali. Sono almeno due i fatti che dovrebbero suggerire un cambio di rotta per gli o­rientamenti del prossimo programma quadro: innanzitutto le nuove scoperte sulla riprogrammazione cellulare, che hanno aperto nuove strade alla medici­na rigenerativa facendo invecchiare la ri­cerca – fallimentare – sulle embrionali. È di pochi giorni fa la notizia della interru­zione di una delle sperimentazioni clini­che esistenti – solo tre in tutto il mondo, ora ridotte a due – sulle cellule stamina­li embrionali, per il costo troppo elevato rispetto all’effettiva possibilità di rag­giungere gli obiettivi sperati.

Il secondo fatto nuovo: la recente sen­tenza con cui la Corte di Giustizia Euro­pea ha negato la brevettabilità – e quin­di i profitti – per procedure che compor­tino la distruzione di embrioni umani. Una sentenza in linea con la nostra leg­ge 40, quando vieta qualsiasi intervento sull’embrione che non abbia finalità di tutela della sua salute e del suo sviluppo. La Corte di Giustizia europea ha pure u­tilizzato un concetto ampio di embrione, includendo nella tutela anche quelli for­mati per trasferimento nucleare – la tec­nica con cui è nata la pecora Dolly – e persino la partenogenesi da ovocita non fecondato, cioè quando il gamete fem­minile si sviluppa analogamente a un embrione, pur senza fecondazione.

Niente brevetti, e quindi niente profitti, neppure da eventuali – pur improbabili – procedure che coinvolgano embrioni clonati o da partenogenesi: è un forte se­gnale negativo nei confronti di tutta la ricerca sugli embrioni umani, comprese le sperimentazioni più estreme, quelle con cui si vorrebbero cercare di 'pro­durre' forme 'nuove' di esseri umani.

Sarebbe logico aspettarsi un cambio di rotta, quindi, nelle politiche europee: perché continuare a investire denaro in ricerche improduttive dal punto di vista scientifico ed economico, e tragicamen­te discutibili sul piano etico, nel mezzo di una crisi gravissima in cui il nostro continente rischia di affondare?
Solo una motivazione ideologica può giustificare un orientamento tanto irra­gionevole: l’ideologia di chi non si ar­rende all’evidenza dei fatti; l’ideologia di chi pretende di poter disporre arbitra­riamente della vita umana, pur nei suoi primissimi istanti, quando ancora le fat­tezze dell’umano non sono svelate; l’i­deologia di chi, magari negando Dio, si ostina comunque a mettersi in gara con Lui.

Se le notizie fossero confermate e anche l’ottavo programma quadro consentisse finanziamenti alla ricerca sulle stamina­li embrionali, i nostri parlamentari po­trebbero e dovrebbero farsi sentire; sa­rebbe questa l’occasione utile per ri­prendere una vecchia proposta avanza­ta da Eugenia Roccella proprio da que­ste colonne, e cioè una moratoria sulla ri­cerca che distrugge gli embrioni.

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