giovedì 24 novembre 2011


Punti fermi di Tomasz Trafny * - Scienza & Chiesa oltre i «muri» - Il bilancio del recente, inedito congresso internazionale sulle staminali convocato in Vaticano dal Pontificio Consiglio della cultura: «È l’ora di costruire ponti nel nome dell’uomo», Avvenire, 24 novembre 2011  

Nel 1961 apparve il primo articolo scientifico riguardante la ricerca sulle cellule staminali adulte. Gli autori James Till e Ernest McCulloch indagarono su una vecchia intuizione di Edmund B. Wilson (The Cell in Development and Inheritance,1896) sull’esistenza di cellule con potenzialità rigenerative, fornendo prove inconfutabili quanto a presenza ed efficacia rigenerativa di tali cellule selezionate dal midollo osseo. Oggi la ricerca sulle staminali adulte ha raggiunto un significativo stato di avanzamento che, oltre a prospettare sviluppi di tipo scientifico, pone importanti questioni filosofiche, teologiche, sociali, educative e culturali. La Conferenza Internazionale su «Cellule staminali adulte: scienza e futuro dell’uomo e della cultura» tenutasi in Vaticano dal 9 all’11 novembre è stata pensata per far il punto della situazione, a 50 anni dall’articolo di Till e McCulloch.  re gli obiettivi: promuovere una riflessione in cui ricerca di base, protocolli clinici, problematiche bioetiche, questioni di antropologia filosofica e teologica siano affrontate in un unico incontro stimolando la riflessione e il dibattito; accogliere la sfida di tradurre i risultati di scienze mediche molto sofisticate a vantaggio di un pubblico che supera la ristretta cerchia degli esperti; offrire un messaggio positivo centrato su dialogo e ascolto reciproco, evidenziando che è possibile promuovere la ricerca di eccellenza senza dover violare princìpi etici o religiosi. convegnisti hanno potuto ascoltare più di trenta relatori e le commoventi esperienze di pazienti che hanno beneficiato della ricerca sulle cellule staminali adulte. Dietro le presentazioni di protocolli clinici e riflessioni filosofiche, resta al centro la persona bisognosa. La scienza, infatti, incide fortemente sul futuro dell’uomo, rimanendo uno dei fattori più influenti dell’avvenire della cultura. Esplorare e capire quest’orizzonte è un’affascinante avventura e insieme un imperativo, segno evidente di responsabilità verso l’umanità. Si è voluto richiamare l’attenzione su due immagini – il muro e il ponte – legate a eventi della storia contemporanea. Il 9 novembre 1989 veniva abbattuto il Muro di Berlino, simbolo di isolamento, intolleranza, divisione forzata e incapacità di mutua comprensione e accoglienza: iniziava così una nuova era nell’orizzonte europeo. Il ponte è invece quello di Mostar, costruito nel 1566 e considerato un gioiello architettonico per la geniale espressione dell’armonia con un’elegante curva sospesa sulle rocce, simbolo ideale di incontro fecondo tra differenti tradizioni, religioni e culture, segno di coesistenza dei popoli diversi. ll ponte fu distrutto il 9 novembre 1993: bastarono pochi colpi d’artiglieria per abbatterlo, ma si dovette aspettare oltre un decennio, mobilitare la comunità internazionale sotto l’egida dell’Unesco, raccogliere un contributo di 15 milioni di dollari, per vederlo ricostruito.  La Conferenza Internazionale, che si è collocata nell’ampio spazio delle iniziative avviate dal Pontificio Consiglio della Cultura, ha voluto avere una valenza simbolica. La Chiesa, infatti, si sente chiamata ad abbattere muri e a costruire ponti di dialogo, preservando quelli solidi e riparando quanti sono lesionati. Questo impegno diventa un richiamo per diverse comunità: scientifica, sociale, politica, filantropica e, ovviamente, ecclesiale. Ecco perché il Pontefice ha voluto sottolineare l’importanza di incoraggiare la ricerca di eccellenza, attenta alla tutela dell’uomo, e a stimolare il supporto verso ciò che appare un segno di speranza per chi è segnato dalla sofferenza. Questo evento, quindi, è stato un invito per unire le forze e agire insieme in ambiti particolarmente sensibili come la ricerca sulle cellule staminali, perché nell’intimo del nostro agire sta l’uomo, specialmente quando malattia, età o infortuni rendono la sua vulnerabilità ancora più marcata.

* capo del Dipartimento scienza e fede direttore esecutivo Progetto Stoq Pontificio Consiglio della cultura 

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