giovedì 24 novembre 2011


Gran Bretagna - Maternità in provetta: ora il mercato detta le regole all’Authority, di Elisabetta Del Soldato, Avvenire, 24 novembre 2011

  Le donatrici di ovuli e i donatori di sperma in Gran Bretagna saranno presto ricompensati il triplo di quello che ricevono oggi in cambio dei loro servizi. Se fino a ora venivano semplicemente ricompensati delle spese fino a 250 sterline, circa trecento euro, tra poco una donatrice di ovuli riceverà 750 sterline, circa 800 euro e un donatore di sperma 75. La decisione è stata presa dalla Human Fertlisation and Embriology Authority, l’organo che in Gran Bretagna regola il campo della fecondazione artificiale ed embriologi. L’aumento della tariffa ai donatori è stato deciso dalla Hfea per incoraggiare sempre più persone a farsi avanti vista la carenza attuale ma ha sollevato preoccupazioni tra chi sostiene che potrebbe invece dare il via a una commercializzazione del proprio corpo senza contare i rischi e i pericoli che l’estrazione di un ovulo comportano. La stessa British Fertility Society, che appoggia l’aumento delle ricompense, ha sottolineato ieri quanto sia importante che le donne agiscano per motivi altruistici. Ma l’idea di un guadagno potrebbe invece sortire l’effetto contrario e diventare un vero e proprio incentivo economico per le donne. er David King, direttore dell’associazione Human Genetic Alert, «è eticamente sbagliato fare di una parte del proprio corpo una merce di scambio. Il corpo non dovrebbe far parte del commercio». E anche Josephine Quintavalle di Comment on Reproductive Ethics è d’accordo e sostiene che spesso vengano anche sottovalutati i rischi di tali procedure. «L’estrazione di ovuli è una procedura invasiva e le donne non dovrebbero essere incoraggiate, con somme di denaro ancora più alte, a sottoporsi a certi rischi». Secondo le regole dettate dalla Comunità europea un donatore non può essere «pagato» ma solo «ricompensato». «Una ricompensa di 750 è molto alta – ha continuato la Quintavalle –. E questo potrebbe stimolare quelle donne che decidono di donare più per disperazione che per motivi di altruismo». Ma per Lisa Jardine, presidente della Hfea, «le attuali regole non funzionano e i donatori spesso si sentono sottovalutati». Attualmente in Gran Bretagna l’attesa per una donatrice è di circa cinque anni e in molti casi le coppie decidono di recarsi all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Spagna, dove le ricompense alle donatrici sono più alte e le donazioni più frequenti. Ma esistono rischi nell’ottenere il trattamento in Paesi dove la regolamentazione è meno rigida. Intanto qualche giorno fa l’ente regolatore ha pubblicato i dati sulla fecondazione artificiale che confermano un aumento costante dei trattamenti in vitro mentre il numero di gravidanze multiple è in discesa. 

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