martedì 29 novembre 2011


La vera e la falsa ecologia di Massimo Introvigne, 29-11-2011, http://www.labussolaquotidiana.it

Oggi, 29 novembre, si celebra la «Giornata per la custodia del creato», che coincide con l’anniversario della proclamazione di san Francesco d’Assisi (1182-1226) quale patrono dei «cultori dell’ecologia» da parte del Beato Giovanni Paolo II (1920-2005) nel 1979. In preparazione a tale ricorrenza, lunedì 28 novembre Padre Benedetto XVI ha ricevuto gli scolari e studenti delle scuole italiane che hanno partecipato al progetto «Ambientiamoci a scuola» promosso dalla Fondazione «Sorella Natura» di Assisi. Il discorso pronunciato dal Papa è stato occasione per tornare su un tema che gli è caro, la distinzione fra vera e falsa ecologia.

La festa del 29 novembre, ha ricordato il Papa ai giovani, ha una «profonda ispirazione francescana. Anche la data odierna è stata scelta per fare memoria della proclamazione di san Francesco d’Assisi quale Patrono dell’ecologia da parte del mio amato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, nel 1979. Tutti voi sapete che san Francesco è anche Patrono d’Italia. Forse però non sapete che a dichiararlo tale fu il [venerabile] Papa Pio XII [1876-1958], nel 1939, quando lo definì “il più italiano dei santi, il più santo degli italiani”. Se dunque il santo Patrono d’Italia è anche Patrono dell’ecologia, mi pare giusto che le giovani e i giovani italiani abbiano una speciale sensibilità per “sorella natura”, e si diano da fare concretamente per la sua difesa».

Continuando sul tema francescano, il Pontefice ha fatto notare agli studenti che «quando si studia la letteratura italiana, uno dei primi testi che si trovano nelle antologie è proprio il “Cantico di Frate Sole”, o “delle creature”, di san Francesco d’Assisi: “Altissimo, onnipotente, bon Signore…”. Questo cantico mette in luce il giusto posto da dare al Creatore, a Colui che ha chiamato all’esistenza tutta la grande sinfonia delle creature. “…tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione… Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature”». Certo, «questi versi fanno parte giustamente della vostra tradizione culturale e scolastica». Ma non bisogna mai dimenticare che «sono anzitutto una preghiera, che educa il cuore nel dialogo con Dio, lo educa a vedere in ogni creatura l’impronta del grande Artista celeste, come leggiamo anche nel bellissimo Salmo 19: “I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento… Senza linguaggi, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio” (v. 1.4-5)».

Non dobbiamo scambiare san Francesco per un esponente di quello che in altra occasione il Papa ha chiamato un ecologismo pagano, che si mette in ascolto della natura divinizzandola. La natura parla, ma ci parla di Dio. «Frate Francesco, fedele alla Sacra Scrittura, ci invita a riconoscere nella natura un libro stupendo, che ci parla di Dio, della sua bellezza e della sua bontà. Pensate che il Poverello di Assisi chiedeva sempre al frate del convento incaricato dell’orto, di non coltivare tutto il terreno per gli ortaggi, ma di lasciare una parte per i fiori, anzi di curare una bella aiuola di fiori, perché le persone passando elevassero il pensiero a Dio, creatore di tanta bellezza (cfr Vita seconda di Tommaso da Celano, CXXIV, 165)».

Lo studio del creato da parte della scienza o la sua cura da parte dell’ecologia battono strade sbagliate o parziali se non riconoscono nel creato l’impronta del Creatore. «La Chiesa, considerando con apprezzamento le più importanti ricerche e scoperte scientifiche, non ha mai smesso di ricordare che rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana. Se vissuto bene, questo rispetto può aiutare un giovane e una giovane anche a scoprire talenti e attitudini personali, e quindi a prepararsi ad una certa professione, che cercherà sempre di svolgere nel rispetto dell’ambiente». Ma anche questo rispetto non è una semplice forma di umanitarismo ecologico. Nasce dalla consapevolezza che l’uomo prendendosi cura del creato diventa collaboratore di Dio. Se invece «nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni».

Il Papa ha anche ripreso un tema centrale nell’enciclica «Caritas in veritate»: l’ecologia dell’ambiente è importante, ma non è credibile se non è accompagnata o meglio preceduta da una ecologia umana. È paradossale intenerirsi per certe specie di foche minacciate di estinzione e rimanere indifferenti di fronte all’aborto. «Oggi più che mai ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni condizione. Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione». Se il rispetto per il creato prescinde dal Creatore possono generarsi infiniti equivoci.

Il Papa loda l’iniziativa della giornata del 29 novembre perché «ha una chiara prospettiva educativa. È infatti ormai evidente che non c’è un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti ad uno stile di vita più responsabile nei confronti del creato». Ma anche nella pedagogia occorrere riflettere su che cosa significa «creato». «E sottolineo – ha detto il Pontefice – l’importanza della parola “creato”, perché il grande e meraviglioso albero della vita non è frutto di un’evoluzione cieca e irrazionale, ma questa evoluzione riflette la volontà creatrice del Creatore e la sua bellezza e bontà». No, san Francesco non ci insegna un ecologismo pagano. Ci propone invece di «cantare, con tutta la creazione, un inno di lode e di ringraziamento al Padre celeste, datore di ogni dono».

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