sabato 19 novembre 2011

Avvenire.it, 19 novembre 2011, APPELLO - Persone in stato vegetativo - Grido d'aiuto dei familiari di Pino Ciociola

Hanno citato più volte il medico Fernando Aiuti: «Mai nessun giudice potrà obbligarmi a fare qualcosa di contrario a ciò per cui ho giurato all’inizio della mia professione». Perché la vicenda di Eluana Englaro brucia ancora troppo sulla loro pelle e perché l’indignazione della associazioni raggruppate nella "Federazione nazionale trauma cranico" sta raggiungendo livelli di guardia ed è venuta interamente fuori ieri, durante le celebrazioni in Campidoglio della "XIV Giornata nazionale del trauma cranico". Organizzate dalla Federazione stessa insieme all’associazione "Risveglio", con lo slogan «Voce al silenzio», condotte da Pippo Baudo e patrocinate dal ministero della Salute, da Comune e Provincia di Roma e Regione Lazio.
Donne e uomini in stato vegetativo, di minima coscienza e <+corsivo>locked in<+tondo>, punto di partenza: i disabili sono «considerati dal legislatore le persone più deboli, al pari dei bimbi», ha subito spiegato Rosaria Elefante, presidente dell’Associazione nazionale biogiuristi. E quindi «destinatari di una maggiore tutela rispetto a qualsiasi altro cittadino», ma «ciò rischia di rimanere teoria se non supportata dalla voce dei familiari, che devono urlare e pretendere il rispetto dei diritti dei loro cari».
E l’importanza dell’informazione – proprio sui diritti dei disabili – è stata sottolineata da Alessandro Giustini, ex-presidente della "Società europea di Medicina fisica e riabilitazione". Così Carla Massi, giornalista del Messaggero, ha spiegato quanto sia difficile raccontare «la vita vera, l’umanità e la forza presente nelle famiglie di chi ha gravi cerebrolesioni», visto che spesso non interessa troppo alle grandi testate e ai grandi network televisivi.
Dal canto loro, le associazioni continuano ad avanzare le solite richieste (ancora troppo spesso ignorate), lamentando ad esempio la mancanza di comunicazione con le Regioni, che spesso latitano completamente o prendono tempo. Chi ha un proprio caro con una grave cerebrolesione – hanno spiegato nuovamente i rappresentanti delle associazioni e delle famiglie – è quasi sempre abbandonato a se stesso, specie nel Meridione, s’impoverisce in fretta e allora via via corre il rischio via via di finire, insieme all’intero nucleo familiare, per piombare nella disperazione. E del resto – hanno ricordato i giuristi presenti – «aiutare chi non può è un dovere civico per ogni cittadino, sancito espressamente dalla Costituzione, prima ancora che morale».
Parecchi nomi illustri del mondo scientifico internazionale legato alle cerebrolesioni hanno indicazioni le nuove frontiere della ricerca. Mettendo in evidenza, su tutto, come siano necessarie prima tempestività e specificità di un intervento medico nel caso di traumi cranici gravi, e poi una riabilitazione accurata e altrettanto curata da esperti.
Chiusura chiara e tonda di Adriano Bompiani, presidente onorario del Comitato di Bioetica presso la presidenza del Consiglio: «L’interesse e il bene dell’essere umano devono prevalere sul solo interesse della società o della scienza». Senza se e senza ma.

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