NEONATO CON MORTE CEREBRALE. IL PADRE: "LASCIATE CHE DONI GLI
ORGANI" - http://www.tg1.rai.it
Il piccolo Giacomo, nato a 37
settimane, è cerebralmente morto; ma il suo decesso non può essere accertato dalla
legge italiana. L'appello del papà, il parere dei medici.
L'ospedale Borgo Roma di Verona
VERONA - La storia drammatica di
Giacomo, figlio di una donna morta il 4 ottobre scorso per un'emorragia. Il
piccolo è venuto alla luce con parto cesareo dopo 37 settimane e 4 giorni di
gestazione, ma il suo cervello ha sofferto irrimediabilmente per la prolungata
mancanza di ossigeno. Da allora è tenuto in vita dalle macchine all'ospedale
Borgo Roma. La legge italiana prescrive che l'accertamento della morte cerebrale
avvenga solo dopo 38 settimane di gestazione. E il padre Riccardo, che lo
visita ogni giorno, lancia un appello disperato.
L'APPELLO DEL PADRE. "So che
l'unico domani che mio figlio può avere è che permettano l'espianto dei suoi
piccoli organi, facendo così in modo che altri neonati vivano grazie a lui.
Sarebbe l'unico modo di far continuare la vita che lui non avrà". Riccardo
e il suo legale sottolineano le volontà espresse dalla mamma del neonato:
"Silvia diceva sempre che per legge quando moriamo dovremmo donare gli
organi. Tutto quello che avrebbe voluto è poter donare quelli del bimbo".
I MEDICI: "UN CASO
ECCEZIONALE". Un eventuale espianto d'organi non è escludibile a priori,
sottolineano i medici, anche se si tratterebbe di un'eventualità complessa, che
va valutata attentamente. "Casi come questo - afferma il direttore del
Centro nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa - sono molto rari.
Trattandosi di neonati, la situazione va valutata volta per volta e le
procedure non sono facili. Nel caso in cui si potesse procedere all'espianto di
organi, questi sarebbero da utilizzarsi solo su altri neonati. Al momento non
mi risulta vi siano neonati in lista di attesa per un trapianto. La sofferenza
cerebrale subita dal neonato non sarebbe di per sè un impedimento per
l'espianto d'organi, ma il punto chiave resta l'accertamento della morte
cerebrale". Quanto agli organi, "a 38 settimane molti non sono ancora
sviluppati, ma potrebbe essere prelevato il cuore, l'organo più formato".
"APPELLO COMPRENSIBILE, MA
CASO AL LIMITE". "La legge italiana - sottolinea il direttore della
Terapia intensiva neurochirurgica, Francesco Procaccio - prevede che
l'accertamento di morte non possa essere fatto se la nascita non è avvenuta
dopo le 38 settimane e se non sono comunque trascorsi 7 giorni dalla nascita
stessa". Ma, al di là dei limiti di legge, "ritengo che la donazione
degli organi in una situazione clinica di questo tipo rappresenti un caso
"al limite", anche perché molti organi non sono ancora abbastanza sviluppati".
L'appello da parte del padre di Verona, conclude lo specialista, "è
comprensibile, ma credo che sia un'ipotesi clinica difficile da
realizzare".
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