giovedì 8 novembre 2012


Un figlio in provetta non “capita”, disconoscerlo è ingiusto - di Maria Novella De Luca -  7 novembre 2012 - http://de-luca.blogautore.repubblica.it

Non è giusto. L’emendamento bipartisan sul parto anonimo, che allarga anche alle donne che hanno concepito un bambino in provetta la possibilità di disconoscere il figlio al momento del parto, e far sì che questo bimbo poi venga dato in adozione, è un emendamento sbagliato. E se c’era una norma saggia nella legge 40, questa era proprio il divieto di disconoscimento. Perchè le madri, disperate, che lasciano i loro figli nella nursery di un ospedale, spesso sono donne violentate, sole, immigrate, minorenni, prostitute, di certo restate incinte contro la loro volontà, che davvero quel bimbo non saprebbero allevarlo, e spesso questa è una tutela estrema per il bambino venuto al mondo. Ma una donna che concepisce in provetta il figlio l’ha cercato, l’ha voluto, ha affrontato lunghe cure, ha pagato cifre alte…Dunque era ben cosciente, consapevole della sua scelta. E poi dopo tutto questo lo abbandona? Non era meglio pensarci prima, avendo le possibilità culturali e sociali per farlo? Se poi la madre dovesse avere un problema nell’allevare quel figlio, beh, ci sono tanti modi per intervenire. Ma che senso ha allargare per legge questo “diritto” all’abbandono, che in realtà riapre la strada ad una pratica ben nota. E cioè il disconoscimento dei figli nati con seme di donatore da parte dei padri, che magari in un primo tempo erano d’accordo ad avere un figlio non “geneticamente” loro, ma che poi si pentono, e lo “ripudiano” come avveniva prima che la legge 40 lo vietasse? Questa norma de-responsabilizza, non tutela nè bambini, nè genitori.
Tra le tante cose di cui le madri, i figli e le coppie hanno bisogno in Italia, non c’era bisogno di questo “mostro giuridico”. Il cui prezzo, ancora una volta lo pagheranno i bambini…

Nessun commento:

Posta un commento