Eutanasia. Una volta aiutare l’aspirante suicida significava tenerlo in vita, oggi aiutarlo a morire - maggio 3, 2013 Eugenia Roccella - http://www.tempi.it
tratto dal blog di Eugenia Roccella – Quando oggi si parla, come fanno i radicali [che hanno lanciato la campagna per l'eutanasia legale con il video La scelta di Piera], di eutanasia, non si parla di un nuovo diritto, ma di un problema antichissimo, quello del suicidio.
Dobbiamo decidere come il singolo e la comunità si pongono davanti a qualcuno che, per qualunque motivo, vuole porre fine alla propria vita. Fino ad oggi, “aiutare” l’aspirante suicida voleva dire cercare di trattenerlo in vita, aiutarlo a sopravvivere alla propria sofferenza grazie alla solidarietà e al sostegno concreto.
Oggi rischia di voler dire aiutarlo a morire, magari in modo burocratico, sottoponendolo a un questionario, verificando che entri nella casistica prevista e porgendogli un bicchiere (che però deve bere da solo, per assumersene la responsabilità personale).
In questo modo passiamo da una società che cerca di farsi carico di ogni persona, ad una che si libera della responsabilità morale e materiale dell’altrui sofferenza, e si limita a porgere una bevanda di morte.
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