Il parlamento belga renderà il “sessismo” un reato punibile fino a un anno di galera. Il disegno di legge, unico al mondo e pronto a essere approvato entro aprile dalla maggioranza di sinistra, definisce «sessismo» qualsiasi azione intesa «ad esprimere disprezzo nei confronti di qualcuno a causa del suo sesso» e «a considerarla come inferiore» o a «ridurre qualcuno alla sua dimensione sessuale».
“LA FEMME DE LA RUE”. Basterà dire a una donna “bella patata” e rivolgerle una fischiatina per finire in manette? Assolutamente sì. La legge fa parte delle proposte del ministro degli Interni e delle pari Opportunità belga, Joelle Milquet (foto sotto), che già aveva preannunciato l’arrivo della norma sul sessismo all’indomani della pubblicazione del film-denuncia La femme de la rue. Nel documentario, andato in onda nel 2012, la protagonista (una donna che cammina per le strade di Bruxelles) viene raggiunta da oltraggiosi apprezzamenti “sessuali” («bella topa» eccetera). Quale che sia la terribile emergenza da risolvere, secondo l’esperto di diritto nonché editorialista del Washington Post Eugene Volokh, «le capacità di censura della proposta di legge belga sono senza precedenti».
LIBRI ALL’INDICE. Secondo Volokh, le prime a finire nel mirino saranno le religioni. Solo il primo passo, avverte l’editorialista del Washington Post. Poi toccherà ai romanzi. «La legge ha anche il potenziale per decimare gli scaffali delle librerie e biblioteche». Tantissimi sono i libri che potrebbero dar luogo a procedimenti giudiziari. «Non occorre pensare ai soliti sospettati come E.L. James (autrice di Cinquanta sfumature di grigio, ndr) e Stephenie Meyer (inventrice della saga di Twilight, ndr)», spiega Volokh. L’editorialista del Washington Post non cita i classici, sarebbe troppo facile (Aristofane, per fare un esempio, con la commedia Le donne al Parlamento, è già dato per spacciato), ma i comunissimi romanzi che si trovano anche in edicola. «Praticamente ogni libro romantico è essenzialmente costituito da stereotipi sessisti».
MUSICA CENSURATA. Ma la legge oltre a colpire la letteratura metterà la museruola anche alla musica. Che fine faranno, si chiede Volokh, «i rapper che nelle loro canzoni chiamano le donne “femmine”, e i cui video-clip sono caratterizzati da donne in abiti succinti, “ridotte alla loro dimensione sessuale”»? Ma attenzione, prosegue Volokh, la legge è un’arma a doppio taglio: anche ai «gruppi di azione femministi sarebbe vietato raffigurare gli uomini in una luce sfavorevole, “riduzionistica”». E, colmo dei colmi, potrebbe rischiare la galera anche chi definirà gli uomini«sessisti».
PEGGIO DEL RAZZISMO? «Dire che il disegno di legge lascia a desiderare in questo caso è molto più di un eufemismo, è come dire che Gengis Khan sia stato coinvolto in qualche scaramuccia di poco conto», afferma Volokh. L’esperto di diritto sottolinea un altro fatto: «Non vi è una protezione simile nel diritto belga per nessun’altra discriminazione». «Nemmeno il razzismo è di per sé punibile come concetto», spiega. «Solo specifiche manifestazioni del razzismo sono proibite, come ad esempio l’incitamento all’odio razziale e alla violenza». In Belgio, prosegue Volokh, «una disposizione identica a quella sul razzismo esiste anche per il sesso e il genere», ma il Parlamento, dopo la denuncia partita da La femme de la rue ha deciso che non basta. «Come tale, la nuova legge introdurrà una forma di protezione preferenziale solo per il discorso sessista». Ma, si domanda Volokh, «cosa accadrebbe se anche le altre venti categorie discriminatorie dovessero farsi avanti»? In quel caso sarebbe meglio che il Parlamento «fornisse ai cittadini una breve lista con le cose di cui si può ancora parlare».
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