Ellinor Grimmark, ostetrica svedese di 37 anni, è stata licenziata l’anno scorso dall’ospedale dove lavorava a Eksjö per aver fatto obiezione di coscienza ed essersi rifiutata di praticare aborti. Cercando lavoro in altre strutture, Grimmark si è vista chiudere diverse porte in faccia, nonostante nel sistema sanitario ci sia carenza di ostetriche. La donna si è allora rivolta all’Ombudsman della Svezia e al Consiglio d’Europa per ottenere giustizia. La Svezia, infatti, non prevede esplicitamente l’obiezione di coscienza ma nel 2011 ha firmato una risoluzione al Consiglio d’Europa in cui si impegna a garantirla.
«PER TE NON C’È POSTO». Il caso Grimmark ha destato l’attenzione dei media svedesi. Al quotidiano Aftonbladet la donna ha spiegato: «Come ostetrica voglio difendere e salvare a ogni costo la vita. Gli operatori sanitari in Svezia dovrebbero forse essere obbligati a prendere parte a procedure che eliminano la vita, al suo stadio iniziale o finale? Qualcuno deve mettersi dalla parte dei piccoli, qualcuno deve combattere per il loro diritto alla vita».
Intervistata da Morning Star News l’ostetrica, che non vuole praticare aborti in quanto cristiana, ha spiegato così la sua delusione: «Al imo vecchio ospedale e nei miei colloqui successivi mi dicevano: “Per quelli che hanno le tue opinioni non c’è posto nella nostra clinica».
«VOGLIO FAR NASCERE I BAMBINI». Nei dibattiti televisivi sul suo caso, molti si sono chiesti perché Grimmark abbia scelto il suo lavoro nonostante le scarse tutele offerte dalla Svezia. Il suo avvocato, Ruth Nordstrom, ha sempre risposto che lei «come ostetrica vuole aiutare i bambini a nascere e non a morire». Durante una trasmissione, Catharina Zatterstrom, dell’Associazione ostetriche, ha affermato che lei stessa quando era incinta era stata costretta a recarsi in una città lontana per trovare un’ostetrica obiettrice, sentendosi più sicura con chi non operava aborti.
DIBATTITO APERTO. Ombudsman e Consiglio d’Europa non si sono ancora pronunciati sul caso. Intanto il parlamentare Maths Selander ha sottolineato come mai il caso Grimmark abbia destato tanto scalpore: «Viviamo in una cultura dove abbiamo reso superficiale ogni quesito etico, tanto che ora pensiamo sia normale che lo stato bypassi la coscienza delle persone, anche se si tratta di una questione di vita o di morte». La blogger svedese Mariola O’Brien, che si è ampiamente occupata del caso, ha scritto che «il silenzio che circonda normalmente la questione dell’aborto in Svezia è grande e potente».
La testimonianza dell’ostetrica sembra però aver riaperto una prospettiva nuova nel panorama di un paese in cui l’aborto, gratuito e disponibile anche alle minorenni senza consenso dei genitori dal 1975, ha raggiunto il tasso più alto fra le adolescenti d’Europa (22 ogni 1000).
@frigeriobenedet
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